<Papà?> chiamò la ragazzina <Papà, dove sei?>
Era da quella mattina che il papà non si faceva trovare da nessuna parte. Quando sua moglie si era svegliata, lui non si trovava neanche di fianco a lei.
Non succedeva tanto raramente, solo che il papà ogni volta si nascondeva in posti diversi!
Perciò per Yume non era sempre tanto facile trovarlo.
Il papà non lo faceva perché non le amava, no no. Anzi, lui le riteneva anche più preziose della sua stessa vita.
Semplicemente a lui piaceva molto ritirarsi in solitudine, osservare il mondo intorno a sé e meditare.
Sua moglie ormai lo aveva imparato, perciò non ci faceva più tanto caso. Lei amava anche questa parte di lui.
Ma Yume non poteva stare senza il suo papà, perciò anche quella mattina si mise alla sua ricerca.
Non si trovava in nessuna stanza della casa, e nemmeno in terrazza o nello sgabuzzino.
Esatto, un giorno Yume aveva trovato suo padre nello sgabuzzino.
Ormai non poteva che guardare fuori, quindi la piccola corse fuori dalla porta di casa ancora indossando la sua camicia da notte celeste e le pantofole ai piedi.
<Papà!> urlò.
Yume si guardò intorno, non c'era traccia di alcuna capa pelata in cortile. Perciò lo attraversò per controllare se lui si fosse allontanato di più.
Il paesaggio lì era magnifico.
Ovunque ci si voltasse, si vedeva soltanto verde. Si potevano scorgere delle piccole foreste in lontananza, gli orti rigogliosi di altre abitazioni non troppo lontane, i greggi che pascolavano...
Guardando ancora più lontano, si potevano ammirare degli imponenti monti.
Dopotutto il papà aveva un buon motivo per isolarsi e guardarsi intorno.
Ma se dobbiamo considerare la volta in cui si ritirò nello sgabuzzino, allora possiamo intuire che il motivo in realtà non era quello di ammirare le meraviglie che aveva attorno. O almeno, non era il motivo principale.
Nelle vicinanze si trovavano anche dei fiumi, ma si riusciva a vederli soltanto dalla finestra della camera matrimoniale.
<Papà, ti ho trovato!> esclamò Yume, correndo giù per il verde prato.
L'uomo si voltò, un sorriso affettuoso sulle sue labbra.
Appena gli fu vicina, gli saltò addosso e cominciò a riempirlo di bacetti.
<Buongiorno, Yume> disse lui, con tono quasi divertito.
<Potresti spiegarmi cosa diavolo fai qui?>
<Oh, niente. Avevo solo un appuntamento con degli amici, ma ora se ne sono andati. Puoi sederti, se vuoi>
<Amici?> chiese lei sedendosi accanto al padre <...le capre?>
<No, tesoro> rispose l'uomo ridendo.
<Non mi sembra tu conosca altri esseri viventi> disse Yume <O almeno... Nei dintorni>
<Qui ci sono più esseri viventi di quanto pensi> fece suo padre.
<Davvero?> la piccola si guardò intorno <E dove?>
<Ovunque> rispose lui <Devi solo guardarti intorno con tanta attenzione, magari addormentarti prima...>
La bimba smise di guardarsi intorno e assunse un'espressione più o meno delusa.
<Mi stai prendendo in giro?>
<No no, sono serissimo. Loro ci sono, solo che non li vedi>
<Non capisco di cosa tu stia parlando...> disse la piccola Yume, scuotendo la testa confusa.
<Vedi... C'è un mondo molto vicino al nostro chiamato Mondo Onirico> iniziò lui, lo sguardo perso altrove. In quel momento mi sembrò di vedere un fulmine distruggere la serenità del cielo, e allora cominciai a farmi delle domande.
<È come un riflesso del nostro mondo con qualche piccola differenza. Anche lì troverai questi stessi monti e questi stessi campi, ma vedrai vicino ad essi cose che i nostri occhi, in questa realtà, non possono vedere> indicò la valle con un dito, un'espressione serena in viso. <Cose come fate, giganti e molto altro...> abbassò il dito e diede uno sguardo a sua figlia, completamente assorta nel suo racconto, per poi distoglierlo e portarlo sul terreno.
Quella valle verde e piena di vita che lui aveva indicato, sembrava stesse cominciando a morire non appena egli abbassò il dito.
Appunto in almeno un minuto quella valle era stata rimpiazzata dal... Nulla. Potevo vedere solo del nero dove poco prima si trovavano quei meravigliosi e altissimi alberi e quel bel prato verde, e tutti gli animali che la stavano attraversando in quel momento... Chissà, saranno certamente morti, inghiottiti da tutto quel nero. Mi guardai intorno e tirai un sospiro di sollievo, era ancora rimasto ancora un po' di verde in giro. Non era tutto perduto.
