Terza prova

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Era una buia serata di Novembre. Il cielo minacciava di travolgere tutto da un momento all'altro e in tutto il castello si respirava aria di temporale. Hermione Granger stava passeggiando per i corridoi attendendo il coprifuoco. Aveva deciso di tornare a scuola per finire il suo percorso di studi, anche se, nell'ultimo periodo, aveva iniziato a pensare che non fosse stata la scelta migliore. Troppi ricordi e troppe cose da dimenticare. I primi giorni erano stati stupendi, poter ascoltare le vocine eccitate dei ragazzini che per la prima volta vedevano quel castello così ricco di sfumature e sfondo di una delle più sanguinolente battaglie della storia magica. Poi, però, i ricordi iniziarono ad affiorare e a crearle ferite sempre più profonde. Harry e Ron avevano deciso di non tornare, cosa che contribuiva ancor di più al suo disagio interiore. Quel giorno poi, era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso: era stata convocata in presidenza per prendere un the con la preside, Minerva McGranitt, che, preoccupata dal suo comportamento, aveva deciso di provare a parlarci. Quello, però, non era ciò che l'aveva davvero sconvolta. Degli occhi color ossidiana avevano fatto riaffiorare così tante memorie da farla tremare.
I suoi passi riecheggiavano nell'andito ormai svuotato. La direzione, purtroppo, i suoi piedi la conoscevano fin troppo bene.
Silenziosamente, uscì dal castello dirigendosi verso una nicchia nella piccola valle d'erba verde.
Due lastre di marmo risplendevano nel buio della notte.
Lentamente si avvicinò.
Le lacrime iniziarono a scorrerle sul viso, i sussulti diventati singhiozzi.
La vista offuscata non le impedì di leggere quelle poche lettere incise su una lastra dal colore di un giglio.
                   
                     'Severus Piton
                     9 gennaio 1960~
                     2 maggio 1998'

Cadde in ginocchio.
I brividi tanto forti da farla tremare, la tempesta che alle sue spalle si scatenava. 

'Le loro mani intrecciate'

Un pugno sulla terra compatta.

'I suoi sussurri in una notte d'inverno'

Due, tre, quattro colpi.

'I loro litigi e le loro sfuriate anche quando gli occhi facevano l'amore legandosi indissolubilmente'

Le lacrime iniziarono a mischiarsi alla pioggia, un rombo di tuono esplodeva alle sue spalle.

'L'essenza lasciare il suo corpo, la vita defluire via come sabbia in una clessidra'

Silenzio.

'La bara calata nella terra'

La luce di un lampo lambì la figura della ragazza. Non poteva farcela, non senza di lui.

"Ti amo" sussurrò lui. "E credimi, sono enormemente spaventato da ciò. Non riesco ancora a razionalizzare questo sentimento per te" puntualizzò.
Vedendo la smorfia di dispiacere dipinta sul volto della ragazza riprese addolcendo il tono "No, non in quel senso. Io.. ti amo Hermione. È questo che non riesco a spiegarmi. Come tu abbia fatto a conquistare il mio cuore dopo tutto."

L'angoscia l'avvolse.
Il respiro spezzato per l'intensità degli spasmi causati dai singhiozzi, gli abiti bagnati dalla pioggia e dalle lacrime.
Voleva dimenticare.
Non voleva più ricordare quei momenti, mai più. Non voleva più rivedersi in un ricordo, avvolta fra le sue braccia, il regolare battito che la cullava durante i suoi incubi.
Non voleva più vivere con la certezza di aver iniziato ad amare quell'uomo troppo tardi.

'Ti proteggerò, a costo della vita. Ricordatelo'

La tristezza si intensificava sempre di più.
La visione di quella lapide le lambiva il cuore, ma non poteva farne a meno. Era l'ultimo vero contatto con l'unica persona che avesse mai amato.

'Gua...Guardami'

Si alzò, sfoderando la bacchetta.
Fece apparire una corona di gigli neri e si asciugò le lacrime.

'Ti amo. Non dimenticarlo mai'

"Oblivion" mormorò puntandosi la bacchetta alla tempia.

586 parole

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