Lenti a contatto

3.5K 324 32
                                    

Da quando ha memoria, Yuuri ha sempre portato le lenti a contatto per pattinare. Ormai era diventata quasi un'abitudine: mettiti i pattini, lenti a contatto e via in pista.
Erano da anni che lo faceva e a volte neanche si accorgeva neanche di averle messe.
Quella mattina, però, fu diverso...
La sveglia trillò, strappandolo dal piacevole torpore che si era creato sotto le coperte. Certo, amava pattinare ma avrebbe volentieri evitato di svegliarsi così presto.
Almeno, quando si svegliava, c'era lui...

"Buongiorno, Yuuri!!" Victor lo accolse a braccia aperte: era una tecnica che utilizzava da anni per convincerlo ad alzarsi subito e funzionava alla grande. Lentamente strisciò fuori dal piumone e, con un unico sforzo, si protrarse verso il compagno. Questi lo sostenne, in un tenero abbraccio accarezzandogli piano la nuca: "Bravo, amore" sollevò il mento per scoccargli un leggero bacio.

"Buongiorno, Victor..." borbottò con la voce ancora impastata nel sonno.

"Andiamo ad allenarci e poi facciamo colazione?"
A Yuuri piacque di più la seconda parte del discorso, ma non osò contraddirlo. Si limitò a seguirlo fuori dalla stanza, iniziando a preparare il necessario. Arrivato al bagno, si vestì distrattamente ricordandosi mentalmente di prendere la scatoletta che conteneva le lenti. Esse, infatti, erano riposte sul ripiano dove tenevano gli spazzolini. Ma, chissà perché, a Yuuri quella scatoletta sembrava più scura rispetto al solito. L'azzurro, che tanto richiamava gli occhi di Victor, era tendente più al blu. Non ci diede molto peso, del resto si trattava di una piccolezza, no?
Prese la scatoletta e uscì, quando Victor lo chiamò dall'entrata.

"Sei pronto?"

"Sì, andiamo!"
Il russo si abbassò per stampargli un'altro bacio, all'insaputa di Yuuri. Questi, abbassò lo sguardo accarezzando piano Makkachin, che scodinzolava tutto contento.

***

Ogni volta Yuuri si ripeteva che quella corsa mattutina era qualcosa di leggero, qualcosa che sarebbe passato così in fretta da neanche accorgersene. E, come ogni volta, ci cascava: arrivava sempre all'Ice Castle già stremato e grondante di sudore.

"Vai pure a prepararti, Yuuri. Intanto porto Makkachin a fare un giro qua intorno!" gridò Victor davanti alla vetrata con il cane che lo tirava via "Buono, buono! Adesso ti porto a fare due passi, in tutta tranquillità"
Il corvino rise, leggermente arrossato sulle orecchie e sulle gote: quel colore roseo non sfuggì all'occhio attento di Victor, che si insospettì. Era sul punto di chiedergli delle sue condizioni, ma qualcuno lì fremeva all'idea di fare due passi, senza dover per forza correre!

Yuuri si diresse verso lo spogliatoio e iniziò a cambiarsi, giocherellando con l'anello all'anulare: ormai era diventata un'abitudine, anche se Victor cercava sempre di farlo smettere.
Corse in bagno a mettersi le lenti a contatto, anche se aveva sin da subito notato lo strano colore che avevano assunto. Non era possibile che avesse sbagliato scatola, del resto aveva solo quella: le mise in fretta, rassicurandosi quando notò che la sua vista era migliorata. Decisamente non aveva sbagliato.
Entrò nel palazzetto iniziando il riscaldamento, prima di entrare in pista. Anche se fremeva quando gli veniva in mente ciò che gli aveva detto il giorno prima l'allenatore: "Yuuri, Yuuri! Domani voglio insegnarti una nuova sequenza di passi. L'ho ideata di notte, pensando a te!"

Non era la stessa eccitazione che sentiva quando gli proponeva dei salti complicati o delle trottole, ma era sicuramente interessato.

"Eccomi, Yuuri! Scusa, ti ho fatto aspettare? Makkachin non ne voleva sapere di tornare..." rivolse lo sguardo verso il cane.

Il giapponese si voltò: "Arrivi giusto per tempo! Avevo appena finito di scaldarmi!"

"Yuu...ri?" l'espressione di stupore che si presentò davanti al ragazzo, fu agghiacciante: l'uomo sgranava gli occhi all'inverosimile mentre delle piccole rughe avevano iniziato a marcare il viso altamente preoccupato. L'azzurro dei suoi occhi si perse in un baratro di angoscia, che li tinse di un colore scuro e indefinito.
Gli corse incontro, stringendogli le spalle così forte da spaventarlo: "Cos'è successo?! Stai bene?!"

"Eh, Victor?"
Questi gli toccò vari punti del viso, prima di soffermarsi con il pollice sotto gli occhi: "Cosa ti è successo qui?"

"Non capisco..." si toccò anche lui lo stesso punto dove prima era passato Victor: non gli sembrava di essere gonfio né di vedere o sentirsi male.
Fu in quel momento che si ricordò: la scatoletta scura, così come le lenti...
Senza dire niente corse velocemente in bagno, alimentando così l'ansia di Victor.

'Cosa ti è successo? Yuuri, ti prego, parla! Oddio, cosa può essere capitato? Dio, aiutami... Perché se n'è andato via, senza dirmi niente?' queste domande lo assillavano così tanto, al punto da portarlo all'orlo della pazienza.
Due lacrime rigarono il suo viso.
Yuuri, invece, aveva capito tutto: come se gli avessero attaccato la spina, si era ricordato tutto. Tempo addietro aveva comprato un altro paio di lenti a contatto, vista l'usura delle vecchie. A quanto pare, gli avevano prescritto delle lenti colorate. Ecco perché le vedeva più scure del solito. Si appoggiò al lavandino, notando subito il misfatto: il colore degli occhi non erano più marroni, ma tendenti al grigio. Sembrava quasi cieco, vista la loro inespressività, il pensiero lo fece rabbrividire: chissà che spavento si è preso Victor vedendolo in questo stato.

Si stupì, quando percepì due braccia avvolgergli con forza le spalle: "Yuuri, cosa facciamo?" mormorò con voce rotta.
'Davvero ha pianto?!' si sentì subito in colpa per aver provocato inutilmente dolore al compagno. Si girò nel suo abbraccio, per prendergli il viso e sollevarlo: stava proprio piangendo.

"Victor, non hai nulla di cui preoccuparti! Sono solo le mie lenti a contatto. Guarda..." se ne tolse una, per mostrare a Victor la veridicità delle sue parole.
Gli occhi azzurri si illuminarono di una luce eterea, quasi divina: sembrava proprio la luce della speranza. I filamenti dell'iride andarono a intrecciarsi di un nuovo colore, il colore di Victor. Brillarono di felicità, mostrata da delle calde lacrime che lentamente scendevano.

"Non farmi prendere questi infarti, Yuuri" gli accarezzò piano la guancia, vicino all'occhio marrone "Amo il suo colore. Sembra raccontarti una storia meravigliosa con fervente passione" ne baciò la palpebra "Non potrei mai vederlo spento della sua luce candida"

"Victor..." si fece coccolare dal compagno, assecondando le sue carezze "...ti amo"
-The End-

Lenti a contattoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora