All'Ufficio dell'Amor Perduto

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Finalmente sono arrivata.
La reception è laggiù.
Me la immaginavo come un imponente bancone di legno scuro, con il vetro separatore interrotto da un oblò doppio, macchiato dalle goccioline del respiro degli utenti.
Invece è così trasparente e luminoso che potrebbe essere di cristallo, non ci sono divisori e le pareti sono quasi invisibili, sembra di essere in cielo.
Beh, in un certo senso lo sono: l’ascensore ha viaggiato per circa cinque minuti.
E adesso cosa faccio?
Non c’è nessuno ad accogliermi.
Mi guardo attorno, cammino lentamente perché il pavimento è lucidissimo: non ho mai visto una superficie così liscia e con le mie nuove scarpe zeppate rischio di scivolare.
Strano, fuori ci sono almeno trenta gradi all’ombra e qui sembra di essere all’aria aperta. E non c’è traccia di condizionatori da nessuna parte.
Alzo la testa per esplorare il soffitto, che è punteggiato di cristalli luccicanti su un fondo nero, sembra quasi una notte illuminata da miliardi di stelle troppo vicine.
All’improvviso una voce proveniente dalla reception richiama la mia attenzione:
-Dica!
Oh-mio-Dio: è… è un uomo completamente nudo.
Mi stupisco e invece dovevo aspettarmelo.
Scommetto che sulla schiena ha la faretra piena di frecce dorate e un paio di candide, piumose alucce.
Però da qui non vedo nulla. Sulla testa sfoggia una specie di cesto di riccioli biondi perfettamente scolpiti e luminosi che neanche Lady Gaga nei suoi peggiori look avrebbe osato.
Ok, ora mi avvicino al rettangolone di cristallo, se mi concentro molto magari riesco a parlargli senza sbirciare nei suoi paesi bassi.
Si sa che l’occhio cade rimbalza là.
-Ehm, s-salve…sì…mmmh…io sono qui per…
-Sì lo so, venite qui tutti per lo stesso motivo. Quindi dica!
Biondo, nudo e antipatico. Col busto perfettamente depilato, che orrore. Beh, magari la mancanza di peli è genetica. Ora che ci penso: non si è mai visto un angelo peloso.
No, non riesco ad avere una conversazione seria con questo tizio, me ne vado.
-Beh, ehm… mi sa che torno un’altra volta…
-Stia qui, per favore, siete tutti uguali. Che cosa si aspettava allo sportello dell’Amor Perduto, mi scusi? Avrei dovuto darle il benvenuto in giacca e cravatta, come un bancario?
-Mmmh, no… io… cioè non volevo… Oh senta, è difficile per me, ok? – rispondo un po’ piccata, sforzandomi di guardarlo negli occhi.
-Vuole che ci vediamo più tardi? Guardi che nell’ora di punta la fila può arrivare a più di cento persone.
-Ah. Allora rimango.
Non so cosa mi prende ma sto male, lo stomaco si annoda come un nodo da marinai. Vorrei scappare, ma so che poi me ne pentirei. Perché ho bisogno di fare domande e trovare delle risposte.

Questo depilato ammasso di simpatia si accorge che i miei occhi sono umidi e mi rimprovera:
-Per favore se ha intenzione di piangere stia molto attenta a non macchiare di lacrime il pavimento: è di una lega speciale e a contatto con la soluzione salina sviluppata dai suoi dotti secretori, formerebbe una patina davvero scivolosa e difficile da togliere. Grazie per la sua collaborazione. A dopo
Non ho neanche fatto in tempo a ribattere.
Fisso il su e giù delle sue chiappe che si allontanano.
Lo odio. Sulla schiena non c’è alcuna faretra ma un morbido, soffice paio di ali d’ordinanza. Che stronzo e supponente.
Ho sbirciato, per una frazione di secondo ho posato lo sguardo sulla sala giochi e… non aveva niente. Liscio come Ken. Allora è vero che gli angeli sono asessuati.
Ed ecco spiegato il motivo della sua antipatia, come direbbe il mio amico Jack: senza sesso io mi stresso.
Mi sento un’idiota.
Arrivare fin qui per prendere un appuntamento con il dio dell’Amore è stata una grande cavolata.
Voglio andarmene. Però se scappo, non risolvo il problema.
Ho bisogno di scoprire se sono una donna in grado di amare ancora una volta.
O se il mio cuore è stato distrutto, polverizzato, teletrasportato sul pianeta degli Aridi per sempre.
