More than meets the eye

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Chapter soundtrack: Kehlani-Gangsta 


 Tomlinson? Non ne avevo mai sentito parlare eppure il suo cognome mi risultava conosciuto, come se da qualche parte del mio inconscio già sapevo tutto su di lui, non riuscii a fare a meno di rivolgere lo sguardo al tavolo sessantadue, leggermente in fondo alla sala, a destra, a quel tavolo erano seduti due uomini particolarmente grandi e muscolosi mentre tra di loro c'era un ragazzo con una giacca di jeans che guardava con fin troppo desiderio la spogliarellista che si stava esibendo, serrai le labbra assistendo alla scena con un pizzico di gelosia per non so quale motivo. Presi il vassoio velocemente e portai i vari drink ad ogni singolo tavolo lasciando per ultimo il sessantadue, senza guardare nessuno dei presenti lasciai i primi due bicchieri sul tavolo, presi poi l'Alabama Slammer e lo misi davanti il ragazzo in jeans, quest'ultimo prima che potessi distogliere lo sguardo da lui mi lanciò un'occhiata permettendomi di vedere i suoi occhi blu, distolsi lo sguardo e come niente fosse ritornai al bancone da Kyle che aveva assistito alla scena.

-che mi dici di Tomlinson?-
-mai sentito prima d'ora- scrollai le spalle prendendo la nuova lista dei drink.
-davvero non lo conosci? beh forse sei troppo piccola- sentenziò facendomi la linguaccia per poi scoppiare a ridere.
-zitto, Ky- lui mi sorrise con fare innocente mentre era intento a passarmi un altro vassoio.
-è un gangster molto noto in città-
Storsi le labbra per poi incamminarmi per consegnare le altre bevande, di certo non me ne intendevo di gangster e sinceramente neanche ne avevo mai visto uno, l'idea di qualcuno con una pistola su una Harley Davidson non mi faceva impazzire e credo andasse bene così. Tantomeno, ad essere sinceri, mi intendevo di ragazzi visto che il mio ultimo ragazzo c'è stato qualche anno fa e con lui non era niente di serio anche se durò molto. Leonardo era fantastico, era italiano ma parlava perfettamente la mia lingua, non era invadente e mi piaceva, piaceva anche alla mia famiglia visto che praticava tre sport diversi, tra cui polo, e che era così colto ed educato che lasciava sempre tutti di stucco. Perché è finita? perché non so stare in una relazione, ecco perché.
Dopo aver fatto il mio lavoro tornai da Kyle e guardai l'orologio, erano quasi le undici, sul palco c'era la meravigliosa Chanel, una delle ragazze più grandi e più esperte, era bravissima nel suo lavoro e sapeva guadagnare alla grande, chiunque le sbavava dietro, aveva i capelli scuri come i miei ma molto lunghi. Avrei davvero voluto essere come lei. Quando con una canzone lenta e sensuale abbandonò lo stage le luci si spensero, era arrivato il momento di Aleea, che infatti da poche settimane era riuscita ad aggiudicarsi un numero come protagonista, ovviamente nello spettacolo c'ero anche io ma la mia parte non era così importante, insomma, non mi avrebbe mai notata nessuno.
-devo andare, tocca a me-
-falli sognare, principessa- mormorò Kyle impegnato a pulire il bancone. Arrossii a quel suo complimento fiondandomi nel backstage dove le varie ballerine erano impegnate a prepararsi per lo show. Cercai Helen con lo sguardo perché solitamente è in giro a distribuire i vestiti ma non c'era da nessuna parte e il tempo scorreva. Mi infilai in uno degli stanzini con i vari vestiti iniziando a scorrere alla ricerca del mio, ogni abito ha un'etichetta sopra che indica a chi spetta quella sera.
-Valerie!- la voce di Helen mi fece girare immediatamente, la vidi con i suoi classici leggings e una maglietta da sport, i capelli raccolti in una coda e l'espressione preoccupata -Aleea si sente male, non so davvero cosa fare- continuò.
Non appena sentii il nome della mia amica fui costretta a fiondarmi nella stanza accanto il camerino seguendo Helen, su un vecchio divanetto ecco la mia amica, coperta dal suo giacchetto, il viso pallido e il capo contro il bracciolo del divano.
-dobbiamo chiamare l'ambulanza- mormorai con un filo di voce notevolmente preoccupata per la salute della mia amica che era evidentemente non cosciente.
-no, ci farebbero fuori se sapessero quello che accade qui dentro, devo accompagnarla a casa-
Non mi trovai per niente d'accordo riguardo la sua decisione ma il panico mi fece annuire e mi costrinse a prendere la borsa della mia amica per estrarre da questa le chiavi della sua auto, le porsi ad Helen e l'aiutai a caricare Aleea che scottava come un fuoco acceso, il cuore batteva forte mentre pensavo a tutto quello che le sarebbe potuto succedere, rimasi fuori guardando in silenzio l'auto allontanarsi sotto una fitta ma leggera pioggia. Rientrai nel locale e m'imbattei in una Chanel fin troppo nervosa, poggiò una mano sulla mia spalla in cerca di un sostegno.
-Helen ha lasciato tutto in mano a me ma non c'è nessuno che possa fare la parte di Aleea, devi andare tu-
-stai scherzando?-
-ascoltami, ragazzina, io ho appena staccato eppure sono ancora in questo schifoso posto, tu sai la parte a memoria, devi farlo- le sue parole mi lasciarono di stucco e quando mi porse il vestito in seta di Aleea mi ritrovai costretta ad indossarlo, niente tacchi, solo delle punte da ballerina che resero la mia camminata decisamente più comoda, mi accostai al sipario potendo osservare i vari spettatori, i miei occhi caddero immediatamente su Louis Tomlinson impegnato a sorseggiare il proprio drink e chiacchierare con quelli che apparivano come i suoi scagnozzi. Mi ritrovai il cuore in gola e l'entusiasmo che avevo quando mi presentai per ottenere il lavoro improvvisamente svanì, mi sentii come se stessi facendo una cosa decisamente sbagliata. Al centro del tavolo pendevano due tessuti con in quali avrei dovuto giocare sulle note della canzone. Finalmente entrai in scena cercando di non rivolgere mai lo sguardo agli spettatori, seguii le note sentendomi come comandata da una forza maggiore che mi muoveva come una pedina e mi ordinava cosa fare, al secondo ritornello entrarono le altre ragazze e lo show procedette per il meglio, mi sentivo bene, mi sentivo libera e mi piaceva fare quello che facevo. Alla fine mi affrettai a sparire nel backstage ricevendo gli applausi e le incitazioni delle altre ragazze, nonostante fossi a conoscenza che non avrei nessun aumento per questo, mi sentii fiera di averlo fatto, fu un passo così importante per me.
Mi rivestii in fretta perché era finita la serata e finalmente sarei potuta tornare a casa, infilai la solita giacca in tessuto che abbottonai fino al collo e presi la mia borsa, salutai tutti come ogni serata e mi preparai a tornare nella normalità, quando uscii dalla seconda porta del locale aveva smesso di piovere ed era ormai notte inoltrata, mi resi conto di non aver pensato ad una cosa, come sarei tornata a casa senza Aleea? Mi sentii come se il mondo mi fosse caduto addosso.
-hey bellezza, sei stata grandiosa stasera- sentii una voce alla mia sinistra, sperai che non si riferisse a me ma mi sbagliavo, un uomo di circa cinquant'anni sicuramente ubriaco mi guardò accennando un sorriso sbilenco, accennai un lieve sorriso rimanendo immobile e quest'ultimo mi si avvicinò poggiando una mano sulla mia schiena, sobbalzai a quel contatto allontanandomi a passo svelto verso l'entrata principale sperando di trovare più persone, l'uomo mi seguì, sentii il sangue gelarsi, non stasera, non così, mi fiondai davanti l'entrata del locale bloccandomi alla vista di Louis, stretto nella sua giacca di jeans con una sigaretta tra le labbra, mi guardò con noncuranza mentre mi avvicinavo verso di lui ancora preoccupata per la figura alle mie spalle. Quindi l'uomo apparve rimanendo immobile davanti la scena, guardò Louis sbigottito e poi me, indietreggiò di qualche passo quasi finendo in mezzo alla strada, Tomlinson finalmente distolse lo sguardo dal marciapiede per guardare l'uomo barcollante.
-cazzo, scusa fratello, non sapevo fosse la tua donna- aveva la paura nel volto e in fretta si allontanò da dove era venuto, rimasi immobile arrossendo appena all'altezza delle guance cercando di evitare lo sguardo di Louis che sicuramente aveva capito tutto. Mi sentii leggermente sollevata perché la presenza del gangster mi donava sicurezza ma non avevo comunque idea di come sarei tornata a casa.
-chi era quell'uomo?- finalmente chiese la figura accanto a me, la sua voce era calda e rilassata mentre gettava la sigaretta a terra.
-non lo so- lui scrollò le spalle e sfilò dalla tasca delle chiavi. Non poteva andarsene, non potevo rimanere da sola in quel posto di merda senza un aiuto. -sono Valerie- sussurrai guardandolo allontanarsi, lui si girò accennando una lieve risata cristallina coperta dal rombo delle macchine a pochi passi da noi.
-Louis- rispose riprendendo a camminare nella sua direzione senza degnarmi di uno sguardo, svoltò l'angolo e se ne andò. Senza una soluzione mi ritrovai costretta a seguirlo a passi svelti e ad affiancarmi a lui tenendo lo sguardo basso, lui ridacchiò continuando a camminare per alcuni metri fermandosi poi davanti una jeep nera. E la Harley Davidson?
-vuoi un passaggio?- "merda, si" avrei voluto rispondergli ma mi limitai ad annuire e ad infilarmi in fretta nella sua macchina. A dire il vero la sua presenza mi incuteva una certa paura, era di sicuro pericoloso, avrebbe potuto farmi qualsiasi cosa e io avevo appena realizzato di essere nell'auto di uno sconosciuto, mi allacciai la cintura comunicando a bassa voce la via accanto la mia, quella dove si trova la fermata dell'autobus dove sono solita incontrare Aleea, dirgli dove abitavo veramente sarebbe stato un vero rischio. L'orologio della macchina segnava le due e mezza e avevo detto ai miei genitori che mi sarei fermata da Al per la notte e invece eccomi qui.
-grazie, davvero- finalmente eccoci davanti la fermata.
-non c'è nessuna casa qui- sentenziò guardandosi attorno -dimmi dove cazzo abiti- nonostante le parole il suo tono era calmo e pacato mentre si guardava attorno, indicai in silenzio la mia via e lui ci si infilò con l'auto, scesi in fretta fin troppo felice di essere ancora viva e vegeta.
-grazie- mi rivolsi alla vettura che però era ormai andata via. Deglutii a vuoto ritrovandomi davanti il cancello di casa, infilai le chiavi nella serratura ed entrai nel giardino silenziosamente, Percival rovinò tutto fiondandosi verso di me abbaiando e scodinzolando, gli intimai svariate volte di fare silenzio ma niente lo fece smettere.
-se stai zitto ti faccio dormire nel letto- per qualche strano motivo le mie parole lo azzittirono e mi seguì attraverso il giardino, l'erba era bagnata e il terreno fangoso, scivolai velocemente nella mia camera e in fretta mi misi il pigiama per sistemarmi a letto, tutto quello che volevo fare era dormire e dimenticare quella serata.  

Roses [l.t]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora