Capitolo 9

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Di sicuro non mi sarei aspettata di trovare Shawn che chiacchierava con mia madre nel salotto di casa mia. O almeno, cercavano di comunicare in qualcosa che era a metà strada tra italiano e inglese.
«Eccoti qui. Show è venuto a trovarti.»
«Mamma, il suo nome è Shawn. L'hai riconosciuto? Era a Tortonto quell'estate. È un amico di Mike.»

«Marghe, non sono totalmente stupida. Quando vado in palestra passano spesso i suoi video musicali, so che è un cantante famoso.» Sorrise cortese a Shawn, poi si congedò, dicendo: «Vado a fare un po' di spesa, offrigli qualcosa da bere, mi raccomando. Ho fatto anche una torta se ne avete voglia.»

Rimasi da sola con il mio amico, che aveva sulle spalle la custodia della sua chitarra, era venuto davvero per farmi ascoltare una canzone?
Gli sorrisi, incerta. Lui però rimase serio. Appoggiò la chitarra al muro e mi fissò con i suoi occhi nocciola. Gli stessi che sognavo ogni notte, ricordandomi troppo tardi che probabilmente erano impegnati a guardare un'altra.
«Perché mi hai attaccato il telefono in faccia? Ero preoccupato per te, volevo solo sapere come stavi.»

«Male» ribattei, laconica e mi sedetti sul divano. Lui mi imitò, poi mi ricordai delle buone maniere.
«Vuoi qualcosa da bere?» feci per alzarmi, ma lui mi trattenne per un braccio e mi fece sedere di nuovo. Eravamo troppo vicini, mi sentivo a disagio.

«Smettila di agitarti. Sono io, il tuo amico Shawn.» Non capiva che ogni volta che si proclamava mio amico, dava una nuova pugnalata al mio cuore già spezzato in due?
Non riuscivo nemmeno a guardarlo in faccia.

«Daisy, devi chiedere aiuto. Quei messaggi su internet, sono qualcosa di serio.»

Lo sapevo benissimo, per quello stavo escogitando un modo per liberarmene. Ero giunta a una soluzione, anche se non era di certo la mia preferita. Eppure il mio piano avrebbe funzionato, con l'aiuto di Sofia ed Elisabetta.
«Stanne fuori, non sono affari tuoi. È una questione tra me e Samu.»

«Ci avrei scommesso che era stato lui a mettere in giro quelle cattiverie sul tuo conto.» La rabbia nella sua voce era così grande che trovai la forza di alzare lo sguardo e studiare il suo volto. Sarebbe stato bello averlo come difensore della mia causa, sapere che per qualsiasi cosa mi sarei potuta rifugiare tra le sue braccia. Avrei potuto farlo, se avessi voluto, ma lui mi avrebbe sempre considerata un'amica, niente di più. Non era quello che volevo.
«Tranquillo, ho già in mente un modo per tirarmi fuori dai guai» lo rassicurai, fingendo un sorriso, che lui non ricambiò.

«Sembri più depresso di me. Sono io quella che ha appena chiuso un rapporto piuttosto importante e che viene insultata su internet.» Mi bloccai e mi diedi della stupida. Avevo visto un paio di commenti sgradevoli sulla relazione tra Amber e Shawn. Doveva far male anche quando qualcuno insultava te e la tua dolce metà.
Allungai una mano e gli sfiorai il volto, in un gesto consolatorio. «Sei preoccupato perché la gente parla male di te e Amber? Fossi in te me ne infischierei. Vi amate, no?» Quelle parole sembravano carta vetrata contro la mia gola. «L'importante è quello. Lascia che gli invidiosi parlino, il vostro amore vincerà.»

«Daisy, c'è una cosa che devi sapere...» Shawn mi afferrò la mano e mi attirò a sé, una strana luce negli occhi color nocciola.

Il mio cellulare emise un bip, facendoci sussultare.
Mi scostai dal mio amico e controllai chi mi aveva scritto.
Si trattava di Sofia. Aveva approvato il mio piano. Digitai una risposta, sorridendo al pensiero che quella brutta storia sarebbe finita presto e l'avremmo fatta pagare a Samuele.
Appena ebbi premuto invio suonò il telefono di casa e andai a rispondere.
«Le solite pubblicità!» esclamai, stizzita, tornando da Shawn, che mi fissava con aria strana.

Mi strinsi nelle spalle e recuperai il mio cellulare, che avevo lasciato sul divano accanto a lui.
Indicai la sua chitarra. «Eri venuto per farmi sentire qualcosa?»
Avevo bisogno di distrarmi da tutti i pensieri che affollavano la mia mente e starmene tranquilla a guardare Shawn che suonava mi avrebbe aiutata. Avrei cercato di dimenticare quanto desideravo che le cose fossero andate diversamente tra di noi e mi sarei accontentata di averlo come un amico.
Lui si alzò e prese lo strumento, poi si risedette sul divano e il suo sguardo ritrovò la luce che conoscevo bene, quella che aveva ogni volta che era concentrato a suonare.

Da quell'estate || Shawn MendesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora