Capitolo 5

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Dopo alcuni minuti, passati a perderci l'uno nel sapore dell'altro, ci staccammo, bisognosi di ossigeno. Andrea appoggiò la sua fronte alla mia e il suo respiro, caldo e affannato, si scontrò sul mio viso. I suoi occhi si dedicarono a fissare i miei. Ci sorridemmo, con ancora il cuore che batteva all'impazzata.

"Andre non per rovinare l'atmosfera, ma ti rendi conto ci siamo appena baciati nel parcheggio del supermercato e che perfino tutto il paese avrebbe potuto vederci?" gli feci notare, ridendo. A queste parole si fece serio, allontanò di poco il suo viso dal mio e cominciò a guardarsi intorno.

"Andre, sono le 8 di sera passate, è orario di chiusura.. non penso che nessuno ci abbia effettivamente visto." dissi, cercando di calmarlo. Lui annuì e si avvicinò di nuovo a me, posando le sue mani sui miei fianchi.

"Non capisco come tu faccia a mangiare il triplo di me e rimanere lo stesso uno stecchino." disse, passando ad accarezzare il mio addome.

"Ho un metabolismo molto veloce." risposi, scrollando le spalle e ridendo.

"Quando hai intenzione di parlare con Erica?" chiesi e, anche se feci di tutto per nasconderlo, dalla mia voce trasparì tutta la mia ansia.

"Appena usciti dal supermercato la sono venuta a prendere delle sue amiche e stasera starà con loro.. ma domani mattina le parlerò. Non penso sarò capace di dirle anche di noi, ma le dirò la verità.. che non la amo e che, continuare a stare insieme, non avrebbe senso." disse, sospirando e mordendosi le labbra. Cosciente della sua preoccupazione, presi il suo volto tra le mani e cominciai ad accarezzargli le guance, per cercare di tranquillizzarlo.

"Andrea, andrà tutto bene. Erica capirà, mi sembra una persona ragionevole. Magari sul momento potrà anche incazzarsi ma poi le passerà, ne sono sicuro." dissi, cercando di essere il più convincente possibile. Lo vidi incupirsi e passarsi una mano tra i capelli, per poi poggiarla sulla mia, ancora intenta ad accarezzargli la guancia.

"Questo lo so ma mi sento in colpa.. non vorrei mai spezzarle il cuore e farla soffrire. Ma non posso neanche obbligarmi a stare con lei e fingere di non amarti." ammise e, nella sua voce, potei scorgere tutta la sua frustrazione.

"Lo so, è difficile. Ma ci penserai domani. Adesso, andiamo a casa. Stasera cenerai da me, non accetterò un no come risposta." dissi, sorridendo e baciandolo a stampo. Andrea annuì, cercando di sorridere. Salimmo in macchina e ci dirigemmo verso casa mia.

La serata proseguì tranquilla, cenammo insieme ai miei genitori e poi decidemmo di guardare un film in camera mia.

"Vuoi restare a dormire qui da me stanotte?" chiesi, quando sullo schermo del televisore comparvero i titoli di coda.

"Certo. Puoi prestarmi un pigiama?" disse, stiracchiandosi. Mi alzai dal letto sul quale eravamo seduti e, da un cassetto, presi un pigiama che diedi ad Andrea. Proprio in quel momento pensai a come, la situazione in cui ci trovavamo, fosse l'opposto rispetto a quella di qualche settimana fa. Quella famosa notte ero stato io a rimanere a dormire a casa di Andrea, ero stato io a imbarazzarmi quando i suoi occhi si erano fermati a fissare il mio corpo quasi del tutto nudo ed ero io quello terrorizzato dai miei sentimenti. In quel momento, invece, era Andrea quello che sarebbe rimasto a dormire nel mio letto, era Andrea quello che, in quel momento, era così imbarazzato dallo spogliarsi davanti a me che decise di giocherellare con i bottoni del pigiama, invece che indossarlo. E, soprattutto, non ero più soltanto io quello in balia dei miei sentimenti. In quel momento, io ed Andrea, eravamo, più o meno ufficialmente, una coppia. Non appena questo pensiero, questa nuova realtà, fece capolino nella mia mente, il più grande e sincero dei sorrisi si fece strada sul mio viso. Andrea cominciò ad osservarmi, tra lo stupito e il curioso, e corrugò la fronte.

Solo migliori amici. O forse no?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora