Sospiri

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Tarjei.

Il freddo in questo momento non mi sfiora minimamente.
Tutto il casino che ho in testa, i battiti del cuore che non riesco mai a regolare, le ginocchia che tremano; queste sono le cose che non sopporto.
L'aria gelida di questa notte non è un problema. Chiudo gli occhi lentamente sentendo il vento graffiarmi il collo, rabbrividisco leggermente.
Sospiro pesantemente mentre sento la testa scoppiarmi, perchè devo sempre ridurmi così per colpa sua? Chi è lui per meritarsi tutto questo? Perchè non posso semplicemente andare avanti?
A volte mi ritrovo a pensare che tutto questo sia semplicemente una barzelletta, alla fine non c'è molta differenza tra me e Isak Valtersen.

Scuoto la testa, realizzando che sto dando di matto.

Cerco di alzarmi leggermente dalla panchina sulla quale sono seduto da più di mezz'ora, poco distante dalla casa di David da dove provengono risate acute, urla, musica e rumori indecifrabili. Ma il mio tentativo fallisce quando mi ritrovo con il culo per terra e la schiena appoggiata alla panchina.

"Fanculo, cazzo." mormoro a me stesso.

I miei amici si divertono questa sera, ed io ci ho provato giuro.
Ma non smettevo di cercarlo tra la folla, e quando ballavo non smettevo di immaginarlo in un angolo della stanza con le braccia incrociate e con quel sorrisetto furbo stampato in faccia che gli fa sempre ridere gli occhi, mentre mi guardava.

Mentre guardava solo me.

Ho baciato qualcuno questa sera e non ricordo esattamente chi, ma non mi importa.
Non era lui, e questo basta per farmi sentire uno schifo.

Il telefono vibra facendomi sobbalzare, alzo gli occhi al cielo mentre troppo distratto dai miei pensieri porto subito il telefono all'orecchio e rispondo con voce spezzata.

"Mamma, torno a casa per mezzanotte..te- te l'avevo già detto, no?" Mi schiarisco la voce.

"Mh, mamma..wow, ora sei passato a questi giochetti perversi? La prossima volta avvisami!" Una forte risata mi scuote i timpani.

Mi alzo in piedi con uno scatto che mi fa quasi cadere, comincio a sentire i battiti del cuore in gola, e nuovamente mi schiarisco la voce.

"Henrik? Tu- cosa.."

"Cosa ti ho detto l'ultima volta che abbiamo bevuto? 'Se lo fai di nuovo, chiamami'. Mi diverti quando sei ubriaco, lo sai."

Non smette di ridere, e la sua risata entra nel mio cervello risvegliando ogni particella del mio corpo.
Mi calmo.

"Io non sono ubriaco, Henrik. Ho diciassette anni. Non posso bere alcolici."

Cerco di sembrare serio, ma Henrik percepisce l'umorismo e scoppia ancora a ridere, contagiando anche me.

Lo voglio vedere.
Lo voglio vedere sorridere ancora.

"Quindi, ora ti starai chiedendo perchè ti ho chiamato alle undici di venerdì sera. Il motivo non c'è." Ridacchia liberamente "Sono a casa da solo e-"

Lo interrompo senza pensarci. "Ah, Lea è offline questa sera?"

Ridacchio barcollando, mi risiedo con calma, strofinandomi un occhio con la mano libera.

Per un secondo non sento la sua voce, nessuna risata.
"Mh, forse dovevo chiamarti in un altro momento" Borbotta.

"Tar! Ti sta cercando la tipa di prima, se non muovi il culo prendo io il tuo posto sappilo!" La voce di David è l'unico suono che rimbomba per strada.

"Si uhm, ti richiamo. Scusa per il disturbo. Buona serata Tar."

La chiamata si conclude.

Guardo il telefono confuso, cos'ho detto di male?
Non può lasciarmi così, adesso.
Non può decidere quando terminare il discorso.
Non può permettersi di giocare con me, di illudermi e poi prendermi di nuovo.

Sospiri // OS Tarjei&HenrikDove le storie prendono vita. Scoprilo ora