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<<Gioo muoviti, stiamo andando via!>> Urlò Elise da lontano.
Feci finta di non aver sentito, volevo qualche altro minuto con me stessa.
<<Giorgia veloce, ripartiamo!>> Aggiunse Cesca dopo qualche secondo.
<<Sto arrivando.>> risposi sottovoce, sapevo che non mi avrebbero mai sentito con quel vento, ma non avevo voglia di urlare. C'era così tanta quiete, perché rovinarla.
Mi alzai controvoglia e ripercorsi lo stretto sentiero fino a raggiungerle.
<<Ragazze ma non è bellissimo questo posto? Non vi sentite leggere come piume solo grazie a questo vento?>> dissi con malinconia.
<<Si hai ragione, ma sento troppo freddo. Devo tornare in camper all'istante.>> disse Elise.

Mi avviai verso il camper e ad un tratto Ricardo era accanto a me.
<<Gio come mai se rimasta sola tutto il
tempo?>>
<<Niente di preoccupante.>> dissi. <<Avevo solamente bisogno di stare sola, poche volte trovi panorami del genere se si girano solo città. In più come saprai, ho scattato un sacco di foto.>>
<<Non avevo dubbi!>> mi rispose sorridendomi.
Ricardo ha cinque anni più di me è molto alto e ha un viso leggermente allungato con degli occhi piccoli e scuri. Ci siamo sempre capiti, alle volte riesco ad aprirmi meglio con lui che con Elise. Ogni tanto si ha bisogno anche di un parere esterno.

Ripartimmo direzione Pamplona. Essa presenta un grande contrasto tra la città moderna, con grandi viali e parchi, e la città medioevale, con i suoi vicoli, piazzette e monumenti antichi.
Tuttavia a differenza di altre città che tengono separate la parte antica da quella moderna, a Pamplona tradizione e modernità si fondono tra loro in maniera ammirevole.
Questa città diventò famosa grazie alla corsa dei tori resa celebre da Ernest Hemingway in un suo romanzo.

<<Hola, ¿cómo estás?>>
<<Hola Joanna, todo bien y tu?>>
Sentii in lontananza.
Non conosco lo spagnolo ma non è difficile e cercavo di ascoltare ciò che dicevano, non per impicciarmi, per curiosità. È così bello ascoltare altre lingue. Affascinante direi.
Restammo un paio di giorni a Pamplona per poi raggiungere San Sebastian.
Questa è una città del quale ci si potrebbe innamorare se si ama vivere al mare. È molto grande e ricca di particolari, anch'essa costituita da diversi stili architettonici.
Il profilo della costa, i giochi dei surfisti, la spiaggia stracolma di gente che esce per un caffè e si ritrova sulla sabbia cocente del sole d'Agosto.
Il muretto che fa da contorno alla spiaggia accoglieva numerosi gruppi di giovani e di turisti. Non c'era un filo di vento e speravamo in pochi spicchi d'ombra qua e là.

Dopo qualche giorno la vacanza finì e la tristezza cominciava ad impadronirsi di noi.
Era ora di tornare a casa ma non ne avevo proprio voglia.
Partimmo di mattina presto e la sera arrivammo in Francia.
Arrivò il momento dei saluti.
<<Cesca mi mancherai ma ci vedremo presto, come sempre.>> dissi io con un sorriso un po' malinconico.
<<Certo bimba, molto presto. Buon rientro a casa ragazze.>> rispose lei.
<<Mi raccomando fatevi sentire eh.>> aggiunse Elise abbracciandoci.
Così ci dividemmo ma prima di tornare a casa io e i miei ci fermammo a Carcassonne, è un paesino medioevale meraviglioso in cima ad una collina, un'antica fortezza con delle alti e possenti mura di cinta, un'altissima cattedrale gotica e stretti vicoli con case molto basse.

Ripartimmo verso casa il giorno dopo, e arrivammo la sera verso le 22.30, ricordo che mi feci lasciare in centro così da poter raggiungere i miei amici che proprio quella sera cantavano in una piccola piazza accanto a quella principale, costeggiata da un loggiato pieno di persone che bevevano e ridevano fino a perdere il fiato.
Arrivai e vidi un gruppo di persone che ballava e muoveva le braccia in aria a tempo di musica. Comincio a correre e da dietro una macchina sbucano le mie amiche.
<< Giorgiaaaa!>> urlarono a squarciagola Lucy e Azzurra.
Dal tono della loro voce squillante capii che la serata era già cominciata bene in quanto ad alcool.
Le abbracciai a lungo, mi erano mancate.

Lucy è una ragazza dai lunghi e folti capelli neri come il carbone. Sempre allegra e gentile. Ha dei grandi occhi marroni che quando ride diventano piccoli piccoli.
Azzurra invece è bionda dai capelli lunghi e gli occhi azzurri, ho sempre pensato che il suo nome gli si addicesse alla perfezione.
Lei era la classica tipa da "è ora di far festa" e lo è ancora.

<<Come state? Mi siete mancate chicas!>> dissi sorridendo.
<<Noi bene, la serata sta andando alla
grande!>> mi rispose Azzurra.
<<Bene allora andiamo a buttarci nella mischia. Non vedo l'ora di rivedere gli altri, vado a cercarli e poi andiamo a bere.
Ci state?>>
<<Che domande.>> risposero all'unisono.

Corsi davanti al palco e finalmente li vidi, eccoli lì, tutti intenti a dare il meglio di sé. Andai a salutare coloro che in quel momento non stavano cantando, tra cui il mio "fratellone". Joschiua era li in piedi a braccia conserte, sempre all'erta come se osservasse cosa potesse andare storto. Mentre gli correvo incontro si girò e mi prese al volo. Quell'abbraccio durò tantissimo.
<<Joooosh mi sei mancato da morire, come stai? Come stanno andando i ragazzi?>> dissi con il sorriso a trentadue denti.
<<Loro vanno bene, tu piuttosto come stai? Mi sei mancata anche tu sorellina.>> disse. <<Che stile!>> aggiunse.
<<Io benone grazie. Pensavo di andare a fare un paio di shot con Azzurra e Lucy, ti aggreghi o devi cantare? Comunque si, visto? Sono assurdi li ho comprati in Spagna>> risposi facendo una giravolta e mostrando i miei pantaloni a cavallo basso tutti colorati.
<<No canto tra un paio di canzoni, andiamo a bere!>> mi rispose prendendomi sotto braccio.

Joschiua è un ragazzo molto alto, quattro anni più grande di me, una folta barba e dei ricci neri che spesso ferma con una fascia bianca. Fin da quando l'ho conosciuto è sempre stata una figura molto importante, quando nasce un amicizia si percepisce, quando nasce una fratellanza ci si mette un po' a capirlo. Da quando gli confessai che lui per me era la figura di un fratello maggiore mai avuto, il nostro legame si rafforzò sempre di più.

<<Ciao, ci faresti otto shot per favore? A tua scelta.>> dissi.
<<A me mela verde, per favore.>> precisò Azzurra.
<<Dai, il primo alla serata e il secondo a
noi!>> aggiunse.
<<Perfetto, salute ragazzi.>> dimmo in coro.

La serata continuò nel suo splendore, dopo solo due shot ero già alticcia e la cosa non mi preoccupava affatto. Continuai a bere fino a sentirmi la testa tra le nuvole, ma stavo bene. Ridevo e parlavo con le mie amiche, mi erano mancate davvero tanto e quella fu la prima volta che mi sentii contenta di essere a casa. Volendo o meno Castello era casa mia ormai da diversi anni.
Quella sera capii una cosa davvero importante; che casa è ovunque ci siano persone al quale si è legati.
La nostra casa, il nostro tetto sicuro sono le persone che viviamo e frequentiamo giorno per giorno, e non c'era più motivo di preoccuparmi in che tipo di città vivessi. Mi bastavano le mie amicizie, le mie conoscenze e il vederli felici.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 13, 2017 ⏰

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