CAPITOLO 6-Harry

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«Oh bambolina!» La derisi con un ghigno sulle labbra, «non dicevi così, quando urlavi il mio nome qualche ora fa, in un cazzo di bagno.»
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Un forse dolore irradiò la mia guancia facendomi voltare il viso dall'altro lato.
Mi aveva davvero schiaffeggiato.
Ero incredulo. Spalancai la bocca esterrefatto dal suo gesto e mi portai la mano in alto, appoggiando poi il palmo sulla parte dolente.

Il rumore dello schiaffo aveva eccheggiato leggermente, ma quel poco, bastò a zittire tutte le persone all'interno della mensa, le quali guardavano la scena esterrefatte.
Alcuni di loro erano increduli, altri spaventati, mentre altri ancora sghignazzavano fra loro iniziando a filmare la scena con un telefonino.
Avevo solo una parola nella testa per quel tipo di gente: patetica.

Mi avvicinai ancora di più al corpo di Adelaide incollandolo al bancone dietro di lei.
Le altre ragazze, che fino a quel momento si trovavano in fila per il pranzo, si erano allontanate di qualche metro dalle nostre figure.
Puntai lo sguardo sul suo vassoio rovesciato sul pavimento, caduto poco prima quando cercava di allontanarmi.
Come se una bambina così indifesa, potesse sovrastarmi.

Torreggiai sul suo corpo, incenerendola con gli occhi.

«Che cazzo hai fatto?» Urlai fuori di me, nero dalla rabbia.
«Cosa cazzo credi di poter fare eh?»Domandai retorico.

Le afferrai il polso stretto in una mano, mentre l'altra si andava a depositare all'altezza delle sue costole.

«Sei rovinata» la minacciai a voce bassa, posando la mia fronte contro la sua e incurvandomi verso il basso.
Lei per tutto quel tempo rimase in silenzio e non proferì parola.
I suoi grandi occhi da cerbiatto del colore dell'ambra erano velati da qualche lacrima agli angoli.
Vederla così indifesa e sola, non mi dispiacque nemmeno per l'anticamera della mia mente malata.
Potevo quasi affermare di godere nel vederla così affranta, in fondo, era questo che suscitavo io alle persone: sofferenza.

Il suo respiro, rotto e irregolare, mi arrivò dritto sul viso mentre il suo profumo vanigliato e la sua vicinanza cosi accentuata, mi mandarono in visibilio i sensi.

Pressai le mie labbra sulle sue prepotentemente.
Era un bacio aggressivo, furioso e brutale ma allo stesso tempo, travolgente e irrefrenabile.
Adele emise qualche piagnucolio, che venne silenziato dai miei versi rabbiosi.

Tormentai con i denti le sue labbra carnose affliggendole dolore.
Mi arrestai solo quando sentii nella bocca il sapore metallico di sangue, cosicché capii di aver lasciato qualche traccia di me, sul suo corpo candido.

Altri lamenti fuoriuscirono dalla sua gola, singhiozzava e una moltitudine di lacrime salate, sgorgavano dai suoi occhi attraversando le gote arrossate.

La fissai un ultimo istante.
I capelli le ricadevano arruffati sulle spalle, un cipiglio risiedeva sul suo volto e le labbra gonfie, causate dal mio bacio irruento.
Era cosi sexy.

Le lasciai il polso e mi allontanai a grandi passi.

Lei rimase così, immobile, sola e filmata da numerosi cellulari.

Smoke-flavored kissesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora