In trappola!

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Il cervo era una femmina, si era allontanata dal gruppo per brucare dell'erba fresca, dirigendosi verso il limitare della piccola radura dove si erano fermati. Un errore che compiono solo poche volte nella vita, e il perché si capisce subito.

Mi acquattai ancora di più tra l'erba alta, tenendo la coda attaccata al terreno e le ali aderenti al corpo. Annusai l'aria. Il vento era favorevole, non c'era pericolo che sentissero il mio odore. La zona in cui mi ero nascosto era perfettamente ombreggiata e coperta da una fitta vegetazione. Io vedevo loro, loro non vedevano me.

Mi avvicinai, molto lentamente, cercando di non fare il benché minimo rumore. Qualche altro passo e sarei stato abbastanza vicino...

Mi apprestai a effettuare il mio agguato. Tesi ogni singolo muscolo del mio corpo, trattenendo il respiro. Focalizzai il mio sguardo sulla preda, escludendo tutto il resto, eravamo solo io e il lei.

All'improvviso, scattai, con un potente ruggito. Mi lanciai verso di lei a fauci spalancate. Le atterai sopra, bloccandola a terra con le zampe anteriori, poi le morsi il collo e tirai. Le ossa si spezzarono con uno schiocco, e l'animale smise di agitarsi.

Tutti gli altri erano fuggiti quandi avevano sentito il ruggito. Spezzare il collo alla creatura era stata la scelta migliore, rapida e indolore.

Accertatomi che non ci fosse nessuno in giro, andai all'ombra di un albero, apprestandomi a gustare il mio pranzo. Posai la preda a terra, cercando una posizione comoda sul terreno umido.

Una violenta tempesta aveva colpito il nostro nido per due giorni consecutivi. I draghi sulla montagna non si erano mossi dalle loro posizioni, neanche i fulmini li spaventavano.

"È solo acqua. Renderà le nostre scaglie ancora più lucenti." mi disse uno di loro quando gli chiesi come mai non rientrassero.

Un ringhio minaccioso mi distolse dai miei pensieri. Mi guardai intorno, sorpreso. Un'ombra scura si nascondeva nel fitto della vegetazione, dall'altra parte della radura. Due penetranti occhi gialli mi fissavano intensamente.

Lentamente, la creatura si fece avanti, uscendo allo scoperto. Era un drago come me, completamente nero, un pò più piccolo di me, avrà avuto forse due anni.

Mi voltai, e portai con una zampata il corpo della cerva sotto il mio. Aprii di poco le ali e frustai l'aria con la coda, sbuffando minaccioso. Quella era la mia preda, non avrei mai permesso che quello sconosciuto me la rubasse.

Non era del nostro nido, tra noi esiste un codice d'onore. Inoltre, era di una specie completamente diversa. Le ali erano più piccole, il corpo era sottile e affusolato, non c'erano spine o protuberanze sul suo dorso né sulla coda, lunghissima rispetto alla mia.

Capii che doveva essere molto agile: il suo corpo era fatto per il cielo e per la velocità. I suoi artigli erano piccoli... Non doveva essere una grande minaccia.

"Vattene. Questa preda è mia." gli dissi, freddo. Non ricevetti risposta.
"Hai sentito cosa ho detto?" chiesi ancora. Sembrava sordo, continuava a fissare ora me ora la cerva, ringhiando.

Feci un passo in avanti, addentando l'aria con uno schiocco. Lui indietreggiò di poco, spalancando le ali per sembrare più grande. Non mi lasciai intimidire e spalancai le mie, molto piu ampie delle sue, ringhiando.

I duelli tra draghi sono fatti così: non si passa subito all'azione, si cerca prima di intimidire l'avversario per avere un vantaggio psicologico su di lui.

Da dove veniva quell'individuo? Perché non si procurava da solo una preda? Se voleva combattere, avrebbe perso.

All'improvviso, balzò verso di me, tentando di graffiarmi. Arretrai, e lo colpii con la mia coda proprio sul muso. Quel cucciolo impertinente non l'avrebbe passata liscia.

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