PREMESSA:
Questa storia contiene scene sessuali tra due uomini. Se la lettura ti turba, non leggerla! Ogni critica dispregiativa o commento di natura omofoba verrà segnalato!
[PRIMA PARTE]
Se a Louis Tomlinson, rinomato professore di piano alla Julliard, avessero chiesto chi fosse Harry Styles, direttore del famosissimo The New York Times, molto probabilmente questo avrebbe riso in faccia a colui o colei che gli aveva posto tale domanda e avrebbe risposto con un elegantissimo «e questo chi cazzo sarebbe esattamente?»
Il trentaduenne non era certo famoso per i suoi modi garbati, anzi ostentava una misantropia fuori dal normale, ma ormai tutti avevano fatto l'abitudine con il suo carattere. Anche perché le sue dita sembravano essere di oro, create appositamente per fare magie sul pianoforte, quindi a chi importava che Louis Tomlinson fosse scorbutico?
In fin dei conti lui non sarebbe mai cambiato quindi meglio accettarlo per quello che era.
Era questo quello che stava cercando di ripetersi Harry Styles, colui che avrebbe intervistato il suddetto pianista. Nonostante lui fosse il capo lì dentro, sapeva che Louis aveva un carattere difficile quindi nessuno dei giornalisti avrebbe accettato di farsi umiliare così sfacciatamente da lui. Probabilmente se avesse mandato qualcuno di loro, si sarebbe trovato con esattamente la metà dei suoi dipendenti domani e lui non poteva certo permetterselo, almeno non quando nel suo giornale lavoravano giornalisti capaci di tutto.
L'unica opzione era stata quindi quella di essere lui stesso l'intervistatore, colui che quindi avrebbe dovuto fare i conti con Tomlinson.
Aveva ventotto anni ed era leggermente spaventato da uno che aveva solo quattro anni in più di lui, che cosa ridicola!
Si lisciò la giacca gessata e camminò con passo sicuro dentro l'enorme edificio della Juilliard. L'edificio del Lincoln Center era immenso. Pullulava di ragazzi ansiosi e tantissime voci rimbombavano nell'istituto. Si sentiva persino l'eccheggio di qualche sinfonia.
Si guardò intorno, spaesato. Non sapeva dove si trovasse Louis Tomlinson e quest'ultimo non era stato preciso nel dargli informazioni circa il luogo in cui si sarebbe incontrati tramite l'email. L'unica cosa che restava da fare era chiedere informazioni a qualcuno. Vide una ragazza accovacciata in un angolino buio, quasi invisibile, e si chiese cosa le fosse successo. Si avvicinò lentamente a lei e le toccò gentilmente la spalla. La ragazza sussultò e lo guardò con i suoi profondi occhi scuri, quasi spaventata da lui. Aveva un'espressione stanca dipinta in volto, tipica di chi non riesce a dormire bene da tanto, mentre i suoi occhi erano cerchiati di rosso con profonde occhiaie dal colorito bluastro. Era indubbiamente bellissima, ma quella stessa bellezza appariva sciupata.
«Mi scusi, stavo cercando il professor Tomlinson. Sa dove posso trovarlo?»
«S-Sì. Se vuole, l'accompagno. Non ho lezioni al momento» si offrì la ragazza. Aveva un tono insicuro e balbettante, come se Harry potesse sbottare contro di lei da un momento all'altro.
«Volentieri. Potrei perdermi qui dentro» rise Harry.
La ragazza ridacchiò e gli fece un gesto vago con la mano per indicare di seguirla. Harry non se lo fece ripetere due volte e seguì il passo incalzante della ragazza. Era ovviamente una ballerina. Si capiva dalle forme sinuose del suo corpo, dal passo elegante che aveva e dai gesti raffinati e per niente scoordinati.
«Lei è una ballerina, vero?»
«Sì, lo sono. Come ha fatto a capirlo?» chiese sorpresa.
«Ho semplicemente notato il suo portamento elegante. Non tutte si muovono come lei...» lasciò in sospeso la frase, non sapendo il nome della ragazza.
«Danielle Peazer, signore.»
«Io sono Harry Styles, direttore del New York Times.»
La ragazza sembrò illuminarsi quando Harry le disse che era il direttore di uno dei giornali più famosi al mondo, ma stette zitta. Non voleva sembrare sgarbata o un'opportunista agli occhi verdi di quell'uomo sicuro.
«Eccoci, siamo arrivati. Il professor Tomlinson dovrebbe trovarsi qui. Non ha lezioni al momento e di solito trascorre qui le sue ore libere. Buona giornata, signor Styles.»
«A lei, signorina Peazer.»
La ragazza gli rivolse un sorriso di cortesia e se ne andò.
Una dolce e decisa sinfonia giunse alle orecchie di Harry. Sinfonia n^ 40 in Sol minore K 550, Mozart. Era dolce e travolgente e per un attimo chiuse gli occhi, lasciandosi cullare da quelle note che tanto amava. Si riscosse però dai suoi pensieri quando si ricordò il reale motivo per cui si trovava in quel posto, ossia l'intervista di Tomlinson. Sapeva quanto quell'uomo odiasse i ritardatari e lui non voleva diventare uno di essi per colpa di Mozart.
Bussò elegantemente alla porta e aspettò la risposta.
«Avanti.»
Harry entrò nell'enorme aula e si richiuse la porta alle spalle.
Tomlinson non lo degnò di un solo sguardo, concentrato a fissare gli spartiti che aveva tra le mani, ma lui lo guardò minuziosamente. I suoi capelli lisci e chiari gli solleticavano le orecchie mentre la sua pelle olivastra risaltava brillante sotto la camicia chiara. Le dita erano affusolate, fine e leggermente ruvide, molto probabilmente per le troppe ore che avevano passato a suonare quel pianoforte. La camicia era leggermente stropicciata e le maniche erano state arrotolate fino ai gomiti, cosa piuttosto anomala alla Juilliard poiché tutti dovevano avere un aspetto impeccabile.
'Forse per Louis Tomlinson alcune regole contano poco, se non per niente' pensò Harry.
Inoltre vide parecchi tatuaggi sparsi per quelle porzioni di pelle che poteva osservare, come una frase all'altezza delle clavicole.
«Ne ha ancora per molto?»
Harry si riscosse dai suoi pensieri ed arrossì violentemente. Louis Tomlinson l'aveva beccato in flagrante mentre lo fissava dalla testa ai piedi.
«M-Mi scusi, non volevo importunarla» mugolò Harry.
I profondi occhi azzurri del pianista lo misero a disagio, facendolo sentire privo di qualsiasi maschera. Si sentiva come se Tomlinson avesse potuto leggerlo con un solo sguardo. Era davvero un libro così aperto o erano quegli occhi così profondi a spogliarlo di tutto?
«Vogliamo iniziare? Ho delle lezioni importantissime dopo e non posso ritardarvi» chiese bruscamente.
«Oh certo certo, la capisco. Devo tornare anch'io alla sede.»
Harry tossicchiò ricomponendosi e prendendo posto sulla sedia indicata da quel misterioso professore.
L'imbarazzo e la tensione erano palpabili nella stanza che avrebbero potuto addirittura tagliarli con un coltello.
«Signor Tomlinson, lei è uno dei più illustri pianisti al mondo, elogiato per il suo straordinario talento in tutto il mondo, oltre ad essere uno dei professori più rinomati della Julliard stessa. Come si sente di fronte a così tanto successo?»
«Assolutamente normale. Non mi sento né superiore né inferiore agli altri, ma sono un loro pari.»
Accidenti, quell'uomo era talmente freddo e calcolato che Harry avrebbe preferito andare tre volte alla settimana da sua zia Evelyn piuttosto che intervistarlo -Harry odiava sua zia Evelyn- ma non poteva mandare a monte quell'intervista. Essa era troppo importante per il giornale e lui non poteva permettersi falli quindi strinse i denti a quella freddezza e continuò l'intervista.
«Lei è uno dei massimi benefattori del UNICEF e questo le fa sicuramente onore. Cosa la spinge ad aiutare così generosamente le altre persone?»
«Aiuto solo chi è meno fortunato di me, signor Styles. Non sono nato ricco ed ora che lo sono diventato non sarò di certo un egoista di fronte a tale sofferenza.»
Nonostante le parole fossero vere e profonde, il tono era talmente freddo e distaccato che ad Harry parve che Louis avesse ripetuto quelle cose talmente tante volte da sembrare sempre la stessa recita. O forse era realmente così.
Fissò le domande, mordicchiandosi il labbro inferiore e poi decise di improvvisare. Sapeva che avrebbe potuto irritare Louis Tomlinson, sapeva che era un gesto totalmente azzardato, ma Harry lo volle fare lo stesso.
«E che mi dice dell'amore, quello tra due persone?» disse con una leggera nota di sfacciataggine.
Louis scattò la testa improvvisamente e lo sguardo si gelò ancora di più, come se Harry gli avesse appena chiesto se lui fosse in realtà un assassino.
«L'amore è una menzogna» affermò conciso.
«Ma è proprio l'amore che ha spinto le grandi personalità a comporre le loro opere più geniali. Dagli scrittori ai scultori, poeti e cantanti, tutti loro hanno come oggetto delle loro opere l'amore» insistette.
«L'amore è solo un'innocente bugia per mascherare la reale natura instintiva e passionale degli uomini. Le persone si propinano stronzate su stronzate per cercare di colmare mancanze, credono che esisti l'anima gemella perché sono totalmente terrorizzati dall'idea di scoprire che in realtà gli uomini nascono, crescono e muoiono soli. Nessuna metà di una mela dunque. Ciò che esiste è il sano erotismo che equilibra l'ordine delle cose: gli uomini vivono di impulsi dettati dalle passioni più cieche.»
Quelle parole lo lasciarono di stucco. Louis Tomlinson l'aveva lasciato senza parole e lui non sapeva che rispondere, maledicendosi per avergli fatto quella domanda. Avrebbe dovuto attenersi alle solite domande di rito e basta. Lui meglio di chiunque altro avrebbe dovuto sapere che era meglio fare domande generiche e non scendere in particolari pungenti con i personaggi più freddi e irritanti dello star system. Era palese che Tomlinson odiasse l'amore.
«Abbiamo finito, signor Tomlinson» esclamò mortificato.
Raccolse la sua borsa e nel mentre il cellulare gli scivolò dalla tasca dei pantaloni senza che lui se ne accorgesse. Louis lo notò, ma non disse niente. Una parte di lui sperava che quel giornalista lasciasse il suo telefono là, alla sua mercé. Non per controllarlo o altro, ma solo per il gusto di vederlo di nuovo con una patetica scusa.
Harry infilò sbadatamente i fogli con l'intervista scritta nella ventiquattrore e stese la sua mano in direzione di Louis per salutarlo. Quest'ultimo ricambiò la stretta.
«È stato un piacere signor Tomlinson e la ringrazio per avermi dedicato del tempo nonostante i suoi innumerevoli impegni. Arrivederci.»
«Arrivederci, signor Styles» disse raucamente guardandolo fisso negli occhi ed una scossa di piacere scosse il corpo di Harry. Se ne andò a testa bassa, quasi correndo.
Un piccolo sorriso compiaciuto nacque sul volto di Louis quando vide il telefono di Harry ancora sul tappeto.
[...]
«Ma dove diavolo sarà?!»
Frugò freneticamente nella borsa, aprì i cassetti della sua scrivania e ribaltò gli oggetti al loro interno ma niente, il suo cellulare era come se fosse stato inghiottito dalla terra.
«Cosa stai cercando, Harry?»
La voce di Kendall lo riscosse dalla sua ricerca. I lunghi capelli neri erano raccolti in una crocchia disordinata ma elegante, i tacchi rossi battevano freneticamente sul parquet e le gambe lunghe e magre erano coperte dalle calze a rete nere.
«Ma non ti fa freddo conciata così?» la rimproverò Harry.
Kendall si morse il labbro inferiore, trattenendosi dal sorridere teneramente al rimprovero da fratello maggiore del suo miglior amico.
«No Haz. Ho un appuntamento quindi non posso andare vestita come una barbona, non credi? Poi parli tu di freddo quando la tua camicia è un indumento superfluo per quanto è sbottonata. Avresti potuto anche non metterla, sai?» concluse ironica Kendall.
«Non mi sarei più staccato di torno i miei numerosissimi spasimanti.»
«Perché, ne hai?» rise Kendall.
«Sei talmente spiritosa, Jenner. Piuttosto chi sarebbe questo spasimante?»
«Alfredo.»
«Alfredo? E che fine ha fatto il pugile?»
«L'ho lasciato dopo che mi ha fatto un complimento e mi ha chiamato Holly.»
«Holly?» chiese divertito.
Kendall annuì ridendo e Harry fu felice di vedere la sua migliore amica allegra. Non voleva che qualche ragazzo le rovinasse quell'energia positività che la contraddistingueva e che le togliesse quel sorriso coinvolgente.
«Probabilmente usava quel complimento con tutte e ha chiamato tutte Holly»
«Già già, ma questo Alfredo chi è?»
«Ci siamo conosciuti sul set di un mio servizio fotografico. Lui è un fotografo. Prendiamo solo un caffè insieme, Haz.»
«Per questo ti sei messa il tuo vestito preferito?»
La ragazza indossava un tubino nero molto stretto e leggermente corto. Le stava molto bene ed Harry fu felice di vederla presa per qualcuno che non fosse un totale idiota.
«Oh, andiamo! Non potevo mica andare in tuta a prendere un caffè con il tipo che mi piace. E poi proprio tu mi fai la predica? Tu che stai indossando quella camicia oscena. Cosa sono quelli, spermatozoi?» chiese sarcasticamente Kendall e rise quando vide il suo migliore amico arrossire dall'imbarazzo.
«Esci immediatamente dal mio ufficio, Jenner!»
«Oh suvvia Harry, stavo scherzando!»
«Mi stai distraendo con le tue chiacchiere sui tuoi fidanzatini ed io devo ancora trovare il mio cellulare ed elaborare l'intervista di Tomlinson.»
«Cosa?! Tu hai intervistato Louis Tomlinson?» domandò sbalordita.
Gli occhi scuri della ragazza brillarono dall'eccitazione e dalla curiosità. Era davvero così amato Louis Tomlinson, nonostante fosse uno stronzo di prima categoria?
«Non dirmi che anche tu impazzisci per quello! Qui sono impazziti tutti quando hanno saputo di Tomlinson» ribatté seccato.
«Stiamo parlando di Louis Tomlinson, una leggenda vivente, non del fruttivendolo vicino casa tua. E poi è talmente sexy...»
«È un uomo talmente freddo, altro che sexy!»
«Ma la freddezza rende tutto più misterioso e intricante!»
«Kendall, devi davvero smetterla di leggere quei romanzetti rosa.»
«Vuoi negare che Louis Tomlinson sia sexy? Guarda che il mio gay radar se ne accorge che sotto sotto ti piace!»
«Allora il tuo gay radar è rotto perché a me non piace assolutamente Louis Tomlinson! E poi come potrebbe piacermi un uomo che ho visto soltanto una volta nella mia vita?»
«Colpo di fulmine?» ipotizzò Kendall , sghignazzando.
«Tu, il colpo di fulmine, l'hai preso in testa. Pensa a fotterti Alfredo e lasciami cercare il cellulare in pace, Kenny.»
«Dai, ti aiuto a cercarlo prima che tu diventa una perfetta drama queen isterica.»
«Io non divento una drama queen isterica!» sbottò stizzito Harry.
«Dicevi?» chiese sarcastica Kendall.
Il giornalista si limitò a borbottare un insulto tra sé e sé e la modella rise di gusto. Amava punzecchiare il suo migliore amico.
«Kendall, lascia perdere. Lo cercherò da solo. Il tuo vestito succinto e le tue calze a rete potrebbero strapparsi ed io non voglio essere la causa del fallimento del tuo appuntamento perciò va'.»
Kendall alzò gli occhi al cielo e mise su un finto broncio.
«Come vuoi, Hazza. Io vado o farò tardi all'appuntamento con il mio bel fotografo. Ti chiamerò stasera per raccontarti tutti i dettagli, tesoro!»
«Oh, non disturbarti cara!» replicò sprezzante Harry.
La ragazza rise e lasciò l'ufficio di Harry. Quest'ultimo riprese a cercare il suo cellulare per tutta la stanza quando Molly, la sua giovane segretaria, entrò con un'espressione mortificata in volto ed il telefono del suo ufficio in mano.
«Signor Styles, mi scusi ma il signor Tomlinson richiede urgentemente di parlare con lei.»
«Cosa?» chiese scioccato Harry.
«È in linea. Vuole che glielo passi o che dica che al momento lei non è disponibile?»
«No, passamelo pure. Me ne occupo io, non ti preoccupare. Puoi andare, Molly.»
La ragazza annuì, lasciando l'ufficio silenziosamente, per poi passargli la chiamata.
Il cuore prese a battere all'impazzata e le mani iniziarono a sudare freddo. Aveva terribilmente paura di ciò che Tomlinson avrebbe potuto dirgli, ma mentirebbe se dicesse di non essere eccitato all'idea di sentire la voce fine e delicata del pianista. Prese un respiro profondo e portò il telefono all'orecchio.
"Pronto, signor Tomlinson? Sono Harry Styles."
"Oh signor Styles, sono contento che lei mi abbia risposto. Ha lasciato il suo cellulare nella mia aula. Se vuole, può venire a riprenderlo. Ho appena finito le lezioni."
"Oh sì, vengo volentieri. Se per lei non ci sono problemi ovviamente" si affrettò ad aggiungere.
"No no, venga pure. Io l'aspetterò, va bene?"
"Grazie signor Tomlinson, a dopo."
"A dopo."
Harry attaccò e mille farfalle svolazzarono libere nel suo stomaco. Avrebbe rivisto Louis Tomlinson e non sapeva se esserne eccitato o spaventato.
Doveva ammettere che Kendall aveva ragione su una cosa: quell'uomo era tremendamente sexy e lui non poteva non ammetterlo almeno a sé stesso.
Prese il cappotto e uscì dal suo ufficio, chiudendosi la porta alle spalle.
«Molly, devo ritornare dal signor Tomlinson. Ho dimenticato lì il mio cellulare.»
«Vuole che le chiami un taxi, signor Styles?»
«Non ti preoccupare, Molly. Prenderò un bus o la metro. Tornerò il prima possibile. Se dovesse venire il signor Payne, gli racconti di questo imprevisto.»
«Certamente signor Styles.»
Harry le sorrise cordialmente ed uscì dal grattacelo. La pioggia scrosciava sulle strade di New York e il cielo era coperto da nuvole grigie e nere. Il tempo non era dei migliori dunque e lui aveva dimenticato l'ombrello per l'ennesima volta. Si pentì amaramente di non aver accettato l'offerta della sua segretaria.
Tentò di bagnarsi il meno possibile, stando sotto le tettoie dei negozi e delle case, ma risultò comunque inutile poiché si ritrovò fradicio in poco tempo.
Alla fine decise di prendere un taxi poiché non poteva aspettare il bus o la metro in quelle condizioni.
Un taxi giallo si fermò davanti a lui quando lo vide.
«Mi porti alla Juilliard, per favore.»
Il tassista annuì e si diressero all'edificio del Lincoln Center. Arrivati, Harry pagò la corsa al tassista e scese dall'auto. L'edificio si presentava ben diverso rispetto a quella mattina: non pullulava di gente, ma, al contrario, era quasi deserto. Le luci illuminavano gli affreschi e le opere architettoniche della scuola. Harry rimase a fissare di nuovo, rapito da così tanta bellezza. Camminò a passo spedito verso l'aula del signor Tomlinson. Un paio di studenti lo guardarono con occhi curiosi, molto probabilmente sorpresi di vederlo andare in direzione dell'aula del più scontroso tra i professori di quell'accademia.
Arrivò davanti l'aula e gli parve di vivere un déjà-vu. Le emozioni, i sentimenti, l'ansia erano le stesse di quella mattina. Prese un respiro profondo e bussò.
«Avanti.»
Harry entrò e Louis lo fissò con uno sguardo languido. Era seduto sul divano bordeaux di pelle vicino al pianoforte, vestito elegantemente con un abito color pomice. Si era cambiato da questa mattina ed Harry poté notare come apparisse perfetto in qualsiasi modo. Era come se avesse aspettato pazientemente di rivederlo ed Harry per un secondo si chiese se davvero non fosse così, ma si diede dello stupido il secondo dopo. Come se uno come Tomlinson potesse pensare a lui, certo.
«La stavo aspettando, signor Styles. Il telefono le deve essere scivolato dalla tasca questa mattina» spiegò.
«Già, molto probabilmente è andata così. La ringrazio per avermi chiamato e per avermi aspettato soprattutto.»
Louis sorrise furbo e sorseggiò un po' di Bourbon dal bicchiere.
«Può prenderlo se vuole. È nel cassetto della mia scrivania, il primo. Gradisce del Bourbon?» chiese, scuotendo leggermente la bottiglia. Il liquido si mosse al suo interno, distraendo il giornalista per un secondo.
La sua voce era strana, pensò Harry. Era come se un lupo stesse cercando di far cadere in tentazione un agnellino indifeso con dolci parole e finta cortesia. La tensione sessuale tra loro era palpabile in quella stanza.
Harry deglutì e il pomo d'Adamo si alzò.
«No grazie, sto bene così. Prenderò il cellulare allora.»
Si diresse a passo lento verso la scrivania. Sentiva lo sguardo del pianista bruciare sul suo corpo e infiammarlo tutto. L'eccitazione e la tensione lo colsero di sorpresa e lui grugnì silenziosamente.
Sentì un passo elegante e calcolato avvicinarsi a lui, ma lo ignorò. Aprì velocemente il primo cassetto quando sentì delle mani piccole, ma forti, stringergli la vita. Era Louis.
«Signor T-Tomlinson» incominciò Harry, ma le sue parole si spezzarono quando sentì il naso di Louis sfiorargli la pelle delicata del collo.
«Lei ha un profumo così buono...»
«S-Si fermi, la p-prego.»
Louis lo girò velocemente tanto che Harry rischiò di cadere e lo fece sedere sulla sua scrivania. Gli aprì lentamente le gambe e si infilò dentro.
«Tu vuoi davvero che io mi fermi o lo dici solamente perché la reputi una cosa sbagliata?»
Accidenti, quel dannato uomo era un veggente o cosa?
Gli occhi azzurri brillavano dall'eccitazione e le pupille avevano quasi coperto le sue belle iridi azzurre.
«S-Si fermi.»
«Rispondimi Harry» ordinò mentre spinse i fianchi in avanti, facendo collidere le due erezioni già formate.
«I-Io-» balbettò pateticamente Harry.
«Fermami se vuoi» sussurrò Louis sulle sue labbra.
Le labbra erano sottili e delicate mentre il fiato aveva il gusto di alcool mischiato al tabacco e alla mente. Un mix che lo faceva impazzire.
«Fermami, Harry» quasi lo supplicò.
Harry lo fissò, mordendosi il labbro inferiore così forte da far uscire sangue.
Louis si avvicinò ancora e le labbra si toccarono in un dolce sfioramento. A quel punto cedette. Prese i capelli setosi del pianista tra le grandi mani e lo avvicinò ancora a sé, facendo scontrare le loro labbra rudemente. Socchiuse le labbra e le lingue si incontrarono voracemente.
Louis leccò il labbro inferiore del giornalista, sentendo il sapore metallico del sangue sulla sua lingua. Insinuò le sue mani dentro la camicia dell'altro ed Harry rabbrividì. Il pianista strinse i suoi fianchi morbidi tra le mani e gemette dal piacere.
«Il tuo corpo è talmente bello.»
Harry gemette e strinse il bacino del pianista tra le gambe. Voleva di più, nonostante il cervello gli stesse ripetendo che tutto quello fosse sbagliato.
Si stese sulla scrivania e Louis salì su di lui. Fece scivolare la giacca lentamente dalle sue dita, gettandola a terra. Harry fece la medesima cosa. Avevano entrambi la camicia ed Harry stava per scoppiare. C'erano troppi vestiti a dividerli.
«Ti farò stare così bene» sussurrò Louis nel suo orecchio leccandogli il lobo.
«Louis!» gemette Harry.
Il pianista sorrise soddisfatto nel vederlo così voglioso, nell'averlo reso così voglioso, e gli sbottonò lentamente la camicia fino a togliergliela dalle spalle. L'aria fresca a contatto con la sua pelle bollente lo fece rabbrividire.
Louis fece scorrere le sue mani per tutto il busto asciutto di Harry, adorandolo e venerandolo.
«Se solo fossi un pittore, oh, dipingerei tanta perfezione.»
Quelle parole lo eccitavano da morire. L'uomo freddo e calcolato sembrava sparire a letto, cambiando in un uomo sexy ed eccitante che diceva elegantemente cose sconce come se stesse parlando dell'andamento dell'economia mondiale.
Si abbassò a baciare il collo caldo del giornalista. Baciò ogni centimetro, succhiando e marchiando di qua e di là il petto tatuato di Harry.
«I tuoi tatuaggi mi fanno impazzire» sussurrò Louis sui suoi capezzoli.
Ne prese uno tra le labbra e lo succhiò vigorosamente. Harry urlò. I capezzoli erano da sempre il suo punto debole e Louis lo stava facendo impazzire succhiandoglieli.
«Mh, li amo.»
Succhiò con devozione anche l'altro quando bussarono alla porta.
Un grosso macigno cadde tra di loro e la magia dell'eccitazione si ruppe in mille pezzi.
Per Harry fu come risvegliarsi da un sogno tant'è che sbatté le palpebre più volte. Spinse le braccia violentemente contro il petto del pianista per farlo allontanare. Stava per commettere lo sbaglio più grande che potesse fare, andando a letto con Louis Tomlinson. Non poteva farlo.
«Harry...»
«I-Io devo andare, sì» farfugliò.
Harry si alzò dalla scrivania, abbottonandosi velocemente e malamente la camicia e infilandosi la giacca nera.
«Aspetta Harry!»
Prese il telefono, ignorando il pianista ed aprì la porta. Un ragazzo dai capelli corvini e gli occhi ambrati lo fissò sorpreso nel vederlo lì, ma il giornalista lo ignorò e se ne andò. Appena uscì dal palazzo, fissò in alto il cielo e la pioggia gli bagnò il viso.
Cosa cazzo stava per fare con Louis Tomlinson?
[...]
"Tu stavi per essere fottuto da Louis Tomlinson sulla sua scrivania? Oh mio dio!" strillò eccitata Kendall dall'altra parte del telefono.
Harry roteò gli occhi al cielo e si piegò per dare da mangiare a Dusty, il suo fedelissimo gatto nero, e gli regalò una carezza sul muso. Il gatto miagolò contento ed il giornalista sorrise leggermente.
"Sì Kendall, ma mi sono fermato in tempo. Stavo per fare una cazzata enorme."
"Era solo sesso, Har! Una sana scopata tra adulti e poi tanti saluti!"
"Sì, ma non posso permettermelo con Louis Tomlinson. Non voglio."
"Perché è sbagliato secondo gli altri?"
"Perché sono il direttore del the New York Times e non posso permettermi certe cose. Louis viene fotografato quasi sempre dai paparazzi e se scoppiasse qualche scandalo, a nulla servirebbe smentire la cosa quindi no, grazie."
"Per una cazzo di volta perché non pensi che anche tu sei umano e hai i tuoi appetiti sessuali? Come hai risolto poi?"
"Mi sono fatto una sega" mugugnò deluso Harry.
"Questo ti succede quando non pensi a te! Ora sei fottuto -be' non nel vero senso della parola."
"Grazie Kendall per ricordarmi della mia scopata mancata. E poi chi ti ha detto che sarei stato io il passivo?" chiese fintamente infastidito. Sapevano entrambi che lui era stato il passivo nella maggior parte dei rapporti che aveva avuto.
"Hazz... tu sei passivo, andiamo!"
"Okay okay, ma non succederà più niente con Tomlinson perché non ci vedremo mai più" affermò deciso.
"Sarà..."
"Devo andare, Kenny."
"Buonanotte, Hazz" lo salutò Kendall prima di attaccare.
Harry sospirò quando il telefono riprese a squillare. Numero sconosciuto.
"Pronto? Sono Harry Styles."
"Harry..."
Quella voce. Harry attaccò con il cuore che palpitava furiosamente. Come aveva fatto ad avere il suo numero?
Louis l'aveva appena chiamato e lui gli aveva chiuso il telefono in faccia. Uno strano sentimento si fece spazio nel suo cuore, ma decise di ignorarlo.
Il telefono ricominciò a squillare. Sempre lui, sempre Louis. Decise di chiuderlo completamente e si spogliò dei suoi vestiti. Si infilò nel letto con la testa pesante, sognando occhi azzurri e capelli liscissimi.
[...]
Harry si massaggiò le tempie mentre gli altri capi del giornale parlottavano dei progetti da presentare alla serata di gala organizzata dal giornale.
«Anna Wintour sarà sicuramente invitata e sarà una degli ospiti d'onore del gala. Nessuno è più influente di lei in fatto di moda. Quella donna detta le leggi della moda quindi è d'obbligo invitarla. Avevamo pensato di invitare come ospiti d'onore anche leggende della musica. Dalla recitazione al canto, nessuna distinzione» disse Dean, uno dei direttori più anziani.
«Sì, potrebbe funzionare» prese parola Harry. «Sono sicuro che con loro come ospiti avremo molto successo.»
«Certo, se contiamo anche i modelli e gli attori che verranno. Angelina Jolie dev'essere ospite d'onore assolutamente!» esclamò eccitato Liam.
Harry sorrise, vedendo Liam parlare di Angelina. Era sempre stata il suo idolo in fatto di cinema e l'aveva sempre vista come una dea quindi per lui era qualcosa di estremamente importante che l'attrice fosse presente a tale evento.
«Bene, lasceremo che Paul si occupi di spedire gli inviti a tutte le celebrità e di convincerle a partecipare al grande gala.»
«Gli darò la lista completa oggi stesso» promise Liam.
«Perfetto direi! Appurato quest'ultimo dettaglio, direi che siamo pronti per questo gala! È stata dura, ma ce l'abbiamo fatta.»
«Sì!» concordò Liam. «Ora, se non vi dispiace, ho bisogno di un caffè. Harry, vieni con me?» gli propose.
«Certo!»
I direttori abbandonarono la sala riunioni dopo aver salutato tutti ed uscirono dalla sede.
«Sei strano oggi, è successo qualcosa?»
Liam Payne era l'unica persona che lo conosceva veramente bene oltre a Kendall e la sua famiglia. Era il suo migliore amico, una sorta di fratello mai avuto.
«Non ho nulla, Lì. Sono stanco.»
Decise di mentire anche se lui non lo faceva mai con Liam, ma non poteva certo dirgli: «Ehi, sai che io e Louis Tomlinson stavamo per scopare sulla sua scrivania? Incredibile, vero?» quindi mentire fu la scelta più opportuna.
«Mh, sarà. Ora andiamo, Starbucks ci aspetta!»
Nonostante avesse trent'anni, Liam Payne assumeva un atteggiamento quasi fanciullesco di fronte alle cose che amava ed Harry gli voleva bene proprio per questo.
«Che mi racconti di quel radiofonico?» chiese annoiato Liam quando si sedette al tavolo con il caffè in mano. Harry osservava il suo bicchiere, sul quale era scritto il nome 'Henry'. Storse il naso infastidito per l'errore.
«Nick dici?»
«Con quanti radiofonici scopi?»
«Io e Nick non scopiamo» grugnì Harry.
«Ah no? Vi guardate tutto il tempo?» chiese sarcastico Liam.
«Non ci guardiamo, ma non abbiamo neanche scopato. Lui è carino e molto premuroso, ma io non provo niente per lui a parte affetto. Capisci?»
«Non ti attrae, insomma. Tu sei un uomo molto difficile, Styles.»
Invece mi basta vedere uno come Louis Tomlinson per capitolare, pensò dolorosamente Harry. Voleva raccontare tutto a Liam, ma non aveva paura di farlo e poi lui e Louis non si sarebbero più visti.
«Già, Liam. Tu e quel ragazzo invece?» chiese Harry per sviare il discorso.
Non aveva ancora avuto occasione di conoscerlo. Liam lo aveva descritto eccellentemente e ad Harry tanto bastava.
«Bene amico! Lui è quello giusto per me!»
«Sono felice per te, amico.»
Liam annuì e sorrise all'amico. Finirono i caffè in silenzio e se ne andarono da Starbucks. Quando Harry arrivò a casa, si poggiò alla porta con il cuore pesante come piombo per aver mentito a Liam. Prese il telefono e notò altre chiamate di Louis. Deglutì rumorosamente e le ignorò tutte. Perché quell'uomo lo cercava? Poteva avere chiunque altro per scopare. Perché, dunque, proprio lui?
I dubbi divennero troppi ed Harry lasciò perdere, nonostante il suo cuore martellasse velocemente contro il suo petto.
[...]
Harry scese dalla limousine e migliaia di flash furono puntati su di lui. Erano abbaglianti, quasi accecanti, tanto da impedire una corretta visione al riccio. Camminò lungo il red carpet con disinvoltura fin quando una giornalista di Vogue riuscì a fermarlo e ad intervistarlo.
«Ciao Harry! Che schianto che sei stasera» si complimentò. «Chi ha creato questo capolavoro che indossi?»
«Alessandro Michele, Gucci.»
«È davvero bellissimo e ti sta un incanto.»
«Ti ringrazio, Briana.»
Harry le sorrise, nonostante fosse palesemente falso il complimento di quella giornalista, ma funzionava così. Salutò la giovane ed entrò nel palazzo. Fiumi di champagne, camerieri agili e veloci, il rimbombo delle finte risate, l'eccentricità e l'eleganza degli abiti, il bagliore dei gioielli, gli sguardi fugaci tra le persone ed un mix di profumi costosi.
Harry si guardò intorno, riconoscendo molto volti famosi e sì, c'era anche Angelina Jolie. Sorrise al pensiero di Liam, ma decise di non raggiungerlo poiché l'amico aveva portato il suo ragazzo con sé e lui non voleva essere il terzo incomodo.
Avanzò verso il bagno per lavarsi le mani, nonostante le difficoltà per arrivarci. Il bagno era completamente vuoto, il che apparì strano ad Harry.
Si stava lavando le mani quando il rumore sordo della porta lo fece girare.
Louis.
La camicia bianca era perfettamente stirata, i capelli erano stati sistemati in un'acconciatura sofisticata, lo smoking nero gli calzava a pennello e metteva in risalto le forme perfette. Era una visione ed Harry per poco non venne soltanto guardandolo.
«Che ci fa lei qui?» chiese tutto tremolante Harry.
«Dimentichi che sono uno dei più famosi pianisti al mondo? Tu stesso l'hai detto.»
Si avvicinava lentamente, come fa un leone con la sua preda, ed Harry indietreggiò. Volse lo sguardo indietro e notò che era quasi arrivato con le spalle al muro; era in trappola.
«N-Non si avvicini.»
«Oppure?» chiese Louis sempre più vicino.
I corpi si toccavano. Il petto muscoloso di Louis era poggiato sul suo ed ogni squisito centimetro della sua erezione premeva contro la sua coscia. Harry mugolò dal piacere e Louis sorrise soddisfatto.
«Così voglioso...»
Si avvicinò ancora ad Harry ed ora solo pochi centimetri li dividevano. Le sue iridi azzurre lo stavano penetrando, cercando di scoprire tutto ciò che era. Il suo cuore palpitava mentre i suoi pantaloni divennero strettissimi dalla vita.
«Non possiamo, signor Tomlinson.»
«Sei impegnato per caso, Harry Styles?»
«I-Io-» provò a parlare Harry, guardandogli le labbra e si morse le labbra. Louis era il diavolo e lui era troppo debole per non cedere alla tentazione di averlo per un po' dentro di lui. Immaginava questo momento da settimane, lo voleva da morire. Bramava di venire con lui per poi rifare tutto daccapo.
«La prego.»
«Mi stai pregando di lasciarti andare o di scoparti, Harry?» chiese Louis sulle sue labbra ed a quel punto Harry scoppiò dalla bruciante passione per quel pianista.
Lo tirò rudemente per i capelli e lo baciò. Il sapore dello champagne mischiato alle sigarette fu letale per Harry affinché cedesse del tutto. Aveva tentato di evitare l'impossibile. Sapeva dalla prima volta che sarebbe successo questo con Louis Tomlinson, nonostante fossero perfetti sconosciuti. Il suo corpo lo desiderava troppo e semplicemente non pensò al dopo.
«Louis!»
«Quanto ho aspettato questo momento, Harry. Mi sono masturbato in continuazione pensandoti, ho cercato i tuoi occhi verdi dappertutto, ho immaginato le tue pareti stringermi così bene. Così bene, Harry» sussurrò Louis direttamente nell'orecchio del più giovane, mordendogli il lobo.
Harry gemette a quelle parole sconce. Si spinse di più contro il suo corpo mentre baciava ferocemente il pianista. Quest'ultimo gli tolse la giacca elegante e la buttò per terra.
«È Gucci!» si lamentò Harry.
«Me ne fotto» ringhiò Louis mentre gli sbottonava freneticamente la camicia di seta nera.
Il petto candido di Harry era ricoperto di tatuaggi ed Louis voleva contarli uno per uno.
«Te l'ho già detto, ma i tuoi tatuaggi mi fanno impazzire.»
All'improvviso Harry si ricordò di due settimane fa, quando l'eccitazione era tanta e qualcuno li aveva interrotti. Non ci sarebbe stata una seconda occasione e forse era meglio non rischiare di nuovo, pensò Harry.
«Louis, dovremmo fermarci.»
Louis, però, gli sorrise. Un sorriso maschio, un sorriso pericoloso, un sorriso che prometteva sesso oltre l'immaginazione del piacere.
«Me ne fotto, Harry. Io ti voglio da morire.»
Lo prese per le cosce e lo costrinse ad incrociare le gambe intorno la sua vita. Le due erezioni strusciarono lascive tra loro e ad entrambi scappò un gemito.
«'no troppo vestiti, ci sono troppi vestiti» farfugliò disperato Harry.
Louis sorrise e gli sbottonò i pantaloni per calarli lungo le gambe lunghe. Erano lisce, magre, avrebbero fatto invidia a qualsiasi modella.
«Le tue cazzo di gambe mi stanno uccidendo.»
Harry arrossì ed il pianista gli tolse gli stivaletti indecenti che indossava, ma poco gli importava in quel momento.
«Voglio scoparti in ogni modo possibile, oh dio!»
«Cazzo Louis!» imprecò Harry eccitato.
Il liscio passò una mano sopra i boxer umidi del giornalista.
«Cazzo, sei così bagnato. Ora ci penso io a te» gli promise.
Tolse le sue mutande lentamente e le lasciò scorrere lentamente lungo le cosce. Ora Harry era completamente nudo mentre Louis indossava ancora i pantaloni.
Baciò il suo petto, succhiando i capezzoli e marchiando la pelle. Harry infilò le mani nei suoi capelli, tirandoli e pregandolo di continuare quella dolce discesa. Arrivò al suo ombelico e infilò la lingua dentro.
«Dio buono!»
Louis sorrise e morse la pelle sensibile sotto l'ombelico. Scese sempre di più con baci e carezze fino ad arrivare alla promettente erezione. Lasciò delicati e leggeri baci su di essa fin quando la inglobò tutta. Il piacere per Harry fu talmente tanto che gridò.
Il pianista continuò a succhiare ed a leccare lungo tutto l'asta ed il giornalista si inarcò di fronte a tanto piacere; Louis gli stava facendo vedere le stelle e tutto il fottuto cosmo.
«S-Smettila o v-verrò» l'avvertì Harry e Louis si staccò con un rivolo di saliva che ancora li univa.
«Girati» gli ordinò Louis ed Harry si girò, obbedendo. Lui non era mai stato così conciliante con nessuno e per nessun motivo. Louis era la sua eccezione.
Un morso leggero sulla sua natica lo fece destare dai suoi pensieri. Sentì della saliva scivolare dentro di lui quando una lingua lo penetrò precisa. Chiuse gli occhi, gemendo forte, ed il rosso invase la sua vista. Mai nessuno in vita sua l'aveva fatto godere così tanto.
Louis continuò a penetrarlo con la lingua mentre aggiunse due dita. Il piacere fu fatale per Harry, che venne rovinosamente. Il pianista tolse le dita e le leccò. Girò Harry, che era ancora esausto per l'orgasmo appena avuto, e lo guardò negli occhi. C'era qualcosa di diverso nei suoi occhi che Harry non seppe identificare.
«Ora ti fotterò nell'abitacolo stretto di questo bagno» lo avvertì Louis, indossando il preservativo ed entrò dentro di lui con un'unica spinta decisa e forte.
«Ah!» urlò Harry dal dolore e dal piacere.
Louis si fermò per un paio di minuti e dopo uscì per poi rientrare. Prese un ritmo sempre più incalzante e si beò dei gemiti rumorosi e rochi di Harry.
«È così bello stare dentro di te» ansimò Louis ed il giornalista si morse le labbra a sangue mentre sbatteva la testa contro il muro per placare in qualche modo il suo piacere. Era succube della più carnale e peccaminosa delle passioni, ma non riusciva e non voleva smettere di sentirsi così. Gli sembrare di toccare il cielo con un dito e la mente era libera da qualsiasi pensiero.
«Più forte Louis, ti prego.»
Louis ringhiò e spinse ancora di più fin quando sentì una pressione ai lombi.
«Sto venend-Ah!»
«Anch'io Harry.»
