Capitolo 3.

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''Anche oggi apro gli occhi e mi sento bene
Pure se le nuvole le vedo nere
Che ti servo il fuoco, il cuore al kerosene
Che mi sento più ricco di un petroliere
Anche se la notte c'ho le ginocchiere
Striscio a terra perchè mi conviene
Dopo verso il vino nel bicchiere
E' il destino che mi chiede
Di spezzare il filo che mi tiene libero
Notte prendimi con te
Portami lontano (via!)
Dove non si sente più il richiamo
Mentre tengo lei per mano
E siamo addormentati sul divano (ah!)
Nevrastenico
Faccio un bagno nell'arsenico
Che la merda me la merito
Scrivo una canzone e gliela dedico

E amarmi è magnifico
Ma mi sacrifico
Con gli occhi rossi, senza l'antistaminico
E siamo tanti qua in bilico
Matti, coi contratti
Poi martiri contratti
Pensi che ne usciamo compatti?!
Frà no!

Vado a pezzi
Ma questa è la vita che scelsi
Al posto mio cosa faresti
Non siamo poi così diversi io e te
Che non ho, nè la forza nei riflessi
E come fare a restare noi stessi qua
Io non lo so
Non lo so
(Frate non lo so)
Non lo so
(Frate non lo so)''

Quando la mattina dopo mi sveglio, non realizzo subito quello che è successo la sera precedente: mi alzo dal letto tranquillamente, vado in bagno a sciacquarmi il viso e lavarmi i denti, per poi tornare in camera a svegliare Elis, dato che è ora di pranzo. Mentre aspetto che mi dia segni di vita, prendo il cellulare e mi collego su internet. Scorrendo tra le storie di Snapchat vedo quella di Connor e in un lampo mi passano davanti tutti i momenti di venerdì notte: la frase di Aaron al Myròe, i baci in macchina e, infine, noi vicino il muretto di casa sua. Sento ancora una volta i battiti del cuore accelerare e il respiro farsi corto. La mattina dopo è arrivata, insieme a tutti i ricordi e ai sensi di colpa, più forti che mai. Cosa cazzo mi è passato per la testa? Stavo quasi per andare a letto con uno dei miei migliori amici! Devo essere stata drogata, per forza! O forse sono impazzita, perdendo completamente tutte le mie facoltà intellettive! Devo parlarne con Elis, subito.

<<Elis! Elis svegliati! Mi servi reattiva, dai su! Ho bisogno di te!>>, le urlo mentre la strattono giù dal letto. Finalmente, dopo un bel po' di spinte, decide ad uscire fuori la testolina spettinata da sotto le lenzuola.

<<Che cazzo vuoi?>>, la sento biascicare mentre sbadiglia, ancora con gli occhi chiusi.

<<Ieri sera. Io. Aaron. Dobbiamo parlarne. Ora.>>

Centro: spalanca gli occhi, mentre riesco a percepire le rotelline del suo cervello che si mettono in moto, realizzando l'accaduto risalente, praticamente, a poche ore fa.

<<Merda Gin! E ora che si fa?>>

<<Se lo sapessi, non pensi che l'avrei già fatto? Non lo so Lis, è una situazione troppo strana e ancora fatico a credere che sia successo per davvero.>>

Il discorso rimane così, in sospeso tra di noi e le mura della sua camera,come se fossimo tutti incapaci di parlare. Mi guardo intorno, come alla ricerca di una soluzione: sposto lo sguardo sulle foto appese al muro, sul computer, sui libri posati sulla scrivania, ma niente riesce a distrarmi. Questa stanza, al contrario, non fa altro che ricordarmi ancora di più i bei momenti passati tutti insieme qua dentro. Ricordo che quando ho conosciuto Aaron era appena la terza media ed entrambi non ci sopportavamo: lui era l'Alieno Smigol per le orecchie a sventola e gli occhi a palla, mentre io ero la Ciambella perché ero cicciottella e mi piacevano da morire questo tipo di dolci. Rido fra me e me al pensiero di come siano cambiate le cose durante il corso degli anni: siamo diventati buoni amici poco tempo dopo, quando andavamo al liceo, e ci siamo ritrovati a far parte della stessa compagnia di amici. Il nostro rapporto di amicizia si è evoluto fino al punto di volerci bene come fratello e sorella. Nella mente mi scorrono veloci tutti i bei momenti trascorsi: gli abbracci, le corse in motorino, la spensieratezza del nostro modo di scherzare, il bisogno l'uno dell'altra quando tutto andava male.Un nodo alla gola mi travolge all'improvviso e sento le lacrime farsi strada: niente potrà mai tornare come prima, ci siamo spinti troppo oltre. Sento Elis abbracciarmi.

Collateral love.Where stories live. Discover now