Si fermerà?
<Lì tutte le fantasie diventano realtà> tornò a guardare la bambina, con un sorriso sulle labbra. La piccola fece per ricambiare, ma prima che la sua espressione potesse diventare sorridente si accorse della grande oscurità che circondava suo padre alle spalle.
<Papà...> sembrava non riuscire a parlare dal terrore. L'uomo le rivolse uno sguardo interrogativo, e allora lei nel panico indicò la grande nuvola di buio che continuava ad avvicinarsi.
Egli si voltò, non fece in tempo ad urlare nè ad afferrare sua figlia e scappare. Era troppo tardi.
Tra un battito di ciglia e l'altro, avevo perso di vista l'uomo.
Pensavo fosse stato inghiottito completamente anche lui, ma poi mi accorsi che in realtà soltanto i suoi arti avevano fatto quella fine.
A quel punto il cielo divenne completamente nero.
Non c'era più traccia dei verdi paesaggi, degli uccelli che cinguettavano...
Tutto aveva preso lo stesso colore scuro, così da impedirmi di distinguere il cielo dalla terra.
Le uniche cose che avevano mantenuto il loro colore erano la piccola Yume e suo padre, che si guardavano intorno terrorizzati.
Anche io, che li osservavo da non troppo lontano, non ero ancora stata tinta di nero.
Quelle che sembravano delle nuvole stavano continuando a inghiottire lentamente il padre di Yume, mio padre.
La piccola Yume urlava con tutta l'aria nei suoi polmoni, faceva scorrere tutte le lacrime che aveva, e io non potevo che assistere alla scena inquietata.
Cominciai ad indietreggiare.
Quella visione mi disturbava nel profondo, sentivo come un dolore nello stomaco e insieme ad esso tantissima voglia di urlare.
Perché te ne sei dovuto andare così?
Sentii i miei occhi inumidirsi.
<Papà... Non andare!> gridò la piccola Yume.
Dell'uomo ormai era rimasta solo la parte superiore del corpo, potevo vedere la sua espressione affranta. Pensare che anche a lui fosse dispiaciuto lasciarmi, mi sollevava in qualche modo. Ma mi faceva anche venire ancora più voglia di urlare con tutta l'aria che avevo in corpo.
Perché hai dovuto lasciarmi da sola?
A quel punto mi cedettero le gambe, non riuscivo ad alzare la testa. Potevo solo guardare il terreno nero pece, mentre sentivo in sottofondo gli urli disperati di Yume, che mi sembravano essere più lontana di quanto fosse.
Papà... Non andartene, ti prego. Rimani con me.
Le lacrime mi scendevano sulle guance con anormale velocità.
Sul terreno scuro si era praticamente formata una pozzanghera.
I miei pianti non cessavano, così come i miei singhiozzi. Piangere così tanto mi aveva provocato un dolore alla testa.
Non riuscivo più a sentire Yume urlare perciò, insospettita, alzai la testa, e i miei occhi si spalancarono. Era proprio come temevo.
La figura del papà era scomparsa completamente dentro le nuvole oscure, non se ne vedeva più traccia. Nel frattempo la piccola Yume se ne stava in ginocchio davanti al punto dove aveva visto per l'ultima volta suo padre.
Lei non aveva più espressione, si potevano notare solo delle lacrime che scendevano silenziosamente. Sembrava sconfitta.
Non stava mostrando alcun segno di vita, non si muoveva per niente e non emetteva suono. Ricordava una bambolina.
Fu allora che decisi di cacciare fuori le urla che mi ero tenuta nello stomaco fino a quel momento. Piansi ancora più disperatamente, i miei singhiozzi erano accompagnati dalle mie urla.
La mia vista cominciò a farsi sfocata, fino a quando non riuscii a vedere nulla e i miei occhi cominciarono a bruciare. Perciò fui costretta a chiuderli, senza smettere di emettere lamenti.
Papà, torna da me. Ti prego.
Quando aprii gli occhi, mi ritrovai dentro la mia cameretta. Mi trovavo esattamente al centro, in piedi sotto al lampadario.
Era buia, riuscivo a vedere soltanto grazie ad una luce fioca proveniente da chissà dove.
Non ero sicura se fosse notte o prima mattina.
<Yume!> sentii una mano sulla mia spalla <Stai bene?> chiese una voce familiare.
Mi girai per vedere una ragazza non molto più alta di me, mi aveva subito colpita alla vista a causa dei suoi colori accesi.
I suoi occhi celesti, i suoi capelli rosa legati in due code laterali e infine il suo appariscente abito, tutti sembravano emanare luce.
