Prima prova

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Tema: Luna e l'amore

Luna Lovegood non aveva mai conosciuto l'amore che desiderava. Voleva quell'amore che aveva legato i suoi genitori, voleva la stessa luce che faceva brillare gli occhi di sua madre quando vedeva suo marito. Desiderava profondamente quell'amore paragonabile ad un fiore di pesco: anche se tagliato, continua sempre ad inebriarti con il suo dolce profumo, senza chiedere niente in cambio. Ecco, lei sognava un amore così.
Un amore che andasse fuori dagli schemi, un sentimento che fa impallidire tutti gli altri per la sua nobiltà e per la sua grandezza.
Sognava un qualcosa più unico che raro, questo è certo, ma non impossibile. E comunque, anche se lo fosse stato, l'impossibile ormai circondava non solo lei ma l'intero mondo magico dalle origini. Avevano vinto la guerra contro Voldemort. Nulla avrebbe potuto essere più irrealizzabile agli occhi della ragazzina che anni prima si era unita al E.S. per imparare a combattere.
Quello era un giorno come tutti gli altri, a parer della maggior parte degli studenti. Solite lezioni, soliti professori, soliti compiti. Quasi nulla pareva cambiato da quegli anni tranquilli che avevano vissuto soltanto qualche tempo addietro. E, nonostante la fatica di portarsi dietro il carico della guerra, di tutte le persone cadute in battaglia per offrire a tutti loro una vita senza paura, si cercava di andare avanti. Molti studenti avevano deciso di tornare ad Hogwarts per completare gli studi, tra cui Luna. Certo, le mancavano i vecchi tempi con Silente, e addirittura le mancava la freddezza e il sarcasmo di Piton, ma comunque provava a non dar retta ai ricordi.
Dopo la guerra quasi tutti avevano smesso di chiamarla "Lunatica". Forse avevano capito che non c'era proprio nulla di strano in lei, o forse tutti avevano così tanti pensieri e ricordi da limitare, che il tempo per pensare alla stravagante corvonero di certo mancava.
Come già detto era una tranquilla giornata. La primavera non aveva tardato a mostrare tutto il suo splendore e l'aria aveva iniziato ad essere leggermente più calda.
Luna stava accarezzando un Thestral, animale che ormai era visto dalla maggior parte degli studenti, quando sentì un ramo spezzarsi dietro di lei. Con molta calma si voltò, osservando il ragazzo che reggeva un piccolo giglio in mano. Sorrise per la presenza del compagno con cui spesso aveva condiviso avventure alquanto... stravaganti.
Neville Paciock rimuginava ormai da giorni. Aveva trascorso molte giornate a fissare il vuoto, tentando di immaginare un metodo di conquista per la ragazza che aveva rapito il suo cuore. Era semplice, lei, e non aveva idea di dove trovare il coraggio. Pensò a come si era ritrovato ad uccidere il serpente del tiranno contro il quale avevano combattuto, di come difendeva i primini dalle cruciatus per poi riceverne lui stesso, di come aveva fatto saltare per aria il ponte, rischiando la vita. Inspiegabilmente, tutte quelle imprese che gli avevano fatto guadagnare l'appellativo di eroe, parevano un nulla di fronte al dichiararsi.
Così, dopo qualche giorno passato a riflettere, decise di fare ciò che gli veniva meglio. Decidere con l'istinto del momento.
A Luna, Neville, era sempre piaciuto. Un po' impacciato, spesso terrorizzato dalla situazione e determinato. Come tutti quelli che avevano lottato contro il signore oscuro era definito un eroe, ma lui sembrava non darci peso. Gli sembrava ancora quel ragazzo che al suo quarto anno girava con una pianta simile ad un cactus senza vergogna, quel ragazzo che sosteneva Harry Potter quando la sua stessa casa gli si rivoltava contro.
Il suo coraggio l'aveva sempre impressionata. Non solo quando in guerra aveva compiuto tutte quelle imprese, ma anche prima. Vedeva il coraggio tutti i giorni in lui. Conosceva la sua vita per sentito dire, sapeva che come lei aveva perso qualcuno di molto caro. I suoi genitori erano impazziti pur di non fornire informazioni sull'Ordine della Fenice e questo non faceva altro che farle pensare a quanto coraggio dovesse avere quel ragazzo ogni giorno.
Il sorriso leggermente attenuato probabilmente dalla timidezza, gli occhi scuri bassi e le guance arrossate, come un bimbo appena beccato a rubare le caramelle. Lo osservava attraverso gli spettrocoli ed era davvero carino.
"Ciao Neville"disse lei con aria trasognata.
"Ciao.. Luna. Ehm, tieni.. questo è per te"
Il ragazzo allungò la mano con il giglio porgendole il fiore. La giovane strega lo prese e lo annusò, scegliendo poi di appuntarselo tra i capelli.
"Sai, hai la testa piena di gorgosprizzi. Forse è per quello che sei confuso"
Neville rabbrividì. Come faceva a sapere che era confuso?
"No, guarda, non sono confuso.. non credo, almeno" rispose lui avvicinandosi alla ragazza bionda.
"Potresti levarti gli spettrocoli? Mi guastano la vista dei tuoi splendidi occhi..."
Lei arrossì violentemente e si levò lentamente gli occhiali.
"Meglio?"
"Molto"
Lei alzò le spalle e lasciò che Neville annullasse le distanze tra loro.
In pochi attimi, il mago si ritrovò a reagire d'istinto, abbassandosi e premendo le sue labbra su quelle della strega. Lei sussultò a quel contatto ma non si ritrasse. Ma anzi, ricambiò il bacio a stampo che il ragazzo le aveva regalato.
I due giovani rimasero lì, al limitare della foresta proibita, a scambiarsi dolci baci, regalando ai Thestral un bello spettacolo.
Perché in fondo Luna non sentiva di aver ancora trovato il suo grande amore, ma si ricordò che ogni fiore ha bisogno del suo tempo prima di sbocciare.

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