PAPÁ

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"sto arrivando"

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Accesi la piccola luce che si trovava nella scrivania. Mi vestì al buio. L'ansia prese il sopravvento. Mi misi un leggins nero e una
maglia a maniche lunghe aderente. Andai in bagno per guardarmi allo specchio. Il mascara era colato. Avevo la faccia nera. Ma non mi importava. Si trattava di mio padre. Mi misi un cappello per coprire le orecchie dal freddo e il mio giacchetto rosso. Ora però c'era un problema. Io non sapevo guidare." Arturo!!"
Pensai. Mi resi conto di averlo gridato da disel che si svegliò. Non poteva rimanere a casa da solo. Chiamai marco. Perfortura riteneva che spegnere il telefono durante la notte lo considerava uno spreco di tempo. E mi rispose " oi dimmi" disse con voce roca.
Io :" mio padre ha avuto un incidente. Devo andare subito in ospedale."
Marco :" ma è lontano un 'ora da qua e non sai guidare"
Io :" lo so lo so. Mi farò dare un passaggio da artu. Lui capirá...posso lasciare il cane da te? Non posso portarlo dietro" dissi nei singhiozzi.
Marco :" certo ma ...vuoi che venga con te?
Io :" non cen'è bisogno davvero. Ti voglio bene. Passo tra mezz'ora"
Marco :" va bene cana anche io te ne voglio"
Chiusa la telefonata con marco e inviai un messaggio a melat :" mio padre ha avuto un incidente. Sono in ospedale con arturo e sto bene tranquilla".
Poi andai ancora nella rubrica e cercai il nome di arturo. Squillava...che culo..
Artu :" eii! Come mai mi chiami a quest'ora?!"
Io :" scusa tanto ma mio padre ha avuto un incidente e ho bisogno che mi accompagni perchè non ho la patente"
Artu:" oddio...5 minuti e sono da te"
Io :"gra..." aveva attaccato.
Ero davvero fortunata ad avere degli amici così. Gli volevo a tutti un mondo di bene e non saprò mai come descriverlo, ma sapevi come dimostrarlo.
Persa nei miei pensieri vennì distratta dal campanello. "diin"
Nemmeno risposi. Presi Disel in braccio, presi il telefono le chiavi ed iniziai a scendere le scale. In poco tempo raggiunsi il portone e aprì la porta. Mi ritrovai davanti ad artu. Mi guardò negli occhi per pochi secondi e poi si scansò.
"scusa" disse.
Io :" non ti preouccupare" dissi abbassando lo sguardo.
Artu:" allora andiamo su" disse prendendo Disel
Io :" tranquillo ce la faccio"
Artu :" ei..tu hai aiutato me? Si. Ora tocca a me"
Non dissi niente ma lo guardai  e lui mi capì subito. Andammo verso la macchina e tirò fuori dalla tasca dei jeans le chiavi della macchina. Ad un lampeggiare delle luci lui mi aprì la portiera.
Io :" oh..grazie"
Artu :" figurati principessa" a quella parole arrossì ma per fortuna era buio e lui non mi vide. Però mi fece pensare ad altro e riuscì a sorridere. Poi mi venne in mente mio padre e..il sorriso svanì subito.
Io :" dobbiamo passare da Marco. Devo lasciargli il cane, non possiamo portarlo con noi"
Artu :" nessun problema" disse sorridendomi.
Arrivammo da Marco in tempo per ripartire. Erano le 5 e saremmo arrivati all'alba. Non avevamo niente da dirci e penso che lui abbia capito la situazione e non abbia aperto bocca. Non era il caso e a me non andava di parlarne. Così tirai dalla tasca della tuta le cuffie  di riserva che usavo per andare in palestra. Misi una canzone di mostro e mi addormentai.
Sentì una mano picchiettarmi sulla spalla. Alzai la testa ed era arturo.
Artu :" siamo arrivati principessa" e sorrise.
Diventai rossa dinuovo ma stavolta mi vide e così ridemmo insieme. Entrammo in ospedale e chiesi ad una infermiera dove si trovasse il paziente " D'Elia"
Infermiera :" piano 4 , camera 16 letto 2"
"grazie mille" rispose arturo per me. Prendemmo l'ascensore e salimmo al 4 piano. Mentre cercavamo la stanza 16 guardai l'orologio. Erano giá le 6 : 30 . Eravamo in ritardo ma mancava poco. Alla fine la trovammo. Entrai nella stanza. La prima cosa che vidi era mio padre. Steso sul letto attaccato alle macchine per lottare contro la morte. Mi bruciavano gli occhi e le lacrime iniziavano a scendermi e a rigarmi il viso. Poi sentì la mano di arturo stringere la mia. Alzai il viso per guardarlo. Aveva gli occhi lucidi..poi aprì la bkcca per parlare e disse :" io ci sono" strinsi la sua mano. Lui mi accarezzò il viso e con il pollice mi asciugò le lacrime. Non disse piú niente ma io sapevo che capiva. Poi presi il coraggio e mi avvicinai al letto. Lasciai la mano di arturo per stringere quella di mio padre. Daniele. Gli voglio così bene. Mi voltai e arturo non c'era piú. Poi dopo due minuti tornò con due sedie.
Io :" non c'è bisogno che resti"
Artu :" ho detto che ci sono e ci sarò " . E poi mi riprese la mano e io la strinsi.
Ero a pezzi e solo lui poteva aiutarmi.

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Passarono le ore e io rimasi ogni minuto accanto al letto di mio padre senza che si svegliò. Era ormai mezzogiorno quando io alzai finalmente il mio maledetto culo da quella dannata sedia. Arturo era seduto dietro di me. Stava dormendo e le nostre mani erano ancora intrecciate. La lascai lentamente ed uscì dalla stanza per chiedere un bicchiere d'acqua. Poi li vidi tutti. Melat, lorenzo e riccardo. Mi vennero tutti in contro e mi abbracciarono. Melat per prima.
Melat :" ei..come stai?"
Io non dissi niente e la guardai triste
Bastava guardarmi per capire come stavo. Avevo la faccia nera dal trucco colato ed ero vestita da barbona.
Riccardo :" eccola la mia barbona.." disse stringendomi tra le sue braccia. Io lo strinsi forte a me.
Poi Lorenzo mi prese dai fianchi per avvicinarmi a lui. Mi accarezzò il viso e mi guardò  con tenerezza. Mi prese le mani e poi mi abbracciò anche lui.
"grazie" dissi con voce roca.
Nessuno disse niente ma tutti mi guardarono allo stesso modo e mi fecero un cenno di apprensione. Guidai tutti dentro la stanza e arturo si era svegliato.
"ancora niente?" chiesi guardandolo con un po di speranza.
"ancora niente" disse arturo abbassando lo sguardo su mio padre...
" ancora niente" ripetei nella mia testa..ancora niente....

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