Capitolo 2

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– Nessuno le aveva mai detto niente, a quella povera ragazza. Ajay era veramente un figlio di puttana, ma allo stesso tempo una brava persona. Non so come ci riusciva, ma lo faceva dannatamente bene. –

Aprì lentamente gli occhi, e cercò di capire dove diavolo si trovava. L'unica cosa che si ricordava prima di svenire era che stava piangendo come una bambina piccola davanti a una persona che nemmeno conosceva, e che per lo più le aveva detto chi aveva ucciso sua madre e chi era veramente suo padre. La sua bocca era asciutta e aveva un cattivo sapore sulla lingua. Probabilmente aveva dormito delle ore, chissà quante, comunque.

– Dove mi trovo, – mormorò a se stessa, anche se sapeva che non avrebbe saputo darsi la risposta da sola. Girò il viso prima a destra e poi sinistra, vedendo che era in una casa poco tenuta e illuminata da candele lunghe e sottili.

Qualche luce era viola, e riusciva a sentire un odore di incenso. Le stava dando la nausea, tutto questo. Portò una mano alla testa quando sentì una forte emicrania.   

– Si è svegliata. – disse piano una voce maschile. La prima cosa che vide furono un paio di occhi verdi che la ispezionavano da cima a fondo.

– Taylor, mi senti? – domandò la ragazza davanti a lei. La sua voce era un suono lontano, sfocato. Le orecchie fischiavano e la testa le faceva male.

– Credo di sì. – rispose bisbigliando. Lei le sorrise lievemente, e le accarezzò il viso.

– Eravamo tutti preoccupati per te. Hai dormito per circa sei ore. – le comunicò. Si alzò di colpo su quel che credette un letto, e si stropicciò gli occhi.

– Dove mi trovo? – le chiese.

– Questa è la casa dei Ribelli, e lui è Sanjay, uno di noi. Lui ti aiuterà se avrai bisogno. – replicò con qualche cenno del capo. Non si accorse nemmeno che nella stanza c'era un altro ragazzo, sui circa trentacinque anni, che la guardava attentamente con un piccolo sorriso. Anche lui era vestito con una divisa bluastra, solo che la fascia giallastra ce l'aveva attorno ai fianchi, non attorno alla fronte come l'altra ragazza.

Il ribelle si avvicinò, e le strinse la mano.
–  Sono Sanjay, è un piacere conoscerti. – le disse.

– Spero tu possa fare molte amicizie, qui a Banapur. Ci sono veramente delle buone persone. – disse Karlie, prendendo una ciotola piena di zuppa grigiastra.

Lei inarcò le sopracciglia. – No, io quella roba non la mangio –. obiettò fermamente, mettendo una mano tra lei e la ciotola.

– È per il tuo bene, Taylor. Devi mangiarla. Devi mangiare qualcosa, e questa è l'unica cosa disponibile in questo momento. – disse fredda. Il suo tono non le piaceva. Dopo tutto, era una loro ospite e la dovevano trattare come tale. 

– Va bene, va bene, – sospirò. – Lo mangio. –

– Brava. – borbottò, e fece per andarsene. – Sanjay, accompagnala nella mia capanna, questa sera. Alle otto e mezza. –

– Sì, signora. – obbedì lui. La ribelle aprì la porta, e uscì velocemente. Lei sospirò, e si stese di nuovo sul letto, chiudendo gli occhi. Dieci ore fa era venuta qua con l'intenzione di portare le ceneri di suo padre al tempio di Ramish, il quale non sapeva nemmeno dove si trovasse, ma ora sembrava molto difficile questa opzione. Il mal di testa non faceva altro che peggiorare; forse era l'odore dell'incenso, oppure era la gravità della situazione che la irritava.

– Devi mangiare un po', altrimenti Karlie si arrabbierà con me. – disse Sanjay dopo qualche momento, porgendole la ciotola piena zeppa di quella brodaglia che le faceva salire il vomito. 

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 06, 2017 ⏰

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