La notizia della misteriosa scomparsa di Jeremy Bieber era riportata su tutti i quotidiani. I telegiornali ne parlavano come se quella fosse la tragedia dell'anno, a New York. Nessuno sapeva come, nessuno osava dire la propria per paura di essere frainteso. L'unica cosa certa era che, una settimana prima, il corpo del multimilionario Jeremy Bieber era stato ritrovato privo di vita, galleggiante nella sua lussuosa piscina a idromassaggio.
Scartata da subito l'opzione del suicidio, gli inquirenti affermarono che quello era stato a tutti gli effetti un caso di omicidio. Qualcuno quindi si era intrufolato nella villa di Bieber senza destare sospetti, aveva portato con sé una pistola e aveva sparato ad uno degli uomini più ricchi della città. Quasi impossibile da credere, eppure era accaduto.
Perché Jeremy Bieber avrebbe dovuto suicidarsi? Per le persone, lui era fin troppo felice tra montagne di soldi e lusso. Per alcuni, invece, il possedere un patrimonio tanto immenso quanto il suo, l'aveva spinto all'esaurimento. Stava di fatto che, in qualunque modo si fosse svolta la vicenda, Jeremy Bieber non c'era più. La sua scomparsa aveva lasciato al suo seguito amarezza, terrore per i centinai di dipendenti a suo carico e tanta, fin troppa paura. C'era un assassino a piede libero a New York e la polizia avrebbe dovuto fare di tutto, pur di catturarlo.
La mattina della veglia funebre di Jeremy Bieber camminai a passo lento su decolletè nere, facendo attenzione a non inciampare: il terreno era arido, il sole spiccava alto e cocente sui capi dei presenti. A proteggermi vi era un cappello nero semplice, indossai inoltre un paio di occhiali da sole e tenni i lunghi capelli biondi saldi con uno chignon. La gonna aderente sino alle ginocchia mi impediva di accelerare il passo ma non ve ne era bisogno, nessuno aveva fretta in quel posto, tanto meno avrei dovuta averne io. Mi guardai intorno: abiti neri, cappelli vistosi, cravatte attorno al collo degli uomini. Gente di un certo calibro, amici, parenti e conoscenti di Jeremy.
Coloro che sostavano fuori la villa tenevano in mano dei bicchieri contenenti, suppongo, dello champagne. Nella maggior parte dei casi, le donne coprivano i propri volti o con della stoffa a rete o con degli occhiali scuri, come i miei. Si respirava un'aria pacifica, nessuno si azzardava ad alzare la voce per rispetto. Attraversai il cortile principale senza dare troppo nell'occhio: non volevo che qualcuno mi riconoscesse. Avevo deciso di porgere il mio ultimo saluto a Jeremy Bieber, nulla di più, nulla di meno. Alzai lo sguardo sull'entrata principale, la quale era spalancata per accogliere chiunque avesse voluto rendere omaggio ad un uomo che nella vita era stato amato quanto odiato. Salii i tre gradini e attraversai il portico scrutando con la coda dell'occhio i presenti, poi entrai.
L'interno era ancor più silenzioso dell'esterno: nessuno si azzardava a fiatare e chi invece preferiva non piangere di fronte al corpo inerme di Jeremy, se ne stava in disparte con dello champagne da bere e una villa immensa a tre piani da ammirare. Sfilai via gli occhiali nel momento in cui l'ombra prese il posto della luce solare, presi un grande respiro e percepii da subito l'odore pungente di polline. Vi erano fiori sparsi ovunque, per lo più peonie: supposi che quelli fossero i fiori preferiti di Jeremy. Il corridoio principale non era affollato, non tanto quanto la sala da pranzo, la quale era stata allestita a dovere per la veglia. Il tintinnio dei miei tacchi a contatto con il pavimento lucido attirò l'attenzione di qualcuno ma nessuno si soffermò particolarmente a capire chi fossi e cosa ci facessi lì. Erano trascorsi molti anni, dopotutto.
Mi affrettai a raggiungere la sala da pranzo, senza badare troppo ai singoli particolari che la villa regalava: la grande scalinata di fronte all'entrata principale pareva infinita. Il lampadario al centro del soffitto spiccava di lucentezza. Durante gli anni passati avevano sicuramente restaurato la casa da cima a fondo, io la ricordavo decisamente meno vistosa.
Entrai rallentando il passo, senza produrre alcun rumore molesto con i tacchi: a primo impatto, il corpo pallido e inerme di Jeremy Bieber attirò la mia attenzione. Sussultai istintivamente: l'ultima volta che avevo assistito ad una veglia funebre, avevo versato talmente tante lacrime da non avere più acqua in corpo. Le sedie di fronte la bara nera contornata da fiori, per lo più bianchi, erano quasi del tutto occupate. La sala da pranzo era decisamente grande: passai attraverso le file laterali, beccandomi di tanto in tanto qualche occhiataccia. Qualcuno mi aveva riconosciuta, ne ero sicura. Alcuni stringevano tra le mani un rosario, altri invece tenevano semplicemente il capo basso, restando in silenzio a pregare o a meditare su quanto accaduto.
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Bring Me To Life ➳ j.b
FanfictionRimasta vedova prematuramente, Krystal decide di tornare a New York, la sua città natale. Sarà qui che incontrerà nuovamente Justin Bieber, vecchio amico di data. Justin, nonostante i ventisei anni, è a capo dell'azienda di famiglia dopo aver perso...