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26 agosto 2016

Ero rimasto folgorato. Non avrei saputo descrivere in altro modo quegli occhi che urlavano parole in silenzio.

"Una vacanza a Verona per staccare dal lavoro" mi ero detto, ma adesso, davanti a quel ragazzo così spontaneo e sorridente, tutto il mondo si era fermato, c'era soltanto la curiosità di sapere chi fosse, di sapere cosa amasse, cosa gli piacesse fare, volevo sapere il suo nome, e dove abitasse, e tutte quelle cose stupide che stavo pensando.

Aveva i capelli castani, li teneva in modo ribelle, dei denti bianchissimi e un accenno di barba, doveva essere alto più o meno quanto me.
Era in piedi davanti alla porta di un bar, si chiamava Urban Café, stava fumando una sigaretta assorto nei suoi pensieri, non riuscivo a distogliere lo sguardo dal suo viso senza pensare che fosse tremendamente bello.

La cosa che mi faceva sorridere era il contrasto tra il suo modo di vestire, indossava una camicia talmente bizzarra che alla sola vista avrebbe riso chiunque, e la sua espressione a tratti malinconica e sfuggente.

"Stavi cercando qualcuno?" chiese così dal nulla, con aria interrogativa.

Ero un idiota, lo stavo tranquillamente fissando da chissà quanto tempo senza accorgermi di essere immobile in mezzo alla strada, e in quel momento quegli occhi verdi posati su di me avevano un effetto stranissimo, non capivo più nulla, mi sentivo a disagio e in imbarazzo.

"No.." sussurrai piano.

"Okay." aggiunse di rimando.

"Ti piacciono gli animali?" chiesi con voce tremante, convinto che fosse una buona idea.

Il ragazzo dal ciuffo ribelle mi guardò stranito e scoppiò in una risata esilarante.

Cosa avevo appena detto? Ti piacciono gli animali? Avrei voluto nascondermi immediatamente, l'ansia e l'impulsività non mi avevano mai aiutato nella vita, se non a fare figure orrende come questa.
Probabilmente stava pensando che fossi un totale cretino e non aveva neanche tutti i torti data la circostanza.

"Sì mi piacciono, a te invece?" rispose con fare gentile.

"Tantissimo, ho molti cani." Mario smettila immediatamente.

"Bene." continuava a guardarmi divertito sistemandosi i capelli.

Non sapevo cosa fare, me ne sarei dovuto andare immediatamente, c'erano tante cose da vedere in quella città, eppure i miei piedi non volevano portarmi via da lì, guardarlo mi faceva stare così bene da non riuscire neanche a spiegarmi cosa stessi provando. Era come se la mia testa non avesse più voglia di ragionare, avvertivo soltanto un istinto impetuoso divorarmi l'anima. Volevo parlargli ma non riuscivo a farlo senza apparire timido ed incapace.

"Scusami, è che sono imbarazzato." fu l'unica cosa che mi uscì dalla bocca.

Lui gettò la sigaretta a terra e tornò a guardarmi dritto negli occhi.

"Non ci siamo presentati, mi chiamo Claudio."

Claudio, Claudio, Claudio. Almeno adesso sapevo dare un nome a quello sconosciuto che mi aveva totalmente bloccato il respiro.

"Io sono Mario e credo di essermi perso."

Scoppiò a ridere più forte di prima e si appoggiò al muro.

"Sei proprio buffo, Mario. Non sei di Verona, giusto? Dove stavi andando?" chiese in tono divertito.

La sua prima impressione su di me era pessima, nessuno mi aveva mai definito buffo, anzi, comunemente ero tutto il contrario.
E poi non sapevo neanche dove stessi andando, cioè prima di incontrarlo lo sapevo ma ora me lo ero scordato.

"Sono quì per una vacanza, stavo cercando un posto dove pranzare ma non mi andava di mangiare qualcosa di troppo sofisticato, vorrei solo un piatto di pasta." forse questa risposta era stata la più decente rispetto a tutte le altre.

"Se vuoi te ne faccio preparare uno, ti vedo abbastanza disorientato, almeno ti riposi un po', entra pure." disse sfiorandomi il braccio.

Un brivido mi percorse tutto il corpo lasciandomi addosso una sensazione di sicurezza, come se fidarmi di quel ragazzo fosse la cosa più giusta da fare in quel momento, non era a disagio e nei modi di fare era piuttosto sicuro, a differenza mia ovviamente. C'era qualcosa di lui che suonava familiare, forse il tono caldo della risata oppure l'espressione sincera, non lo sapevo, ma mi piaceva davvero, e seppur ancora imbarazzato, decisi di seguirlo all'interno del locale.

Era pulito e ordinato, quasi maniacale per i miei gusti, le sedie nere erano perfettamente abbinate al colore bianco dei banconi, dalle finestre entrava una luce tiepida, c'erano molte persone sedute ai tavoli, famiglie, coppie, quel posto era semplice e confortevole, sapeva di casa.

Mi sedetti su una sedia e ordinai la pasta, anche se non avevo per niente fame. Cercai di concentrarmi su qualcosa, di distogliere l'attenzione da Claudio che nel frattempo era sparito in cucina.

Avevo trent'anni e non mi era mai capitato di reagire così di fronte ad una persona, senza barriere e con addosso tutte quelle fragilità che negli anni avevo imparato a nascondere.
Non mi erano mai mancate le parole, non avevo mai provato sensazioni così destabilizzanti al primo incontro.
Non avevo mai avuto il bisogno di fermarmi a parlare con qualcuno per curiosità, o almeno, non in quel senso.
Trovarmi in un bar ad aspettare di mangiare per il solo gusto di passare del tempo nello stesso luogo di quel ragazzo mi spaventava un po'.
Ma dovevo tornare velocemente in me stesso o non avrei resistito, dovevo calmarmi e ragionare.

Claudio arrivò con un piatto e il sorriso scintillante "Ecco a te, sei fortunato a trovarti quì, assaggerai la migliore pasta alla carbonara di tutta Verona."

Sorrisi istintivamente sperando che se ne accorgesse.

"Devo tornare a lavorare adesso, comunque Mario, se stasera non sai cosa fare o se magari ti perdi di nuovo quì ci sarà una festa per il compleanno di un mio amico, passa se vuoi."

Sparì dietro il bancone. Era abbastanza ironico e il che mi faceva divertire, aveva capito che ero in difficoltà e aveva cercato di farmi ridere per tranquillizzarmi, lo avevo apprezzato.

A quel punto ero quasi certo che la vera scoperta non fosse Verona ma quel ragazzo sereno e disponibile che avevo incontrato in modo inaspettato.
Dare un'opportunità a ciò che stavo provando era il modo più adatto per capire cosa mi stesse succedendo.

Quindi sì Claudio, mi sarei perso e sarei venuto alla tua festa.

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