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Il sole splendeva alto nel cielo azzurro, mancava poco all'inverno e già delle ventate gelide soffiavano con insistenza. Una dragonessa color zaffiro sorvolava l'oceano toccando con la punta delle grandi ali la cresta delle onde, planando gentilmente tra gli schizzi e le correnti. Eragon si godeva il momento di pace  sul dorso della sua amata compagna, respirò l'aria salmastra lentamente. Era ormai un anno che Galbatorix era morto, e con la sua morte era arrivata la pace. Con molta fatica avevano formulato l'incantesimo per far tornare Vroengard un'isola abitabile, ovviamente con l'aiuto di Glaedr, Umaroth e gli altri draghi. Murthag e Castigo erano tornati indietro per aiutarlo a costruire la dimora che avrebbe ospitato i nuovi Cavalieri. Roran e Katrina erano tornati a Carvahall per ricostruire il villaggio e la vecchia casa di Garrow con l'aiuto degli altri abitanti. Nasuada, ormai regina, era continuamente indaffarata ma trovava sempre il modo per venirli a trovare a bordo di una nave o sul dorso di Castigo. L'unica di cui Eragon non aveva tante notizie era Arya, l'elfa aveca preso il posto della madre come regina degli elfi, a Ellésmera, e non si sentivano da tantissimo tempo. Mentre era assorto nei suoi pensieri un colpo d'aria improvviso fece sobbalzare la dragonessa sotto di lui. Lei sbuffò e dei fili di fumo grigio si levò dalle narici e si disperse subito nel vento. Eragon sogghignò. Saphira tirò indietro la testa, indignata, poi un gorgoglio le percosse il petto e mostrò la fila di denti aguzzi ,che facevano venire i brividi anche al kull più forte. Eragon capì che era un risata. Lei si lanciò in  picchiata verso le onde con un scatto che fece sobbalzare il suo Cavaliere. Lui lanciò un urlo prima di venire sommerso dall'acqua gelida. Quando riemerse, stordito, rabbrividì.
Questo non te lo aspettavi vero?
La vove cristallina di Saphira gli raggiunse la mente
Eragon rise.Vero.
La dragonessa ruggì e si alzò in volo. Dopo poco lei si cominciò ad agitare. Cosa c'è?
Chiese Eragon.
C'è un drago nelle vicinanze.
Cosa?!
Si, e si sta avvicitando velocemente. È abbastanza giovane, avrà massimo un anno.
Raggiungilo.
Con piacere.
Eragon tirò fuori dalle bisacce legate alla sella l'elmo, poi si aggrappò al collo della dragonessa che partì veloce sbattendo le grandi ali. Un puntino verde comparse all'orizzonte. Eragon espanse la mente e toccò quella del cavaliere.
Eragon!
Arya??!
Sorrise. Poi si rivolse a Saphira. Vai più veloce. Sono Arya e Fìrnen.
Un brivido di eccitazione percorse il corpo della dragonessa e aumentò la velocità. Sotto il rumore del vento pronunciò un incantesimo che gli fece asciugare i vestiti. Una volta raggiunti, a pochi metri da loro, Saphira frenò la corsa facendo gonfiare le ali. Volò in circolo e si mise di fianco ai nuovi arrivati. Arya, seduta sul dorso del suo drago aveva l'elmo che le copriva il volto, come del resto era lo stesso per Eragon, i lunghi capelli corvini svolazzavano nel vento. Un sorriso increspò le labbra del Cavaliere, era bellissima. L'elfa toccó la sua mente Parliamo una volta arrivati. È urgente.
Intimorito da quelle parole mise da parte tutte le domande che gli affollavano la mente. Ok. Vi facciamo strada.
E volarono insieme fino all'antica capitale.

-Wow- esclamò l'elfa balzando giù dal drago con agilità. Eragon scese da Saphira e le gambe gli cedetterò. Si riprese subito dopo, cercando di non farlo notare. -Vieni, facciamo un giro- disse ad Arya. Cominciarono a camminare. L'isola era circondata da un'incantesimo che faceva sì che fosse sempre estate, quindi i giardini erano pieni di fiori dai mille colori. Un dolce profumo alleggiava nell'aria tiepida. Ogni costruzione era talmente tanto grande che dalle porte potevano passarci due draghi grandi come Stuikan, fianco a fianco. Su una collina ai confini della citta sorgeva una biblioteca gigantesta dove conteneva tutte le ricerche e gli scritti dei Cavalieri, degli elfi e dei nani. Molte abitazioni erano ancora in costruzioni sebbene Orik e il suo clan lavoravano giorno e notte. La cosa più spettacolare che andava oltre ogni immaginazione era il palazzo che sorgeva al centro della città. Era talmente imponente che Saphira, Fìrnen e Castigo potevano volare dentro le stanze con facilità. Era la dimora di Eragon, e ci potevano alloggiare Nasuada e Arya quando venivano in visita. Una volta fatto il giro del palazzo, Eragon si diresse verso il retro dove c'era un giardino. Il giardino era enorme, forse anche il più bello della città. Fiori di ogni colore e profumo, gli alberi crescevano silenziosi e nobili, delle panchine di pietra erano dissemminate lungo un sentiero che lo attraversava. Un fiore in particolare attirò l'attenzione dell'elfa, come Eragon aveva immaginato. Aveva il gambo pieno di  spine, la corolla era blu notte e al centro spiccavano i pistillo color scarlatto, come sangue. -Questo è...-cominciò lei -Sì, quando mi hai raccontato di questo fiore, ho pensato di chiedere ai nani di cercarlo, l'hanno trovato con facilità e io l'ho piantato nel mio giardino come tuo ricordo- Allungò il braccio facendo vedere all'elfa il prato pieno di fiori uguali a quello che aveva catturato lo sguardo dell'elfa. -Grazie- gli sorrise lei, gentilmente. Lui le sfiorò la mano e lei non si ritrasse, quindi Eragon si fece coraggio e gliela strinse leggermente. Arya ricambiò. I due draghi volteggiavano nel cielo e il loro scambio di emozioni fece arrossire leggermente sia Arya sia Eragon. Con un ruggito si unì ai due draghi Castigo, il drago rosso di Murthag. Eragon si accorse solo in quell'istante che due figure si stavano avvicinando. Con un tacito accordo si mollarono e si allontanarono di qualche passo, come dei ragazzini. Myrthag e Nasuada li salutarono. -A cosa dobbiamo la visita della regina degli elfi?- sorrise Nasuada. Arya si riscosse e il sorriso che prima le increspava le labbra le scomparve dal viso. -Ho un'urgente bisogno di parlarvi, compreso Orik- si rivolse a Eragon -e Roran-. Questa cosa sorprese il Cavaliere -Farò il possibile per conttattarlo-.
L'elfa annuì, poi si avviarono tutti e quattro nella sala dove si sarebbe tenuto il discorso. Una volta sistemati, compresi i draghi, Eragon si diresse verso un grande specchio posto sulla parete. Lo toccò e sussurò -Draumr kópa-. Rifletti immagine. Pensò a Roran. Subito ritrasse la mano e la superficie dello specchio tremolò, come acqua, e l'immagine di Roran comparve. Stava sistemando il fienile e quando Eragon parlò, sobbalzò. -Ciao,cugino- disse. -Ciao Eragon-, guardò le altre figure con insistenza - cosa c'è?- domandò poi pulendosi le mani con uno straccio. -Sei solo?- chiese Eragon. Roran si guardò in giro. -Si, sono tutti al villaggio a riposarsi -. -Salve, Fortemartello- lo salutò Nasuada. Lui rispose con un cenno. Arya si avvicinò -Devo darvi una notizia alquanto strana- cominciò l'elfa -pochi giorni fa nella Du Weldenvarden è comparso un ragazzo. Fìrnen ha constatato che non è del tutto umano, ha un qualcosa nel suo sangue che è quasi...divino. Volevo avvisarvi di stare attenti e ho contattato anche tu, Fortemartello, per dirti di stare attento e di avvisarci se ci sono delle strane comparse- Roran annuì -Sarà fatto- rispose. -Roran!- nello specchio comparse Albriech, le mani nere, sembrava appena scappato dalla fucina. -C'è...- riprese fiato -un ragazzo che...è appena apparso, così dal nulla nella fucina di papà.-


Eragon volava veloce. Una comparsa nella foresta degli elfi. Un'altra nella Valle Palancar. Cosa si aspettavano di più? Sicuramente troppo. Erano due giorni che viaggiavano, partiti subito dopo le parole del vecchio drago dorato Andate a vedere che cosa succede nelle nostre amate terre. Fatevi valere Squamediluce e Ammazzatiranni.
Di certo non era stato un gran discorso ma partire era l'unica soluzione. Poco dopo, sotto di loro apparve Carvahall. L'avevano costruita uguale a come era una volta, prima che venisse distrutta. Atterrò al centro del paese e scese dalla dragonessa. Le gambe non lo ressero e cadde nella povere. -Sempre più in forma vedo!- rise il cugino raggiungendolo e aiutandolo a mettersi in piedi. Si salutarono con qualche pacca sulle spalle e poi si avviarono da Geltrude. La povera donna li aspettava davanti alla porta; aveva vegliato sul misterioso ragazzo da quando l'avevano portato in infermeria. -Venite si sta svegliando! - gli incitò ad entrare. Il ragazzo era straiato sul materasso, storceva la bocca e stringeva gli occhi, muggulava come se fosse stato svegliato la mattina e non avesse voglia di alzarsi dal letto. I capelli ricci e scompigliati gli  ricadevano sul viso, aveva la carnagione scura e le orecchie a punta. Il corpo magro era coperto da una camicia bianca e da dei pantaloni scuri da cui partivano delle cinghie di cuoio che arrivavano fino alle spalle. Sotto la camicia si intravedeva una maglietta arancione brillante. Per terra, vicino al materasso era stata appoggiata una cintura degli attrezzi apparentemente vuota. Eragon si chinò su di lui, l'armatura tentennò di un suono metallico e il fodero della spada scalfì appena il pavimento. Il ragazzo aprì gli occhi di scatto, scuri e grandi. Si guardò intorno cicospetto, si tastò scoprendo che mandava qualcosa, scorse la cintura e con fatica la allacciò alla vita; poi lo sguardo cadde sul Cavaliere che lo osservava; la mano pronta sull'elsa. -Dove mi trovo?- chiese il ragazzo dopo un pò. La voce era profonda e impastata. -A Carvahall- rispose Eragon con autorità. -Tu non sei un romano- sentenziò il ragazzo - e se è per questo neanche un greco- disse dopo aver guardato l'armatura del Cavaliere; quest'ultimo non aveva capito. -Dove si troverebbe esattamente Carvahall?- Eragon sbarrò gli occhi - Beh..ah..in Alagésia.-. Il ragazzo si alzò di scatto, Eragon si alzò e sfoderò la spada. -Hey amico, mettila giù, non sono pericoloso!- escamò poi, indignato. -Sei, un elfo?- domandò l'Ammazzatiranni dopo aver rinfoderato la spada. Il ragazzo scoppiò a ridere -Io?! Un elfo!?? Ahahah questa è la battuta più divertente che io abbia mai sentito!- continuò a ridere dondolandosi seduto sul materasso. Poi tornò serio. -Cosa sarebbe Alagésia?- Eragon rimase di stucco come del resto Roran e Geltrude. -Come?- pensava di non aver capito bene. Lo sguardo del nuovo arrivato cadde all'esterno, fuori dalla finestra. -Ma quello è un drago!- si alzò in piedi meravigliato. E uscì. Nessuno lo fermò; lo guardarono come una creatura mitologica. Il ragazzo si fermò davanti a Saphira e la guardò rapito. -Assomiglia a Festus- disse in un sussurro. - Cosa? Anche tu sei un Cavaliere?!- domandò Eragon avvicinandosi ma tenendo una distanza di sicurezza. -Un che cosa??! No!- Rispose vagamente l'altro. Alcuni abitanti si erano avvicinati, guardando la scena. A me sembra un ragazzo normale. Con un modo stravagante di vestrire.
Notò la dragonessa.
Non sa che cos'è Alagésia
Lei sbuffò.
-Chi sei?!-Domandò tutto ad un tratto il Cavaliere. Il ragazzo smise di guardare Saphira e osservò Eragon. -Io sono Leo,Leo Vadez-. Tornò con lo sguardo su Saphira - E non so come sono arrivato qui-.

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