Bambini

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«Papà!» La bimba entrò nel salotto di casa Potter come una furia. Individuò il padre seduto sulla poltrona e gli saltò in braccio. Harry sobbalzò. «Ma che... Cosa c'è tesoro?» chiese guardando la figlia. «Io e Al vogliamo andare al parco!» disse con voce lamentosa la bimba dai capelli rossi. Harry sospirò. «Oh, va bene. Vai a chiamare Al» acconsentì. Appena la figlia sparì su per le scale, Harry si alzó mormorando a mezza voce «Sono vecchio per queste cose...»

Il parco dietro casa Potter era pieno di bambini che tiravano i genitori perché li portassero sulle altalene, o che giocavano con gli amichetti a qualsiasi cosa. Ben mimetizzate, anche famiglie magiche avevano approfittato del bel pomeriggio per portare i figlioletti a fare un giro, e ora stavano seduti sulle panchine come normali genitori babbani. Appena messo piede sull'erba estiva, Al e la sorellina erano subito corsi a giocare, lasciando il padre a guardarli ad occhi spalancati, sorpreso dell'incredibile energia di quei due diavoletti.

«Facciamo un castello di sabbia?» A sette anni Albus Potter era un vero e proprio genio delle costruzioni. Trasportò di peso la sorellina dai capelli rossi fino al recinto della sabbia, poi iniziò a modellare, a riempire secchielli su secchielli. Sulle prime la bimba rimase lì, a guardare ammirata il fratello, ma dopo un po' iniziò ad annoiarsi. Si guardò intorno: qualche bambino babbano correva come un matto, tre bimbette giocavano con bambole di pezza e un piccoletto dai capelli biondi si avvicinava ai due fratellini. Arrivato dietro ad Al, il bimbo si fermò. La piccola rossa lo osservò con curiosità spalancando gli occhietti e lui ricambiò lo sguardo. Per qualche secondo si guardarono negli occhi, nell'inconsapevolezza che non sarebbe stata l'ultima volta che le iridi color giaccio del maschietto si sarebbero mischiate con quelle color verde di lei. Poi il biondino distolse gli occhi e di colpo appoggiò le mani sulle spalle di Al, ancora tutto concentrato sulla sua scultura, urlando «BUH!!». Al fece un salto, per poi spiaccicarsi con la faccia dritta nella sua opera. Si rialzò in piedi e si girò verso l'aggressore. Poi, tutto d'un tratto, iniziò a piangere. Mormorò un «Cattivo!» appena capibile tra i  singhiozzi, per poi correre di filato dal padre.

Il biondino alzò il sopracciglio, per poi posare di nuovo lo sguardo sulla rossa. «Era tuo fratello?» chiese tutto serio. «Sì» rispose la bimba guardandolo con più attenzione. Vestiva pantaloncini corti neri, magliettina nera e scarpe nere, il suo esatto contrario, dato che la piccola indossava shorts azzurri, maglietta arcobaleno e scarpette verdi. Il bimbo si sedette davanti a lei. «Io sono Scorpius Malfoy» le disse con un sorrisetto. «Tu chi sei?» le chiese poi. La rossa gli rispose sbrigativa. «Perché lo hai fatto?» gli chiese. Lui alzò le spalle. «Mi andava» rispose. Entrambi rimasero in silenzio per un paio di secondi. «Perché hai fatto male proprio ad Al? Ci sono tanti altri bambini...» chiese ancora. Scorpius alzò di nuovo le piccole spalle. «Non lo so. L'ho scelto a caso» rispose ancora. «Sei bella» disse poi. La bambina non si scompose. I complimenti la colpivano fino a un certo punto. «Lo so» si limitò a rispondere. Scorpius rise. «Vuoi essere la mia fidanzata?» le chiese tutto d'un tratto, sfoggiando tutto il suo fascino da bambino di sette anni. Lei ci pensò su per qualche minuto. «No, non posso essere la tua fidanzata» disse poi la bimba dai capelli rossi. «E perché?» chiese l'altro passandosi la manina tra i capelli biondi, un gesto che dieci anni dopo avrebbe conquistato decine di cuori. La bimba mise il broncio. «Papà dice che sono troppo piccola. E poi non mi piaci. Hai fatto male ad Al e non gli hai chiesto scusa.» Poi si guardò intorno. «Papà dice che dobbiamo andare. Ciao, Scorpius» disse la piccoletta per poi alzarsi. Mentre si dirigeva verso il fratello, il bimbo dietro di lei gridò «Un giorno sarai la mia fidanzata, Lily Potter!»

Sono ashwf. Molto ashwf.

Lily

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