Sono quasi quattro anni (per essere precisi: 3 anni, 9 mesi, 2 settimane e 3 giorni) che Daniel mi ha lasciata e io sono convinta che non riuscirò mai più ad amare nessun altro.
Abbiamo vissuto dodici anni meravigliosi, in cui abbiamo condiviso momenti fantastici e momenti orrendi.
In quelli fantastici ci divertivamo insieme, in quelli brutti eravamo uno il sostegno dell’altro. Mai un dubbio, un’incertezza.
Per questo Daniel mi manca. Perché non era uno stronzo.
Mi amava e mi faceva sentire la donna più bella del mondo (lo so che non è vero, ma questa è una di quelle piccole bugie che fanno tanto bene: da bambini si crede a Babbo Natale, da grandi a queste cose).
Quando mi lasciò la mia disperazione era oltre ogni limite.
Ho maledetto il bel carattere di Daniel.
Perché dopo che hai assaggiato il dolce più buono del mondo, è come se ti dicessero che sei diventata improvvisamente diabetica e quindi te lo devi scordare.
Se con lui avessi vissuto un rapporto mortificante, lasciarci sarebbe stato liberatorio: avrei sperato di trovare un uomo migliore, qualcuno di speciale che mi avrebbe fatta sentire finalmente felice.
Ma quando a lasciarci sono persone speciali, le cose si complicano.
Di cosa mi sono “liberata”? Del grande amore. Di quell’amore che dici “sento che è per sempre”.
A parte che ho dimostrato di avere l’intuito di un lombrico ubriaco, è una cosa senza senso.
Così la speranza lascia il posto alla disperazione.
Si può sperare ancora di incontrare qualcuno di speciale?
Il grande amore è l’unico che ti lascia un tatuaggio sull’anima. Le emozioni nascono, crescono e poi si dissolvono diventando solo fumo irritante in cui i ricordi soffocano.
Ma il ricordo di un amore rimane lì. Incastonato fra i pensieri, come i pigmenti di un tatuaggio rimangono incastrati sottopelle.
No, non posso rimanere così. Devo agire.
Non ho voglia di innamorarmi, non riesco a immaginare un futuro con un altro uomo.
E qui all’Ufficio dell’Amor Perduto risolvono la paralisi emotiva solo se il “paziente” lo vuole davvero.
Troppo facile dire: mi voglio innamorare di nuovo!, bisogna desiderarlo, predisporsi, accogliere.
L’amore vero è quello che viene dopo i giorni dello stordimento da endorfine, gli ormoni che fanno surf nel nostro sangue imitando alla perfezione gli effetti eccitanti degli stupefacenti. L’amore vero non è l’eccitazione sessuale che infiamma i nostri paesi bassi al solo pensiero di lui o di lei. L’amore vero è quello che ci fa dire ti amo quando ormai abbiamo svelato le carte. È la caduta degli dei: l’oggetto d’amore passa dall'essere perfetto a essere umano. Con i suoi difetti, mancanze, incomprensioni. E nonostante questo, decidiamo di restare e di continuare insieme. Io credo che non riuscirò mai più a vivere una cosa del genere. Riusciranno gli operatori dell’Ufficio dell’Amor Perduto ad aiutarmi?
Per ora sono molto, molto scettica. Faccio un bel respiro, sento le lacrime che si stanno arrampicando. Eccole, si sono affacciate a sbirciano il mondo dalla mia palpebra inferiore. Occavolo, cosa aveva detto riguardo le lacrime, il simpaticone alato? Ah, già, il pavimento si macchia e bla-bla-bla. Oh insomma, cosa me ne frega del loro stupido pavimento lucido. Da qualche parte devo avere un fazzolettino di carta. Accidenti a questa borsa, non trovo mai niente. Ah, eccolo. Contento stronzetto glabro, non ho macchiato il tuo prezioso pavimento. Non vedo l’ora di uscire da qui. Quindi, prima mi sbrigo, meglio sarà. Un bel respiro e avanti. Ho superato prove ben peggiori: come quella di vedere Daniel sull’uscio di casa mentre trascinava la valigia rossa dei nostri viaggi. Non mi ha neanche guardata negli occhi, mentre piangevo e gridavo la mia disperazione.
