La prima volta che uscii in quella zona della città era autunno, ricordo che tirava un vento freddo capace di entrarti fin dentro le ossa e scuotere gli alberi. Io e mia sorella avevamo deciso di trascorrere il weekend a casa degli zii per via della gita romantica organizzata all'ultimo momento dei nostri genitori. Non ne eravamo così entusiaste, quel luogo era piccolo, senza attrattive e con pochi ragazzi della nostra età, i quali mai, ci avevano rivolto parola. L'unica nota positiva era quella di riuscire a passare un weekend insieme agli zii e ai nostri cugini che riuscivamo a vedere poco e niente durante la stagione scolastica.
Ero insieme a mia sorella e mio cugino, aveva insistito affinché uscissimo insieme a lui ed i suoi amici, i pochi ragazzi della nostra età nella zona. Ovviamente tutti conoscevano tutti, noi conoscevamo loro come loro avevano ben presente chi fossimo noi, nonostante questo però, mai nessuno si era spinto più in là delle semplici occhiate lanciate al nostro passaggio e alle parole dette a voce fin troppo bassa per essere sentite all'infuori del loro circolo.
Si incontravano in una panchina di un parcheggio davanti la palestra della zona, ogni pomeriggio e tutte le sere, si radunavano lì e trascorrevano così le loro giornate, parlando, ridendo, giocando a pallone; Sempre stretti tra di loro, attenti a non rivelare nulla e pronti a lanciare occhiate poco carine a chiunque provasse ad avvicinarsi senza un loro invito.
Non ero poi così ottimista, riuscivo perfettamente a sentire la tensione emanata da me e mia sorella e la tranquillità invece con la quale mio cugino fumava mentre ci avvicinavamo. Alla fine se ci pensate bene cosa dopo anni di noncuranza e occhiatacce potrebbe spingere improvvisamente delle persone ad accettarne delle altre sempre tenute a debita distanza?
C'eravamo ormai, mancava percorrere una leggera salita e saremmo giunti nel parcheggio davanti la loro panchina, già da dove ci trovavamo si intravedevano le numerose moto e tutti i proprietari intorno ad esse intenti come loro solito a ridere e giocare.
Arrivati, quasi tutti erano ormai girati nella nostra direzione, c'era chi continuava a fumare indisturbato dalla nostra presenza, chi invece ci guardava con sguardi interessati e chi, ci sorrideva, tranquillo.
Fu in quel momento che lo incontrai realmente per la prima volta, mi ritrovai a fissarlo, attratta dal suo sguardo tutto tranne che pacifico.Lo conoscevo, lo avevo già visto prima ovviamente, tutti conoscevano tutti in quella zona, per quanto piccola e chiusa in se. Sapevo che il suo nome era Alessandro, che suonava la batteria in un gruppo quando era più giovane, ma negli ultimi anni non si era più visto, neanche per caso lungo le strade o durante le serate trascorse al bar.
Era cambiato, non era più il ragazzino allegro e rumoroso che ricordavo, era il suo sguardo ad essere diverso, aveva un ciuffo biondo cenere che gli cadeva sul viso magro e quello sguardo puntato su di me, che sembrava volesse dire
- Vattene, non ti voglio qui, devi andare via, non mi stai bene. -Ai miei occhi sembrava fosse in un qualche modo distante chilometri dagli altri ragazzi che lo circondavano, frivoli e chiassosi. Per quanto assurdo riuscivo a sentire il suo turbamento interiore attraverso quello sguardo che mi stava riversando addosso, un turbamento che andava ben oltre la nostra presenza li o quella di tutti gli altri suoi amici intorno a lui. Improvvisamente, dopo quelle che parvero ore distolse malamente il contatto con i miei occhi, riuscendo a lasciarmi se possibile quasi senza fiato, e con un turbamento dentro, se possibile ancor più grande di quello che mi aveva attanagliato fino a pochi minuti prima. Fui subito dopo riportata alla realtà da mio cugino
- Ragazzi loro sono Chiara e Ilaria, le mie cuginette, so che tutti praticamente conoscono tutti, però le presentazioni generali sono comunque d'obbligo! - Concluse con un largo sorriso, uno alla volta cominciarono a presentarsi, chi con più allegria di altri, io però, rimasi su di lui, il quale dopo aver inforcato i sui ray-ban neri classici si voltò, senza ovviamente fare i saluti d'obbligo.
Alla fine si scoprì che quei ragazzi non erano poi così antipatici o scontrosi; Chi più di altri, semplicemente incuriosito dai pochi volti nuovi che raramente si riusciva a trovare in zona si mostrano cordiali e per una ragione a me sconosciuta ben propensi a far entrare me e mia sorella nel loro piccolo e riservato circolo. Tutti forse, tranne Alessandro.----
Ciao a tutti coloro che si sono spinti fino a qui!Che dire, questo è solo l'inizio, spero che anche se in piccola parte questa storia sia riuscita ad incuriosirvi almeno un pochino!
Un bacio, chiara
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Siamo il volto più bello di questa città
RomanceQuesta storia è fin troppo classica, racconta la realtà, per quanto nuda e senza abbellimenti. Racconta la storia di due ragazzi, che in una zona della città chiusa in se e condita con pregiudizi che regnano un po ovunque cominciano a conoscersi. Du...