<Non dirmi che hai fatto ancora quel sogno?> chiese, allarmata dal mio silenzio.
Non riuscivo a rispondere.
Quel sogno ricorrente mi tormentava già da una settimana e mezzo, e ogni volta faceva male allo stesso modo.
<Jesse...> fu l'unica cosa che riuscii a sussurrare.
<Oh no... È successo ancora?> disse un'altra voce familiare, seguita da un'altra ancora.
<Non state lì impalati, fate qualcosa!>
Entrambe le voci appartenevano a dei ragazzi, che si trovavano dietro di Jess. Non alzai la testa neanche per guardarli in faccia.
Jess si guardò alle spalle e annuii nervosamente, per poi rigirarsi verso di me con un sorriso.
<Yume, non hai voglia di giocare?> chiese con tono affettuoso, cercando di tirarmi su.
Scossi la testa, le lacrime non accennavano a smettere di scendere.
<Yume... Non sopporto vederti così> disse Nathan, facendosi avanti. Anche lui sembrava emanare della luce. La sua tuta, i suoi occhi viola, i suoi capelli prevalentemente castani ma con qualche ciocca colorata qua e là... Avevano tutti dei colori brillanti, che sembravano essere al massimo della luminosità.
L'unica che non brillava lì ero io.
Non avevo colore.
Non emanavo niente.
Ma non era sempre così.
Nel Mondo Onirico le tue fantasie diventano realtà, puoi essere ciò che vuoi mentre fai quello che ti pare e ti trovi dove preferisci.
Perciò anche io qualche volta diventavo quello che volevo essere. Acquistavo colore, diventavo qualcuno.
Non ero più un guscio vuoto.
Non ero più la Me senza personalità che viveva nel Mondo Reale.
Ero la Me del Mondo Onirico, la vera Me.
Quella Me che non ho mai avuto la possibilità di fare uscire fuori nel Mondo Reale.
Eppure in quel momento non avevo neanche la forza di fare come facevo di solito, dimenticarmi della tristezza che avevo acquistato in giornata e cominciare a divertirmi.
Ma in quel momento non riuscivo a produrre proprio nulla di fantastico e divertente, non riuscivo a sorridere sebbene mi trovassi nel mio luogo preferito con le mie persone preferite.
Di solito non dovevo sforzarmi di sorridere mentre ero lì.
Era come se la Me del Mondo Reale, vuota e priva d'entusiasmo, si fosse trasferita nel mio mondo dei sogni.
Non dovrebbe essere così.
È tutto sbagliato.
Mi gettai tra le braccia di Jess, in preda ai singhiozzi.
Sentii Nathan sospirare dispiaciuto, e poi una mano accarezzarmi la testa.
<Andrà tutto bene, Yume> mormorò Jess.
<Puoi essere felice qui con noi> disse Nathan <Ricordati che noi ci saremo sempre per te>
Annuii, mentre un sorriso cominciava a fiorire sulle mie labbra.
<Vi voglio tanto bene, ragazzi...> sussurrai.
<Yume, è mattina> disse freddamente Marcus prima che chiunque potesse dire qualcosa, per poi sistemarsi gli occhiali rettangolari e rossi, che incorniciavano i suoi occhi verde acqua.
Le espressioni di Nathan e Jess si spensero, non sembrava che emanassero più tanta luce.
Quanto fa un'espressione allegra all'aspetto, eh?
<State tranquilli, ci vediamo stanotte. Aspettatemi> dissi, sorridendo lievemente.
I due annuirono, Jess mi diede una pacca sulla spalla.
Mi allontanai un po', Nathan iniziò a salutarmi con la mano. Gli altri due cominciarono ad imitarlo.
Proprio mentre stavo iniziando a fare lo stesso in risposta, tutto divenne nero. E poi... Bianco.
La luce del sole filtrava attraverso le tende e dava un'atmosfera serena alla mia cameretta.
Mi trovavo nel mio letto, avvolta dai tanti strati di lenzuola e coperte.
Sentivo il mio corpo pesante, non riuscivo a muovermi, come se fossi paralizzata. Era così piacevole, però.
Dopo pochi minuti decisi di alzarmi, altrimenti avrei fatto tardi a scuola.
Appena il mio piede destro toccò il freddo pavimento, consapevole di cosa avrei passato quel giorno, come tutti gli altri, pensai:
Il vero incubo inizia adesso.
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Creature Del Mondo Onirico- Suceur De Rêves
FantasyDa una parte abbiamo Yume, nel Mondo Reale, una ragazzina con una fervida immaginazione, la cui vita noiosa e angosciante prende colore soltanto la notte. Dall'altra parte invece abbiamo Miser, nel Mondo Onirico, una creatura notturna considerata di...