Vennero all'unisono, Louis nel preservativo ed Harry contro il suo stomaco.
Louis poggiò la sua fronte contro il petto sudato e sporco di Harry in debito di ossigeno. Il giornalista chiuse gli occhi e poggiò la testa al muro, anche lui senza abbastanza ossigeno nei polmoni. L'orgasmo l'aveva travolti come un fiume in piena.
«È stata la miglior scopata della mia vita» sussurrò Harry nei capelli del pianista.
Dopo un tempo che parve infinito, Louis uscì dal corpo di Harry e quest'ultimo si pulì il petto sporco con la carta igienica. Non si dissero niente nonostante il giornalista aveva visto Louis tentare di farlo, ma lui non voleva. Avevano scopato, ora era tutto finito. Allora perché il cuore faceva così male per una scopata qualunque?
Per la miseria, aveva anche tradito Nick in un certo senso!
Indossò frettolosamente gli abiti e si ravvivò i capelli con una mano.
«Harry...»
«No Louis, abbiamo scopato. Va bene così, mi hai avuto, ma finisce qui la cosa. Buona serata.»
Harry si richiuse la porta alle spalle sentendo Louis imprecare e battere pugni sul muro.
Si ripromise di non avere più scopate occasionali.
Raggiunse il salone e Liam gli corse incontro con un cipiglio tra il preoccupato e il furioso. Un bellissimo ragazzo dai capelli corvini e gli occhi ambrati era accanto a lui. Lo riconobbe: era il ragazzo che andò da Louis quella sera in cui stava quasi per fare sesso con lui.
«Dove cazzo sei stato?! Harry, pensavo ti fosse successo qualcosa! Sono due ore che ti cerco costantemente!»
«Scusa Liam, ma ero al bagno. C'erano tante persone, lo sai.»
Liam annuì ed Harry pregò che il ragazzo accanto a lui non gli avesse detto di lui e Louis.
«Oh, che sbadato! Lui è Zayn. Zayn, lui è quella testa di cazzo che mi ritrovo come migliore amico: Harry.»
Zayn lo fissò per qualche secondo come se da un momento all'altro potesse sbottare: «lo conosco già. L'ho sorpreso a scopare con Louis Tomlinson!», ma non disse nulla.
Gli diede la mano, sorridendo.
«Piacere. Zayn.»
«Piacere mio. Harry.»
Sciolsero la stretta di mano e presero posto poiché era iniziato il classico discorso d'apertura del The New York Times.
Dean salì emozionato sul palco e venne accolto da migliaia di applausi.
«È un piacere avervi tutti qui oggi. È una serata speciale per il nostro giornale e ringrazio tutti per la vostra presenza qui oggi. Un ringraziamento speciale va ai nostri ospiti d'onore: la creatrice di Vogue Anna Wintour, lo stilista di Gucci Alessandro Michele, le presenze illustre di Stevie Wonder e di Beyoncé, i coniugi Barack e Michelle Obama, l'attrice Angelina Jolie ed il principe del Galles Henry. Per noi è un onore avervi qui. Ho saltato volutamente un ospite perché ora sarà proprio lui a dare il via ufficiale con una sinfonia creata da lui. Signore e signori, accogliamo con un applauso Louis Tomlinson!» disse Dean e la gente applaudì eccitata.
Il cuore di Harry palpitava velocemente mentre Louis suonava. Era talmente bravo che era stato capace di zittire tutti e di lasciarli a bocca aperta. Dolci note invasero l'enorme sala ed il giornalista chiuse gli occhi, godendosi la musica di Louis. Immaginò lui nudo seduto sul divano mentre Louis suonava per lui. La musica finì e con lei anche il suo sogno. Si spaventò ed aprì gli occhi di botto, incrociando lo sguardo ardente del pianista. Louis lo fissava nonostante le altre persone stessero applaudendo lui, ma non gli importava. Il più piccolo aprì la bocca, fissandolo spaventato.
«Ti ringrazio Louis per la tua fantastica esibizione! È stata a dir poco perfetta! Dopo questo, signori e signore, vi auguro un buon proseguimento di serata. Un ultimo applauso per Louis Tomlinson!»
Louis ringraziò tutti con un gesto della mano e scese dal palco, portandosi una mano sull'addome. Harry lasciò il suo posto quando lo vide avvicinarsi e si confuse nella folla. Quando uscì fuori, respirò sollevato e cacciò una Marlboro dal suo pacchetto. Inalò il fumo lentamente e chiuse gli occhi, godendosi il momento.
Aveva scopato con Louis Tomlinson. Che cazzo aveva fatto?
Se ne stava pentendo, era stato un totale incosciente. Era stato totalmente irrazionale. Louis non si era arreso ed era riuscito nel suo intento.
«Ne hai una da offrirmi per caso?»
Harry scattò la testa e si girò verso la voce composta e maschile che aveva parlato. Era il ragazzo di Liam, Zayn.
«Certamente.»
Sfilò un'altra sigaretta dal pacchetto e la offrì al ragazzo.
«So cosa è successo tra te e Louis.»
«Cosa?» chiese spaventato Harry.
«Me l'ha detto Louis, siamo migliori amici.»
«T-Tu lo dirai a... Liam?» chiede spaventato.
«No, stai tranquillo. Il tuo segreto è al sicuro con me, ma dovresti dirglielo. È il tuo migliore amico.»
«Lo so, ma non capirebbe.»
«Non ha mai avuto una scopata occasionale?»
«Io non l'ho mai avuta, per questo non capirebbe. Non è stata una cosa razionale per me, capisci?» domandò Harry disperato.
Zayn sembrava stupito dalle parole di Harry. Louis era stata la sua eccezione in tutto.
«Louis è la tua eccezione, quindi?»
«Louis è stata la mia eccezione. Non ricapiterà mai più.»
Si sentì un fruscio, come se qualcuno avesse calpestato per sbaglio un legnetto. I due si girarono e videro il pianista.
Quando parli del diavolo e spuntano le corna, pensò Harry.
«Zayn, puoi lasciarci soli? Per favore.»
Il ragazzo in questione annuì e dopo averli salutati, se ne andò. Rimasero da soli nel buio della notte con la sola luce della luna e del lampione vicino ad illuminare i loro volti. Louis aveva gli occhi lucidi e dilatati per l'ebbrezza e le labbra erano lucide di saliva.
«Perché sei scappato via?» chiese disperato Louis.
«C'era qualcosa di cui avremmo dovuto parlare per caso, Louis?»
«Sì che c'era, lo sai tu e lo so io. L'attrazione che proviamo-» ma prima che potesse continuare il suo discorso, Harry lo interruppe.
«Non c'è nessuna attrazione, Louis.»
«Cosa?» chiese alterato Louis. «Non puoi negare l'evidente attrazione tra di noi, cazzo! Non puoi dirmi che quando ti ho toccato, quando ti ho baciato, a te non sia venuta la pelle d'oca! Sii onesto!»
«Era solo una scopata, Tomlinson. Io-Io sto già con qualcuno.»
Quelle parole bloccarono Louis, completamente. Si sentì come se gli avessero buttato una secchiata d'acqua gelida in pieno inverno. Si sentì calpestato, raggirato.
«Tu, cosa?!»
«Non stiamo proprio insieme, ci stiamo frequentando. È stato disonesto da parte mia lasciarmi andare alla lussuria, lui non lo merita.»
«Chi è?» chiese solamente Louis con un tono gelido.
«Non ti importa.»
«Dimmelo.»
«Nicholas Grimshaw.»
Quelle parole furono benzina sul fuoco che divampava dentro di lui. Conosceva quel fottuto radiofonico, era la sua nemesi numero uno poiché l'aveva sempre screditato nonostante non lo conoscesse ed ora aveva scoperto chi fosse il ragazzo che stava frequentando, colui che riempiva di complimenti durante la trasmissione che il ragazzo conduceva al mattino. Incassò il colpo, annuendo amaramente e stringendo le labbra.
«Bene, allora buona vita.»
Harry aprì la bocca scioccato e Louis se ne andò, lasciandolo solo.
Era una sua impressione o Louis era davvero geloso?
Scosse la testa. Era ridicolo. Loro due avevano soltanto scopato e Louis non credeva affatto nell'amore.
[...]
Harry e Nick stavano bevendo un frapuccino in totale tranquillità. Il radiofonico aveva baciato a lungo il riccio e si era scusato con lui per la sua assenza al gala. Harry si era limitato a tranquillizzarlo mentre i sensi di colpa s'impossessavano di lui. Okay, lui e Nick non stavano propriamente insieme, ma si sentiva come se l'avesse tradito comunque.
«Allora Haz, come è andato questo gala? Scommetto che Dean si è emozionato» ridacchiò Nick.
Harry gli sorrise falsamente e annuì alle sue parole.
«Sì, conosci Dean ormai. Per il gala... è filato tutto liscio.»
«Be' a parte Tomlinson» affermò Nick irritato.
Il cuore di Harry perse un battito, per poi perderne altri mille. Nick aveva scoperto tutto? Ma come?
«C-Cosa?» balbettò.
«Non è stato Tomlinson ad iniziare il gala con quella lagna?»
«Lagna? Louis Tomlinson è stato eccellente, Nick!» ribatté stizzito.
«Non capisco perché tutti lo sopravvalutino così tanto. Non è mica Beethoven, per la miseria!» imprecò Nick.
Harry lo fissò con un cipiglio in volto e non rispose alla sua assurda affermazione. Ciò che aveva detto era insensato. Louis Tomlinson era un illustrissimo pianista e meritava ogni singolo riconoscimento, dal primo all'ultimo.
«Basta parlare di Tomlinson» tagliò corto.
«Sì, hai ragione. Mi chiedevo se ti andasse di venire a cena a casa mia e magari potresti dormire da me.»
A quella richiesta tanto innocente Harry sapeva che celava qualcos'altro tutt'altro che innocente: Nick voleva scopare con lui, ma lui non poteva farlo subito, almeno non dopo aver scopato con Louis.
«I-Io-»
La porta del negozio si aprì ed una folata di vento freddo raffreddò il locale. Lo sconosciuto si ravvivò i capelli e sollevò la testa. Era Louis.
Harry spalancò gli occhi incredulo e Nick, incuriosito, si girò a vedere chi fosse. Quando vide Louis, fece una smorfia tremenda e si inorridì.
«Non ci posso credere, è una persecuzione!» si lamentò Nick, ma Harry non aveva ascoltando nemmeno una mezza parola. La sua attenzione era tutta sul pianista, che ricambiava il suo sguardo con uno carica di passione e... rabbia? Si chiese Harry.
Sì, Louis sembrava arrabbiato -o meglio infastidito. 'Ma perché?' si domandò ancora il giornalista.
Vide che avanzava verso il suo tavolo e il panico s'impossessò di lui. E se Louis avesse detto a Nick che loro due avevano scopato?
«Ciao Harry, ciao... Nick» sputò velenoso Louis.
«Ciao Louis» gli sorrise fintamente Harry.
«Louis Tomlinson, che onore! È da quando uno come te va da Starbucks?» chiese sarcasticamente Nick.
«Uno come lui?» mormorò confuso il giornalista.
«Sì, uno come lui. Uno che non esce mai di casa salvo per andare a lavorare. Scommetto che scopi i modelli che riesci a rimorchiare in casa tua!»
Quelle parole furono una secchiata d'acqua gelida per Harry, che sbarrò gli occhi senza dire una parola.
Sapeva che non poteva di certo stare da solo, aveva i suoi bisogni, ma sapere che fosse uno dei tanti faceva un po' male, soprattutto quando aveva creato un'immagine di uomo freddo e calcolato su di lui. Scosse la testa, cercando di fermare quel flusso di pensieri. Non gli importava di cosa Louis faceva.
«Ma tu che cazzo ne sai, mh?» ribatté acido Louis. «Vivi con me per caso? Tu non mi conosci, Grimshaw. Non sai niente di me.»
Nick stava per rispondere, ma Harry lo interruppe, dicendo: «Andiamocene, Nick.»
Il radiofonico fece un saluto di scherno al pianista e se ne andarono. Harry poté giurare di aver sentito Louis chiamarlo un paio di volte, ma lo ignorò bellamente.
[...]
Kendall Jenner era una ragazza vivace, iperattiva e molto schietta e, suo malgrado, Harry poté notare che si trattavano di caratteristiche di famiglia. Le sorelle Kardashian-Jenner si muovevano frenetiche nella grandissima e sfarzosa villa di Kris Jenner, l'ape regina di quella dinastia. Kim stava giocando con North e Saint insieme a suo marito Kanye, che non aveva rivolto neanche mezza parola ad Harry da quando aveva messo piede in quella casa. Khloé e Kourtney stavano facendo vari fotografie insieme e parlavano calorosamente di qualcosa come la nuova palette di Dior. La madre era seduta al tavolo a mangiare macedonia e la sorella minore, Kylie, era accucciata con il suo fidanzato sul divano.
'All'apparenza una famiglia normale, che, però, crea scandali che finiscono direttamente in prima pagina' pensò Harry.
Si risvegliò dal suoi pensieri grazie allo schiocco di dita fatto dalla sua migliore amica.
«Vuoi rimanere lì imbambolato per caso? Mi avevi promesso che mi avresti aiutato a scegliere i vestiti per il servizio di domani! Andiamo!»
Kendall tirò per la manica Harry ed insieme salirono al piano di sopra dopo che Kim dedicò loro uno sguardo malizioso. Come se a lui potessero interessare minimamente le donne.
La stanza di Kendall era in disordine e grande quanto tutto il suo appartamento. Si sedette sull'enorme poltrona fucsia vicino all'armadio mentre la ragazza prendeva dalla sua enorme cabina armadio tutti i vestiti e li lanciava sul letto matrimoniale.
Variavano dalle ultime creazioni di Moschino a quelle di Armani e per Harry fu davvero difficile sceglierne uno solo tra tutto quel ben di Dio. Erano tutti meravigliosi.
Kendall uscì dalla cabina armadio completamente nuda e non sembrava nemmeno un po' a disagio di fronte ad Harry. Lo faceva parecchie volte, come il giornalista d'altronde. Le gambe lunghe e magrissime erano lisce e lucide mentre non aveva nemmeno un po' di pancia ed era completamente priva di seno.
«Fai come se non ci fossi, eh!»
«Tu stai sempre nudo quindi taci. Inoltre devo provare il vestito che sceglierai per me.»
Harry fissò attentamente i vestiti e dovette ammettere che il vestito di Gucci erano superbo come sempre.
«Gucci.»
«Perché non mi stupisce?» chiese ironica Kendall.
«Mi conosci ormai, piccola.»
La modella si infilò velocemente il vestito e dopo si diresse verso le scarpe.
«Come va con Alfredo?»
«Benissimo, Haz! Siamo stati benissimo e poi è parecchio dotato lì sotto! Domani ritorna da Londra e ci vedremo per mangiare una pizza insieme. Mi piace davvero, sento che è quello giusto.»
«Lo dicevi anche con il pugile, ma guardati ora.»
La ragazza scelse un paio di tacchi a spillo rossi di Christian LouBoutin e si diresse verso il mobile bar.
«Con Alfredo è diverso, tutto lo è. E tu? Con Louis come procede?» chiese curiosa la modella bevendo cognac pregiato.
«Abbiamo scopato.»
Kendall sputò il distillato a terra e fissò incredula l'amico.
«Cosa? Perché non me l'hai detto prima, razza d'idiota?!»
«Non mi sembrava una cosa tanto importante.»
«Non ti sembrava una cosa tanto
importante?» ripeté incredula Kendall. «Tu hai scopato con Louis Tomlinson, l'uomo più sexy del pianeta, e non è una cosa tanto importante? Sei completamente folle!»
«Non mi andava di parlarne, stop.»
«Allora c'è qualcos'altro dietro, Haz...»
«Non iniziare con le tue solite scene romantiche! Tra me e Tomlinson non c'è niente!»
«Stai facendo tutto tu, Haz caro. E poi io non ho mai affermato questo, quindi stai cercando di convincere me o te stesso?»
Harry capì di essersi fregato con le sue stesse mani. La sua migliore amica era molto testarda e se si impuntava su una cosa, difficilmente cambiava idea.
«Oh, volevo dirti una cosa! Mia sorella Kim vuole organizzare un'altra mega festa» disse roteando gli occhi per poi alzarli al cielo. «Ti va di venire? Dai Haz, puoi portare anche Nick» concluse piagnucolando.
«Okay okay, verrò. Basta che la smetti di piagnucolare, mi urti» sbuffò Harry.
Kendall strillò felice e l'abbracciò forte, ringraziandolo parecchie volte. Harry le sorrise e si ritenne fortunato di avere Kendall Jenner nella sua vita.
[...]
Harry scriveva velocemente l'articolo dell'intervista di Louis per il giornale. Nonostante non spettasse a lui, aveva scelto di farlo di sua spontanea volontà poiché era stato lui ad intervistarlo. Ogni parola che scriveva sul computer lo riportava a quel pomeriggio, a quel bacio focoso che si erano scambiati e a quella quasi scopata. I ricordi gli annebbiavano la mente e gli riempivano il cuore, nonostante lui provasse in tutti i modi a dimenticarlo. Si sentiva frustato e confuso, non sapendo come risolvere la situazione.
Sentì bussare e Molly entrò seguita da Liam.
«Signor Styles, il signor Payne vorrebbe parlare con lei.»
«Certamente, fallo entrare. Puoi andare, Molly.»
La ragazza accennò un saluto e se ne andò. Restarono solo lui e Liam. L'amico si sedette sul divanetto di fronte al suo e si versò un bicchiere di un distillato preso dal mobile bar.
«No ma fai pure, Liam» disse sarcasticamente Harry.
«Oh non essere noioso, Haz! Sono il tuo migliore amico!»
Harry sorrise ed annuì.
«Per sfortuna oserei dire. Comunque che ti serviva?»
«Louis Tomlinson.»
Il cuore di Harry aumentò di moltissimi battiti e il panico si impossessò di lui.
«I-In che s-senso?» balbettò.
«L'intervista che hai fatto ha bisogno di un servizio fotografico esclusivo quindi devi contattare Tomlinson.»
«N-Non p-posso.»
«E perché mai? So che sei timido, ma a noi servono davvero quelle foto e-»
«Non posso perché io e Louis abbiamo scopato» sbottò Harry tutto in un fiato.
Liam lo fissò, sgranando gli occhi e spalancando la bocca. Un silenzio assordante si fece spazio in quella stanza ed Harry si sentì tremendamente in colpa.
«Perché? Perché non me l'hai detto prima?» chiese deluso Liam.
«Io avevo paura che potessi giudicarmi come uno facile. Io non ho mai avuto scopate occasionali.»
«Io non ti avrei mai giudicato, Haz. Non quando anch'io ne ho avuta qualcuna, quindi non azzardarti a nascondermi mai più nulla.»
Harry annuì deglutendo. Aveva sbagliato a nasconderlo a Liam, era il suo migliore amico.
«Kendall... lo sa?»
Sapeva che se avesse detto a Liam che Kendall lo sapeva, lui probabilmente non l'avrebbe parlato più, ma non voleva più dirgli bugie.
«Sì, mi dispiace tanto.»
«Va bene Harry, ma non mentirmi più. So che Kendall è una donna e forse sa aiutarti meglio in queste faccende, ma io sono il tuo migliore amico okay?»
«Sì Liam, lo so.»
«Dunque tu e Tomlinson avete scopato.»
«Sì» ammise sussurrando.
«Quando?»
«Al gala, nei bagni.»
«Ecco perché io e Zayn non riuscivamo a trovarti.»
«Stavamo per scopare quando la sera del giorno dell'intervista sono tornato di nuovo alla Juilliard perché avevo dimenticato il cellulare lì e Tomlinson mi ha chiamato.»
«E perché non l'avete fatto quella volta?»
«Zayn ha bussato alla porta ed io sono scappato via.»
Liam annuì. Probabilmente sapeva che Zayn era il migliore amico di Louis.
«Dopo che avete scopato che cosa è successo?»
«Niente. Me ne sono andato via, ma lui è venuto da me e sosteneva che provassimo attrazione l'uno per l'altro. Io ho smentito tutto.»
«Perché? Non provi attrazione per lui?»
«Sto frequentando Nick, Liam. Non sarebbe giusto.»
«Ma non provi nulla per Nick! Tomlinson, per quanto non mi piaccia, è riuscito a scoparti con una sola volta che vi siete visti perché sei attratto da lui.»
«Terribilmente Liam, terribilmente» ammise Harry.
«Cosa ti frena?»
«Non posso, non dopo quello che gli ho detto.»
«Ma questo servizio fotografico potrebbe essere l'occasione giusta per parlare.»
«D'accordo Liam, lo farò.»
Liam fece un pugno vittorioso ed Harry sorrise.
'Allora a noi due, Louis' pensò il giornalista.
