Prologue

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Un pallone da calcio giaceva solitario tra i fili d'erba verdi, accarezzati dal leggero venticello di quella mattina primaverile.
I capelli di De– Izuku mi ricordavano vagamente il prato dove eravamo seduti, in compagnia del suo vicino.
Quel che mi ricordo di costui erano i suoi capelli, dal colore del grano, ma appuntiti e rizzati sopra la testa, e i suoi occhi, rossi come il sangue che sgorgava dalle sue ferite ogni qualvolta che ci addentravamo nel bosco e inciampava nelle buche, le quali nel nostro cammino erano assai frequenti.

Eravamo soliti mangiare a casa mia, dopo la passeggiata odierna. Avendo una pasticceria, mia madre era sempre in cucina a impastare e a preparare dolci.
Tra questi, c'era la torta con fragole e panna, la preferita di Izuku.
Mi emozionavo sempre, a vederlo felice ed eccitato mentre finiva la sua fetta, sporcandosi la bocca e il naso senza farsi alcun problema.
Katsuki –il bambino biondo– restava in silenzio; forse erano quelli gli unici momenti in cui fosse stranamente calmo e in "pace"con se stesso, per così dire.

«Shoto!» esclamava Izuku, massaggiandosi soddisfatto lo stomaco pieno. «Era veramente buonissima! Come sempre!»
Io alzavo taciturno lo sguardo su di lui, evitando con tutte le forze di non farmi venire un attacco al cuore. Arrossivo fino alla punta delle orecchie, sì, ma lo ringraziavo con un cenno del capo.
Non volevo che notasse la mia voce che tremava, quando gli parlavo.

Noto solo ora che era così maledettamente bello, sentirsi bene solo a stargli accanto.
Anche nei più assordanti silenzi, con la testa fra le nuvole e le mani che incosciamente ci stringevamo reciprocamente.
Izuku era davvero una persona stupenda, già dalla tenera età di cinque anni.

Non riusciva mai a preoccuparsi per se stesso, ma solo per gli altri. Era stato l'unico che aveva visto lo stesso Todoroki Shoto del giorno prima, quando mi presentai davanti a lui con una benda che mi ricopriva l'occhio sinistro, dove la pelle attorno era stata permanentemente rovinata a causa della grave ustione subita.
Mi aveva sussurrato un 'stai bene?', e io avevo trattenuto le lacrime pronte a sgorgare, annuendo con tutte le forze per essere convincente abbastanza da assicurargli che non c'era nulla di cui preoccuparsi.

«Izuku! Katsuki

Mia mamma ruppe il religioso silenzio in cui io e i miei due amici eravamo intrappolati, e al suono della sua voce mi girai anche io, scorgendo due figure distinte sulla soglia della porta la quale portava sul retro della casa.
Katsuki recuperò velocemente il suo pallone e raggiunse la madre di corsa, saltandole in braccio agilmente.
Izuku, con più lentezza, scese dalla sedia di ferro battuto dove sedeva, e non appena lo feci anche io, si avvicinò per baciarmi la guancia.

«Ci vediamo domani allora, Todo-kun?»

Profondamente imbarazzato, mormorai un «» appena impercettibile, a cui rispose con un sorriso appena accennato.
In quel momento, piccolissimo e veloce, notai come quel suo sorriso illuminasse l'intero viso. Le lentiggini che tempestavano le sue guance sembrarono diventare stelle, e di conseguenza, pensai che parevano vere e proprie costellazioni.

Gli occhi splendevano come i fili d'erba bagnati da gocce di rugiada, rischiarati dalla luce solare.

Insomma, ero davvero attratto da quel bambino.
Se ci penso adesso, non riesco a non arrossire.
Quanto vorrei tornare a parlargli, ad abbracciarlo, e a stringere quelle sue mani sempre calde e delicate.
Non mi dispiacerebbe per niente offrirgli una fetta della sua torta preferita: mi ripagherebbe sicuramente con uno dei suoi dolci sorrisi, con le labbra sporche di zucchero a velo e la panna a sporcargli la punta del naso, come era solito fare da piccolo, quando ancora ci frequentavamo.

Ma, con tristezza, posso solo guardarlo dal vetro della pasticceria di famiglia, mentre regala fiori e piante nel suo negozio, aperto da poco.
Quel negozio è tempestato di così tante piante che, con i suoi capelli dall'insolito pigmento verde, sembra fonderci, diventare improvvisamente un tutt'uno, tant'è che a volte non riesco a scorgerlo tra tutto il casino che si presenta dall'esterno della bottega.

Sono intento a fissare come sempre come vanno i suoi affari, quando la parete esterna grigia del furgone giunto da poco ha del tutto coperto il paesaggio.

«Shoto! Vieni ad aiutarmi, su!» urla Fuyumi, mia sorella, aprendo allegramente la porta d'ingresso per uscire e cominciare a scaricare i rifornimenti.
Abbandono con malavoglia il cellulare sul tavolo, e di seguito la mia postazione dietro la cassa per raggiungere mia sorella e aiutarla a portare i prodotti nella cucina.

«Shoto?» mi richiama la ragazza, rivolgendomi uno sguardo allibito. Come al solito, sono rimasto di nuovo a guardare sognante il mio ex-amico di infanzia, con due enormi pacchi di farina tra le braccia, in procinto di cadere.

«Shoto, mi senti?»

Scuoto la testa poco dopo, e con l'espressione più apatica che possa fare, annuisco silenziosamente.

«Perché guardavi il fioraio? C'è qualcosa che non va?»

«Voglio decorare la mia stanza con dei fiori. E stavo valutando quali potessero andarci bene.» mento spudoratamente, alzando gli angoli della bocca in un sorriso poco convincente.

«Mh, se lo dici tu. Muoviamoci, abbiamo moltissime cose da scaricare, fratellino!»

{AUTHOR'S NOTE}

Sono tornata con una nuova storia, solo grazie all'idea di maryglee1D da cui ho preso spunto. Nel caso non abbiate idee, o avete il dannato blocco dello scrittore, vi consiglio di fare un salto nel suo libro "Ideas".

SeaweedBrain347

Sweet, cakes and flowers.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora