Prologo

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Quel nebuloso pomeriggio di novembre pioveva a dirotto, come se il cielo si fosse arrabbiato con la terra e avesse deciso di punirla.
Le urla di una donna squarciavano il silenzio di un modesto quartiere periferico.
Urlava e piangeva sdraiata su un letto.
Un uomo le stringeva la mano con gli occhi traboccanti di affetto e preoccupazione, le sfiorava con dita leggere da musicista la fronte madida di sudore.
Improvvisamente una voce nuova
sovrastò tutte le altre, prepotente e desiderosa di farsi riconoscere dal mondo.
La donna smise di urlare e si fermò a contemplare la creatura che aveva appena partorito con uno sguardo pieno d'amore.
L'uomo se ne stava un po'in disparte, intimidito e affascinato dalla nuova presenza.
Si avvicinò nuovamente ai due, piano, e sfiorò con una carezza delicata la guancia di sua moglie, che lo invitò con un languido cenno del capo ad entrare nel letto.
Restarono sdraiati a contemplare con meraviglia il frutto del loro amore, abbracciati.
Sofia nacque così, accolta come un dono meraviglioso, amata al primo sguardo.
Fuori pioveva, ma la stanza era illuminata da una luce nuova, calda e radiosa.
Chiamarono subito tutti i parenti, per annunciare il lieto evento. I nonni arrivarono in fretta, estasiati dalla nuova vita che si sarebbe intrecciata alle loro.
Fecero subito una foto, un'istantanea che venne appoggiata sulla mensola del salotto.
Un istante congelato per sempre, un frammento di gioia destinato a rimanere scolpito nei cuori e nella memoria.
***
Stefano nacque in una mite mattinata di giugno in un piccolo ospedale di provincia.
La sua mamma, una sedicenne in lacrime, fu costretta dalla sua famiglia a rinunciare alla sua creatura per darla in adozione.
A nulla servirono le sue preghiere, le sue promesse e le sue lacrime:, i suoi genitori, due borghesi seri ed autoritari, non vollero sentir ragioni.
Era impensabile che la loro ragazza, una promettente studentessa, decisesse di allevare un bambino a sedici anni.
Le avevano già accordato di portare avanti la gravidanza, di partorire il frutto impuro di un errore adolescenziale, e non sarebbero andati oltre.
Il bambino, quella vergogna per la famiglia, sarebbe stato adottato.
La ragazza, rimasta sola con lui, gli fece un lungo discorso, gli promise che lo avrebbe amato per sempre e che lo avrebbe trovato.
Gli accarezzò il piccolo viso vellutato con attenzione e leggerezza e scrisse una lunga lettera da consegnare ai genitori adottivi. Gli mise nelle manine delicate e paffute un morbido orsetto blu e, spossata, si addormentò stringendolo a sé con dolcezza.
Quando si svegliò si trovò sola in una stanza di ospedale illuminata dal crepuscolo.
Qualche mese dopo tra i necrologi di giornale locale apparve una sua foto, uno scatto in cui appariva sorridente e radiosa, ignara del buio futuro che l'attendeva.
Non aveva sopportato il peso del distacco e si era tolta la vita, ed il suo ultimo pensiero era andato a quel bambino che non aveva stretto abbastanza a sé.
***
Questo è l'inizio della loro storia, la storia di un Amore paragonabile ad un germoglio nato in mezzo ad una strada.
Un Amore difficile, complicato, doloroso e forse destinato ad estinguersi, o a non nascere mai.
Un Amore fragile e prezioso come un fiore raro.
Questa è la storia di Sofia e Stefano, due persone i cui destini sono aggrovigliati indissolubilmente, due persone che da sempre hanno un legame che potrebbe durare per l'eternità.

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