IL TRENO PER NEW YORK
Non c'era posto, su quel treno, che non fosse occupato.
Non era particolarmente veloce, alcuni dei finestrini erano del tutto scheggiati e un profondo puzzo di sudore e vomito infestava i sedili.
Tuttavia nessuno sembrava preoccuparsene. Viaggiavano col cuore a mille, sul treno per New York. Sussultavano ad ogni curva e ridevano di ogni cosa. Era gente semplice, quella.
Erano pastori in fuga e figli dei campi; erano signore anziane con la veletta in testa. Avevano le tasche vuote e il cuore pieno di sogni, occhi brillanti fra le rughe profonde e i nasi adunchi.
I bambini scorrazzavano, fra quei sedili logori, e speravano anche loro che il ruggito di New York avrebbe potuto risvegliare la loro buona sorte.
Per questo a nessuno importava dei sedili sporchi e dei finestrini rotti. A nessuno, tranne che a me.
Era l'alba del primo giorno dell'anno 1920 quando varcai la soglia della mia cabina di prima classe.
“Dove sono le mie valige?” sbottai.
“Nel bagagliaio, Miss Taylor”, mi rispose Connor.
“Come faccio a truccarmi e a prepararmi senza le mie valige? Devo incontrare il mio futuro sposo, Connor. Vuoi che scappi non appena scendo dal treno?” Connor ritirò le labbra, nascondendo un sorriso sprezzante. Erano ormai anni che rispondeva in quel modo alle mie moine, ed erano anni che facevo finta di non accorgermene.“Questo è Connor, Lynn. Forza, saluta il nuovo dipendente”, mi aveva detto un pomeriggio di 6 anni prima la mia petulante madre. Io alzai la testa dal mio ricamo, e per la prima volta i miei occhi si posarono su quel bambino dagli occhi chiari e i capelli ribelli, lo sguardo spaventato e i vestiti logori.
“Ciao Connor. Io sono Lynn, ma tu puoi chiamarmi Miss Taylor.”
Lo salutai altezzosa. Lui mi ricambiò il saluto inarcando un sopracciglio e sorridendomi; e da quel giorno non smise mai di farlo.
Appresi più tardi che era il figlio della nuova cuoca, e che questo lo classificava come un dipendente che avrei visto poco, occupato com'era a svolgere tutti quegli strani compiti che si affidano ai bambini. Tuttavia quei compiti, come capii dopo poco, riguardavano quasi sempre me. Mi ritrovai, quindi, a svolgere quasi tutte le mie mansioni ed i miei giochi sotto lo sguardo vigile di Edward George Connor.“Questo treno è di gran lunga il mezzo più sporco che abbia mai visto. Le mie cugine di Long Island sono portate a passeggio solo con le carrozze. E invece guarda me: rinchiusa in una cabina con… be’, con te.”
“Non capisco perché sei dovuto venire anche tu”, mi lamentai non appena lo vidi entrare.
“Non poteva certamente attraversare tutto il paese da sola, Miss Taylor. E poi, con chi altri avrebbe potuto lamentarsi dello sporco e degli agi che lei non ha?” Mi rispose. Gli lanciai uno sguardo truce e gli ordinai di lasciarmi sola con le mie mille domande.
Erano passati tre mesi da quando mio padre mi aveva mostrato la foto di un giovane ufficiale di buona famiglia.
“Un eroe di guerra, tesoro mio. È un eroe di guerra.” Non mi ci volle molto per capire che “l'eroe di guerra” era destinato a diventare il mio futuro compagno. Non feci nessuna obiezione. Acconsentii, anzi, con estrema gioia.
Pensando a quel momento, cominciai a sentire freddo.
Un vento gelido creava una patina di ghiaccio sui finestrini scheggiati. Nonostante questo riuscivo a tracciare con lo sguardo il profilo dei monti innevati. Il freddo sembrava calmare tutto e rallentare il tempo.
Io, invece, mi sentivo nel bel mezzo di una corsa. L’imponente figura del futuro mi inseguiva, senza darmi tregua.
Strisciava, quel mostro fatto di incertezza e ghiaccio. Le sue mani mi graffiavano la schiena ed io stavo affondando nei miei stessi brividi.
Mi attendeva una vita piena di soldi e agi. Cosa avrei dato, in quel momento, per essere una stupida. Non avrei voluto rendermi conto, come invece accadeva, che tutto quello a cui stavo andando in contro mi avrebbe solo distrutto e rinchiuso per sempre nel mio stereotipo di signora newyorkese.Decisi di uscire dalla cabina. Gironzolai sul treno e mi diressi, per qualche motivo, nella terza classe. Persone di tutte le età si ammucchiavano nei vagoni dando vita ad una caotica ed esotica musica.
Quanta differenza fra ricchi e poveri! Sapevo che a Connor non sarebbe piaciuto, così come sapevo che l’avrei trovato lì.
Mi fece un cenno con la testa, come aveva fatto anni fa per portarmi in un giardino segreto.
“Vuole vedere qualcosa di davvero mozzafiato, Miss Taylor?”, mi aveva chiesto dopo un pomeriggio passato a non far nulla. Così mi aveva portato nel bosco, lì dove da sola non mi sarei mai recata; ed io lo seguii senza fiatare. Non me ne pentii mai. Non c'erano fiori tinti di arcobaleno né folletti incantati in quell'angolo di bosco. Era la pace, la totale assenza di umanità che faceva di quel posto un altro mondo.
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Il treno per New York
Romantik"L'avresti sposato davvero? Il damerino dico." Sorrisi. "Forse aspettavo che tu mi fermassi." "Siamo due testoni, tu ed io. Non saremo mai felici se continuiamo così." Disse. Cominciai a piangere. "Se io non fossi stata così stupida tu saresti anco...