Il breve (brevissimo) viaggio che facemmo da casa mia al paese fu silezioso e imbarazzante. Io ed El ci conoscevamo da un paio di anni ormai, ma la presenza di Kim ci metteva a disagio. A metà strada la corvina lasció il mio polso, ma tenne ben stretto quello dell'altra, come se potesse scappare o fare altro.
Arrivammo al negozio che aveva i vestiti più "alla moda" di quel momento. Una volta entrate, le due ragazze si guardarono, annuirono insieme e si divisero, lasciandomi impalato lì. Andai a cercare i camerini in modo da poterle aspettare lì. Quindici minuti dopo entrambe si diressero ai camerini, dove, appunto, le stavo aspettando. La differenza dei gusti delle due ragazze era evidente: Jen aveva preso qualsiasi tipo di modello di qualsiasi tipo di colore, dato che lei adorava ogni colore; Kim invece aveva solo pantaloni lunghi, maglie a maniche lunghe e maglioni/felpe, di colori spenti, poco appariscenti.<Ma che sono quei vestiti così poco colorati? Avanti, scegline qualcuno da quelli che ho preso io.> disse Jen.
<Ma non sono per te?>
<Vai tranquilla, che ne sono altri.>
Allora Kim posó su una sedia lì vicino i vestiti che aveva preso lei e si avvicinó alla corvina, per prendere qualcosa: scelse una maglia a maniche lunghe con le stampe di fiori di pesco e un maglione largo verde menta.
<Perfetto, e adesso... provali.> Jen spinse la rossa in camerino.
Quest'ultima fece resistenza ma alla fine entró con riluttanza. E allora cominció uno scambio di vestiti che non finiva più. Una volta finito, Kim sembrava non voler entrare più in un negozio di abbigliamento per il resto della sua vita. Jen vedendola ridacchió, le mise una borsa piena di abiti in mano e ci trascinó fuori, per condurci di peso fino a un bar lì vicino. La rossa avvistó un tavolo con delle sedie e cominció a correre, una corsa sgraziata e lenta, forse a causa della mancanza di cibo sufficiente durante il viaggio per vwnire in questo Paese. Si sedette, buttó la borsa di fianco alla sua sedia e appoggió la testa sul tavolo.
<Non pensavo che tutto ció fosse così stancante...> borbottó.
Io ed Jen la raggiungemmo e lei le appoggió una mano sulla spalla.
<Ti capisco, anche io non ci sono molto abituata... Bene. Vuoi qualcosa da bere?>
<Mhmh. Una cioccolata calda...> rispose Kim sistemandosi la sciarpa.
Allora Jen si avvicinó al bancone delle ordinazioni.
<Uhm... Vorrei una cioccolata, un cappuccino e...> si giró verso di me <tu cosa vuoi?>
<Ehm... sto bene così, grazie.>
La ragazza che stava prendendo le ordinazioni annuì e se ne andó per preparare quello che le avevamo chiesto.
<Ehy...>
<Dimmi.>
<Dov'è finita la tua timidezza? Di solito con gli estranei sei molto diffidente...>
In quel momento era appoggiata al bancone e teneva le mani sulla lastra di granito. Si giró verso di me perplessa, come per dirmi "davvero non l'hai capito?" Poi tornó a fissare i barattoli disposti sulle mensole dall'altra parte della stanza. Si giró verso Kim, seduta al tavolo fuori che studiava le persone che passavano.
<Quella ragazza non è ancora preparata per la timidezza altrui...> il suo sguardo si perse di nuovo tra i barattoli.
Ero confuso. Non avevo minimamente capito quello che aveva detto. Ma che doveva significare? Come si puó essere impreparati a una persona timida? Proprio non capivo...
A interrompere i miei ragionamenti fu la voce della cameriera, che aveva portato le bevande che avevamo chiesto. Tormammo al tavolo ed Jen appoggió la tazza fumante davanti a Kim, che fece per stattonarsi via la sciarpa. Si fermó, come ricordandosi di una cosa, e cominció a storolarsela con più cautela. Appoggió una mano sulla guancia sinistra e, a occhi bassi, e con lo sguardo mio e di Jen addosso, bevve la cioccolata. Entrambe le ragazze finirono in fretta le bevande e, altrettanto in fretta, la rossa si rimise la sciarpa. Si alzó in piedi.<Adesso possiamo tornare?> guardava in basso e teneva gli occhi spalancati.
<Sì, quello che dovevamo fare l'abbiamo fatto. Sei vuoi posso fare un pezzo di strada con voi>
Kim annuì e io cominciai a dirigermi verso un piccolo sentiero sterrato che conduceva fino casa mia (era una scorciatoia che scoprii da bambino). Alla fine Jen rimase con noi fino alla porta di casa. Kim aprì la porta.
<Beh, a domani> disse Jen. Poi con un ghigno malizioso <Non divertirti troppo con lei eh> mi fece l'occhiolino e corse via.
<Idiota!> le urlai dierto.
Mi girai e vidi che Kim era ancora alla porta, rossa in volto (per quanto si potesse vedere a causa della sciarpa).
<Asp... Non la ascoltare. Avanti, vai dentro...> la spinsi all'ingresso.
Perse l'equilibrio per un attimo, ma senza cadere per terra.
<Che modi... fai attenzione...> indugió un secondo <Sai che ore sono...?>
L'orario mi lasció spiazzato:
<Come vola il tempo... è già così tardi? La zia si sará preoccupata..>
E invece non lo era affatto. Anzi, mi chiese pure come mai ci mettemmo così poco. La guardai male e me ne andai nella mia stanza.
Salendo le scale notai che la porta della soffitta era semiaperta. Entrai senza bussare: Kim era inginocchiata davati al letto con la testa e le braccia sopra di esso; dormiva.
La sciarpa era stata buttata in un angolo della stanza e la borsa di vestiti nuovi aveva fatto la stessa fine. Provai a svegliarla, senza successo. Allora la tirai su per metterla completamente sul letto. Recuperai la sciarpa, che sistemai su una sedia.
Feci per uscire, ma la vista del volto sfigurato della ragazza mi pietrificó. Mi avvicinai e mi sedetti di fianco a lei; la guancia sinistra era ricoperta da quelle che sembravano ferite ancora aperte... no, non erano delle ferite... erano delle brutte bruciature. Allungai una mano per spostarle la testa, in modo da vedere meglio, ma come la sfiorai quella saltó su di scatto tanto forte da tirarmi una testata. Mi allontanai un po' ed entrambi ci stringevamo la fronte. Poi realizzó, e si precipitó nel punto in cui aveva gettato la sciarpa. Non trovandola, entró nel panico, tanto da non accorgersi che ce l'aveva a un metro di distanza. Allora si rannicchió a terra, con il volto nascosto dalle ginocchia.<Hai visto?>
<Sì...>
<Allora dimenticatene>
<Come potrei? Perchè lo stavi nascondendo? Abbiamo dei bravi dottori che posson->
<Non è così semplice. Non dovevi vederlo. O almeno non così presto...>
Le andai vicino e le appoggiai una mano sulla testa.
<Esci, per favore.>
Non dissi nulla. Mi allontanai, raggiunsi la porta, la oltrepassai e la chiusi alle mie spalle.
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Demon Blood
RandomStavamo aspettando "l'ospite" ormai da molto tempo... Ma non ci aspettavamo tutto ció...