Torno al bancone ma questa volta non vedo nessuno. A destra del mio viso pende una scintillante freccia dorata: non l’avevo notata prima. È attaccata a una catenella che sbuca dal soffitto. Sarà una specie di campanella da tirare? La sfioro con l’indice per farla oscillare e un tintinnio si spande per tutto il salone. Ok, deve essere una specie di citofono per alati. Infatti, ecco che arriva qualcuno. Per fortuna non è l’operatore di prima. Questo è leggermente più basso, i suoi capelli sono lunghi, neri e dritti come quelli di un giapponese. E anche questa volta, non è l’unica cosa liscia che noto.
-Buongiorno, io prima ho parlato con…
-Sì lo so, è pronta?
Certo che un corso di simpatia non vi farebbe male.
-Sì, certo e non vedo l’ora di andare via di qui.
La mia risposta un po' secca non lo sfiora.
-Ecco il modulo che riporta il Regolamento. Firmi subito quello argento, è per l’accettazione del rischio e me lo restituisce subito – dice senza guardarmi dopo aver preso dei fogli da sotto.
-Rischio? Quale rischio, scusi?
L’angelo solleva il viso e mi guarda per la prima volta. Inizia a parlare e mentre lo fa non sbatte mai le palpebre:
-Andare a toccare l’anima per parlare d’amore: crede sia un gioco? Ci sono persone che ne sono uscite devastate. Scoprire che non siete le persone amabili che credete di essere. Può essere fatale rendersi conto di essere degli egoisti senza cuore. O degli uomini e delle donne senza empatia, incapaci di prendersi cura dell’altro. O chissà, forse dei traditori seriali, tanto che non vi meritereste neanche la sacra fedeltà di un cane. Questo è il rischio.
Non riesco a ribattere. Sono stordita dalle sue parole, è come se qualcuno mi avesse lanciato un pugno di sabbia negli occhi tanto è il fastidio che provo. Forse sono una gran stronza e non me ne sono resa conto? Prendo il modulo argento e dico:
-Ok, d’accordo, ho capito, firmo tutto.
Dato che non ho nulla da perdere, mentre gli consegno il foglio, faccio la spiritosa e chiedo:
-E la faretra con le frecce dove l’avete lasciata? Nel paradiso terreste? – sorrido sarcastica ma mi pento già della battuta idiota.
-Quella era un’idea del team marketing precedente. L’abbiamo abbandonata perché era un simbolo violento e superato.
Marketing? Questi moderni Cupidi hanno un ufficio marketing? E ora cosa usano, frecce virtuali bluetooth?
-No, niente bluetooth, però abbiamo un sito in costruzione dal quale invieremo newsletter ai soci.
Dovevo aspettarmelo: legge nel pensiero, lo stron…Ops. Mi guarda fisso negli occhi.
-Sta pensando che non siamo molto simpatici, vero?
-V-vero…
-Vorrei vedere lei. Vediamo milioni di persone, trecentosessantacinque giorni all’anno, a tutte le ore. Persone piagnucolanti, disperate, sull’orlo del suicidio, drogate o ubriache: tutte che piangono l’amore scomparso. Una palla infinita, le assicuro. Perché i motivi son sempre i soliti, non avete una gran fantasia per farvi del male. Quando avete l’amore ve ne fregate: tradite, trascurate, insultate, fate quelli che “tanto non ho bisogno di te”, “tanto ne trovo finché voglio”, “tu non sei nessuno, vivo bene anche senza di te”. E credete che la vita sia eterna: buttate via momenti preziosi, senza rendervi conto che quei momenti non torneranno mai più. Poi quando il partner o la partner decide che ne ha abbastanza di voi, ecco che vi riducete a piagnucolare come bambini. Ripeto: una noia infinita.
-Palla? Noi con il cuore spezzato siamo una “palla”? E poi io non ho tradito ma sono stata tradita! Ma lei non si è mai innamorato, scusi?
-Forse le sfugge qualcosa. Secondo lei l’amore può innamorarsi di se stesso? Non sia ridicola. Per favore legga attentamente il modulo, firmi anche per la privacy e lo riporti completato entro una settimana. Appena arriva, fisseremo il calendario dei colloqui. Arrivederci.
Maltrattata e liquidata dal lavoratore dell’amore.
Esco da questo palazzo. La struttura a vetri non è visibile all’esterno (sfruttano forse la rifrazione della luce da parte di qualche materiale sconosciuto?) ma lo stile è quello, inguardabile, degli Anni Sessanta. Certi architetti andrebbero murati nelle loro crezioni. (continua)

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 11, 2014 ⏰

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