Liam uscì, dicendo di dover finire alcuni lavori. Il riccio chiamò Louis al telefono con il cuore in mano. Non sapeva la reazione che Louis avrebbe avuto. Poteva esserne contento come poteva esserne furioso, sbattendogli il telefono in faccia.
"Pronto?"
"Ciao Louis, sono-"
"Harry" affermò sorpreso Louis.
"Sì, sono io. Volevo chiederti se fossi disposto a fare uno servizio fotografico per l'intervista che hai tenuto per il giornale."
Una nota di tensione era palpabile nella voce di Harry, ma entrambi preferirono ignorarla.
"Accetto. Lo faccio solo perché devo vederti. Non ce la faccio più" ammise Louis.
Harry si emozionò a quelle parole e si sentì confuso. Lui mancava a Louis Tomlinson, cazzo.
"L-Louis..."
"Harry, dimmi che ti manco anch'io."
"N-Non posso."
"Puoi invece. Dimmelo" insistette Louis.
"Mi manchi, Louis. Mi manchi da morire" ammise Harry.
"Sei entrato nella mia mente e non riesco a farti uscire. Ho provato di tutto, ma tu sei sempre là, come un chiodo fisso."
"Louis, io-"
"Sono libero domani pomeriggio per il servizio. Tu sei impegnato?" lo interruppe l'altro.
"I-Io... sì, certo."
"Allora a domani, Harry" lo salutò Louis e chiuse la telefonata.
Harry era tremendamente eccitato per via dell'incontro di domani e della voce sensuale di Louis. Per questo motivo si sentì un adolescente in calore quando si masturbò pensando a lui.
Gli mancava, tutto di lui gli mancava. Gli mancava quella passione che lo bruciava vivo, infiammandolo tutto. Gli mancava lo sguardo liquido e gelido di Louis, le mani esperte che esploravano saccenti il suo corpo come mai nessuno aveva fatto. Gli mancava essere riempito dal corpo di Louis, portandolo direttamente in paradiso. Gli mancava e basta.
E con quei pensieri in testa, Harry venne copiosamente nella sua mano e con gli occhi blu di Louis nella mente.
[...]
Il giorno dopo arrivò troppo in fretta per i gusti di Harry, totalmente nel panico. Odiava che Louis avesse simile potere su di lui. Per la miseria avevano soltanto scopato!
Sistemò freneticamente la camicia e lisciò ossessivamente la giacca. Aveva indossato un completo Burberry dalla stampa classica e sistemato i capelli come meglio aveva potuto, nonostante fossero talmente ribelli da risultare comunque disordinati. Sbuffò. Indossò poi gli stivaletti neri di pelle, lucidi e di Yves Saint Laurent. Erano leggermente consumati sulla punta, ma lui li amava troppo per disfarsene. Erano in assoluto i suoi preferiti e non aveva avuto il tempo di fare shopping per comprarsene un paio nuovo.
«Haz, sei pronto? Faremo tardi!» urlò Kendall.
Aveva chiesto all'amica di accompagnarlo poiché sarebbe stato il fidanzato a fare le foto a lui. Alfredo era stato disponibile a farle con così poco preavviso, nonostante avesse altri appuntamenti.
«Che cazzo!» imprecò Harry a Kendall.
La modella scoppiò a ridere appena vide l'espressione irritata e terrorizzata dell'amico.
«Cosa trovi di così divertente da ridere così?» chiese irritato.
«Tu, la tua faccia. Sei talmente terrorizzato! Quell'uomo ti tiene per le palle!» osservò divertita.
«Vaffanculo Kendall Jenner!»
Kendall ridacchiò ed annuì.
«Ehi stronzetto, se non fosse stato per me e il mio fidanzato, tu saresti senza fotografo e addio Tomlinson!»
Harry grugnì e si avviò verso la porta, indossando il cappotto nero.
Kendall uscì con lui e si avviarono verso la Range Rover del ragazzo.
Alcuni paparazzi nascosti tra i cespugli scattarono foto, ma li ignorarono ed entrarono nell'auto. Harry attivò l'aria condizionata e partì a tutto gas.
«Ti piace davvero questo Tomlinson, eh?»
«Mi piace come mi scopa» constatò Harry.
«Che maiale, Styles! E come ti scopa?»
Era di natura un po' impicciona quindi la sua curiosità quasi morbosa sulla vita sessuale del giornalista aumentò a dismisura.
«Scopa da dio! È molto dotato ed ha una resistenza che -ma perché sto parlando di queste cose con te?» sbottò nervoso Harry.
«Sei talmente spaventato che parli della tua vita sessuale pur di non pensare che tra poco rivedrai Louis!»
«Cazzo, sì» ammise Harry.
«Haz, a parte le cose scherzose che ci diciamo, a te piace davvero?»
Il respiro si bloccò come i battiti del suo cuore. La sua mente cercò di elaborare le risposte più razionali, ma il cuore diceva una sola risposta ed era quella più vera.
«Io, credo -sì» ammise infine.
«Haz, io sono contenta se ti piaccia qualcuno, ma ho fatto ricerche su di lui. Non è affidabile. Ha tradito spesso i suoi compagni, gli stessi che usava solo per il sesso. Si limitava a portarli alle serate ufficiali ed apparire con loro per la città, ma tutti hanno affermato la stessa cosa: Louis Tomlinson li usava per il sesso e comprava loro dei regali costosi per tenerli a bada.»
Il mondo gli crollò addosso e quasi non pianse. Sapeva che il mondo di Louis ruotava intorno al sesso e alla musica, non era per le storie serie e mai lo sarebbe stato.
«Lo so, lo so. Io... voglio solo scopare con lui, ecco. Voglio divertirmi.»
«Ti scotterai, Harry» lo avvertì Kendall.
Harry non rispose e parcheggiò. Erano arrivati alla Juilliard, dove Louis avrebbe fatto il servizio fotografico.
Entrarono velocemente nell'enorme palazzo e Kendall fu fermata da un paio di fans, ma la sosta fu breve e riuscirono ad arrivare nella classe di Louis in poco tempo. Bussarono ed entrarono.
Louis indossava un completo blu cobalto che risaltava i suoi occhi e marcava le sue forme. Harry dovette distogliere velocemente lo sguardo per non avere un'erezione seduta stante.
I capelli erano leggermente disordinati e lo rendevano ancora più sexy insieme alla barba incolta.
«Benvenuti. Lei deve essere Kendall Jenner, tanto piacere. Io sono Louis Tomlinson» dichiarò porgendole la mano in segno di presentazione.
Kendall gli diede restia la mano ed Harry arrossì.
«Possiamo iniziare se volete» disse Alfredo al gruppo.
«Certamente» rispose Louis.
Il fotografo iniziò a fare scatti, istruendo Louis sulle pose e le varie espressioni.
«Sì, così. Sposti soltanto leggermente il braccio verso il basso e guardi verso la fotocamera.»
Louis fece come istruito da Alfredo, ma guardò Harry. Gli occhi luminosi e freddi del pianista furono fatali per Harry. Sentì una morsa allo stomaco mentre un sentimento a cui non volle dare il nome si fece spazio in lui. Tutto intorno si annullò e per un solo attimo esistettero solo loro nel mondo. Lo sguardo lussurioso e voglioso gli provocò un brivido per la schiena e fu Kendall a rompere il legame tra i loro sguardi.
«L'hai notato?» sussurrò.
«Cosa?» chiese Harry, distogliendo lo sguardo da Louis e guardando l'amica.
«Non ti ha tolto gli occhi di dosso per tutto il servizio.»
Quella verità così cristallina lo sconvolse e fissò Louis senza parole.
«Abbiamo finito, signor Tomlinson» esclamò Alfredo stringendogli la mano.
Controllò se le foto fossero riuscite bene e conservò l'attrezzatura.
«Io vado. Kendall, Harry, venite?»
«Certamente» disse Kendall maliziosa, ma quando Harry stava per rispondere, Louis lo anticipò: «Il signor Styles resta qui.»
I due se ne andarono, lanciando uno sguardo più che eloquente ad Harry.
Il giornalista li fissò, ma quando si girò, si ritrovò steso sulla scrivania.
«Non ce la faccio più.»
Louis strappò famelico la giacca e i bottoni della camicia del giovane volarono mentre tentava in tutti i modi di slacciare gli stivaletti.
«L-Louis.»
«Ti prego, dimmi che lo vuoi anche tu.»
«Fottimi» lo pregò.
Louis sorrise pericolosamente e baciò il petto corposo di Harry mentre gli sfilava la giacca e la camicia, lanciandoli a terra.
«B-Baciami Louis.»
Il pianista non se lo fece ripetere due volte e lo baciò famelico ma delicatamente. Si assaporarono lentamente e Louis morse delicatamente il labbro inferiore del più giovane.
«Sei talmente bello...»
Il cuore di Harry aumentò di parecchi battiti tanto che rischiò di farsi venire un infarto.
«Cazzo» esclamò eccitato il giornalista.
Succhiò i capezzoli vogliosi del riccio fino a renderli rossissimi e gonfi. Slacciò i pantaloni dal taglio classico e li lanciò a terra insieme ai boxer. Harry era completamente nudo e alla mercé del pianista.
Il giovane ribaltò la situazione e si ritrovò a cavalcioni sul corpo mascolino dell'altro.
«Cosa mi stai facendo» mugugnò eccitato Louis.
Harry sorrise malizioso e intrecciò per un attimo le sue mani con quelle di Louis.
Spogliò il pianista e Louis infilò due dita nella bocca di Harry.
«Succhia» ordinò eccitato.
Il riccio succhiò le dita con più saliva del dovuto, guardando il liscio negli occhi.
«Cristo, tu mi fotti il cervello!» imprecò Louis.
Cacciò le dita dalla bocca e le infilò delicatamente nell'orifizio del giovane per prepararlo mentre riprese a succhiare i capezzoli del giovane.
Harry gemette, urlando per il troppo piacere. Era vicino all'orgasmo per la dolce tortura a cui Louis lo stava sottomettendo.
«F-Fermati, o verrò» lo avvisò.
Louis tolse le dita e le leccò prima di masturbarsi un po' per prepararsi.
«Cavalcami. Realizza questo mio desiderio, ti prego.»
Harry annuì e lo accolse dentro di sé. All'inizio stette fermo per abituarsi alla presenza di Louis e dopo un po' iniziò a muoversi lentamente.
Louis gemette eccitato e gli rifilò una sculacciata ed il cazzo di Harry pulsò per l'eccitazione del gesto.
Prese a muoversi velocemente mentre gettò il capo all'indietro ed inarcò la schiena, offrendo il petto a Louis. Quest'ultimo riprese la sua precedente occupazione mentre di tanto in tanto lo sculacciava come per premiarlo. Raggiunsero l'orgasmo ed Harry notò che Louis non aveva usato il preservativo quando sentì il caldo e vischioso seme dell'altro colare tra le sue natiche.
«Non hai usato il preservativo» disse stordito Harry.
«Cazzo, mi sono dimenticato. Io sono pulito. Mi dispiace comunque» si scusò.
«Fa niente. Anch'io sono pulito.»
Louis annuì ed uscì dal corpo di Harry. Lo abbracciò da dietro, passandogli la mano destra per il torace. Lo stomaco di Harry brontolò e lui morì dalla vergogna mentre Louis ridacchiò.
«Hai fame?»
«Sì» confessò.
«Ti va di venire con me da Pino's? Prendiamo una pizza. Sono buonissime ed italianissime.»
«Sembra quasi una filastrocca per bambini» lo schernì affettuosamente Harry.
Louis annuì ridendo e lo incoraggiò ad alzarsi con un colpetto alla coscia nuda. Si vestirono velocemente e quando Harry notò una macchia di sperma sulla scrivania, arrossì a dismisura.
«Ti imbarazzi, Harold?»
«Non sono imbarazzato ed il mio nome Harry non è un'abbreviazione» disse stizzito.
«Come dici tu, Harold.»
Harry grugnì infastidito e indossò il cappotto, uscendo a grandi falcate dall'aula. Il corridoio era completamente deserto e buio, privo di qualsiasi rumore o persona. Sembrava quasi abbandonato.
«Dev'essere saltata la luce» osservò Louis. «Dammi la mano, ci sono io con te.»
Quelle parole piene di sfaccettature riempirono di dubbi la testa di Harry.
E dovette notare dolorosamente che più conosceva Louis, più la sua testa era piena di quesiti senza risposta.
[...]
Pino's era un locale lussuoso ed enorme. I lampadari di cristallo riflettevano il loro bagliore sui tavoli di legno noce. Era gremito di persone e i camerieri trotterellavano da tavolo in tavolo. Il loro tavolo era il più appartato e godevano di un'ottima vista su Times Square. Il locale era a tre piani e loro si trovavano all'ultimo. Era famoso e Louis era riuscito ad avere un tavolo con così poco preavviso poiché il proprietario, Giuseppe, abbreviato Pino, era un suo caro amico.
La cameriera arrivò al loro tavolo ed Harry l'osservò per bene. Era bassa ma molto corposa. I seni prosperosi erano evidenziati dalla camicia bianca e si intravedevano dalla scollatura. La gonna fasciava la vita ad ape e i fianchi morbidi. Una chioma lucente dorata le ricadeva sulla schiena e gli occhi verdi erano ricoperti di trucco. Era bellissima.
Louis lo vide osservare la cameriera così minuziosamente e contrasse la mascella, irritato.
«Salve, sono Marylin e sono la vostra cameriera. Cosa posso portarvi?» chiese, portandosi una ciocca bionda dietro l'orecchio e sorridendo cortesemente ad Harry.
«Per me una pizza Diavola» disse Harry sorridendo e Louis era così geloso che mostrasse le sue preziose fossette a quella.
«Per me la stessa cosa» sputò velenoso.
La ragazza lo guardò confusa, ma non disse nulla. Scrisse tutto e si congedò dai due.
«Ti piacciono le donne, Harry?»
«Cosa?» chiese confuso.
«Ho chiesto, ti piacciono le donne?» ripeté a denti stretti.
«No. Sono gay, Louis» negò timidamente.
«Allora perché la fissavi in quel modo?»
«In che modo l'ho fissata?» chiese curioso.
«Come se la desiderassi» confessò irritato.
Harry lo fissò divertito per una manciata di secondo e chiese: «Sei geloso, Louis?»
«Cosa? Pft, no» negò nervosamente Louis.
«Oh, okay allora.»
Entrambi sapevano che aveva mentito ed Harry ne fu divertito. Louis Tomlinson geloso di lui, uno spettacolo senza prezzo.
Le pizze arrivarono e i due parlarono di più e del meno.
«Come va con quello sbruffone?» chiese Louis, storcendo il naso.
Harry si ricordò che stava frequentando con Nick solo in quel momento.
«Nick...»
«Esatto.» esclamò trionfante.
«Ti diverte la cosa, stronzo?»
«Da morire. Tu sei troppo per quella merda vivente.»
«E con cui dovrei stare? Con te?» chiese ironicamente.
«Sì» rispose sicuro Louis.
«Sei la persona più arrogante che conosca, Louis Tomlinson!»
«Forse, ma sarai mio Harry Styles.»
«E che farai? Mi comprerai auto costose per tenermi buono mentre mi tradisci?» chiese Harry e Louis sgranò gli occhi di colpo. Bingo.
«Non so di cosa tu stia parlando» negò Louis velocemente.
«Mi credi forse stupido, Louis? So quello che fai con i tuoi fidanzatini ed io non ci tengo ad essere la prossima tacca della tua collezione.»
«La prossima tacca? Ma porca troia, Harry non sai quel che dici!» esclamò arrabbiato Louis, ma al giornalista poco importò e riprese a mangiare la pizza. Sapeva che non era un comportamento maturo visto che non si stavano frequentando e avevano scopato un paio di volte, ma non poté non comportarsi così. Una morsa lo divorava dentro mentre pensava a quanti ragazzi era stato concesso il lusso da Louis stesso di fare sesso con lui.
«Harry, ti stai comportando come un bambino. Non sai cosa provo.»
«Oh, andiamo Louis! Io sono uguale agli altri e ti stancherai di me appena avrai visto un nuovo giocattolino.»
Louis sbatté un pugno sul tavolo e si pulì irritato la bocca con il tovagliolo di stoffa.
«Se la pensi così, spero che Nick sappia trattarti meglio allora!»
«Cosa c'entra Nick ora?» chiese esasperato.
«Credi che il tuo radiofonico sia perfetto? Che certezza hai che lui non ti tradisca?»
«Perché Nick mi ama fin da quando ero un ragazzino» sbottò Harry.
«Peccato che tu non ami lui. Vedi? Alla fine l'hai tradito anche tu per un altro giocattolino.»
Harry si ritrovò con le mani legate e dovette ammettere che Louis aveva ragione. Si era fregato con il suo stesso gioco.
«Non posso prometterti che cambierò Harry, ma posso prometterti di provarci. Tentiamo e basta, okay?»
«Scoppierà uno scandalo. Stiamo rischiando grosso anche adesso a cena insieme! Tu vieni sempre fotografato ed io sono uno dei direttori del New York Times per la miseria! Non saremo mai liberi di essere nascosti.»
Louis si morse le labbra e non disse nulla, ma il suo sguardo era una tempesta di ira e frustrazione per le parole dette dal giornalista.
Finirono la pizza e battibeccarono al momento del conto, ma alla fine vinse Louis e pagò per entrambi.
Una leggere brezza fredda infreddolì Harry, che si strinse di più nel suo cappotto nero. I denti battettero un po' e si passò le mani sulle braccia vanamente per riscaldarsi.
«Hai freddo?»
Harry annuì e si girò intorno spaventato, irrequieto.
«Non c'è nessuno, sta' tranquillo. Pino's è un posto molto appartato e molti amanti famosi vengono qui.»
«E i giornalisti non vengono qui? Cazzo, siamo a Times Square» chiese sbalordito Harry.
«Ma come, tu sei il direttore del the New York Times e non sai che i giornalisti sanno ma stanno zitti perché vengono pagati profumatamente?» chiese ironico Louis.
«Si occupa Dean delle tresche tra le celebrità. Io odio occuparmi di queste cose.»
Louis annuì e mise una mano alla base della schiena dell'altro. Un brivido percorse la schiena di Harry e non fu per il freddo. Scosse elettriche di puro piacere lo attraversavano quando Louis lo toccava o lo sfiorava semplicemente.
«Andiamo o moriremo di freddo qua fuori.»
Harry si guardò un'ultima volta intorno prima di entrare nell'Aston Martin di Louis. I vetri oscurati impedivano di vedere l'interno dell'auto e Louis sfrecciò via velocemente per le strade. Vide che si stava dirigendo verso la riva del Hudson. Parcheggiò lontano dalle poche auto e scese. Erano le tre di notte ed il posto era deserto se non per qualche persona che si aggirava per quel posto. Harry era tranquillo, poiché c'era poca luce e quindi era buio pesto. I grilli cantavano tra l'erba e sentì il rumore scrosciante dell'acqua del fiume. Era tutto calmo e si respirava un'aria quasi diversa. Si sedettero su una panchina di fronte al fiume e videro le anatre starnazzare. Un piccolo sorriso spuntò sul volto del giornalista.
«È bello qui, vero?»
Harry si girò a fissarlo e gli occhi luminosi e limpidi del pianista lo conquistarono.
«Sì, molto» confermò il riccio.
Louis gli sorrise e lui si morse il labbro inferiore per frenare la voglia di baciarlo lì, davanti le anatre e ai senzatetto.
«Sei bellissimo, Louis» sussurrò pianissimo Harry come se dirlo ad alta voce potesse fargli male.
«Mai quanto te, Harry.»
Si avvicinarono lentamente fino a quando le punte dei loro nasi non si sfiorarono in un dolce tocco. Il pianista posò le mani piccole e calde sulle guance di Harry e lo baciò come se fosse un fragile fiore. L'altro socchiuse le labbra e si baciarono come mai avevano fatto in vita loro. Era una dolce e lenta danza tra le loro lingue ed il cuore di Harry prese a battere più forte. Si baciarono a lungo, nonostante l'ossigeno scarseggiasse.
«Dimmi che lo lascerai, ti prego.»
Il cuore di Harry pulsò ancora e la gola si seccò, formando un fastidioso nodo alla gola. Sapeva che Louis aveva ragione, doveva lasciare Nick se voleva continuare con lui e non creare scandalo.
«Sì, lo farò presto» gli promise.
Louis annuì e lo baciò ancora, poi avvolse un braccio intorno alle spalle di Harry e quest'ultimo poggiò la testa sulla spalla di Louis.
Ad Harry quella scena gli parve tanto da film romantico. Decise di non pensarci e chiuse gli occhi, godendosi il momento. Alla fine tra lui e Louis era tutta una questione di momenti.
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Symphony | Larry Stylinson
Short StoryDove Harry Styles è uno dei direttori del 'New York Times' mentre Louis è un pianista famosissimo che insegna alla Juilliard. Un'intervista, una passione incontrollabile ed una sinfonia troppo sentimentale.