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"La prego signor Gallagher non mi licenzi, non posso permettermi di non lavorare. Ho sempre svolto il mio lavoro nel migliore dei modi, ho sempre fatto gli straordinari, non mi sono mai lamentato. Perché mi sta licenziando?" Supplico con le lacrime agli occhi il mio datore di lavoro o dovrei dire ex. Sono nel suo ufficio e mi ha appena comunicato che mi ha licenziato e io non capisco perchè. La mia situazione economica non era florida nemmeno con il lavoro, figuriamoci da adesso in poi. Sono da solo con un figlio di 4 anni da mantenere. Il mio ragazzo non era proprio una persona affidabile e amorevole, nonostante questo però io ero innamorato e subivo tutto. All'inizio disse di essere contento di diventare padre ma subito dopo la nascita del bambino cambiò. Era sempre nervoso, urlava, cosa che faceva pure prima, con la differenza che dopo la nascita di Moses mi picchiava anche. Tornava a casa tutti i giorni ubriaco e abusava di me anche davanti al bambino. Un giorno però, finalmente aggiungerei, se n'è andò, dicendo che non era pronto per fare il padre e che con me era solo puro e sano divertimento e ormai non gli servivo più.
Vivo da solo da quando ho detto della gravidanza ai miei genitori, non hanno mai accettato il mio essere omosessuale, figuriamoci un nipote. Mi hanno cacciato di casa a 18 anni e d'allora vivo in un misero monolocale, praticamente una stanza più il bagno, è il massimo che sono riuscito a trovare. Da quando ho avuto Moses nessuno mi da la credibilità che merito, mi guardano tutti in modo diffidente
"Harry sai bene il perché. Ho saputo che hai un figlio, non posso tenerti nella compagnia, sarebbe uno scandalo se lo venissero a sapere gli altri. Se avessi saputo prima del tuo essere gay non ti avrei assunto" rimango allibito dalle sue parole, come si può discriminare qualcuno che fa bene il suo lavoro solo per l'orientamento sessuale?. Non ho molti amici sul lavoro, anzi direi nessuno, per questo non avevo detto niente di Moses, anche perchè sapevo che il mio capo non avrebbe gradito. Non mi vergogno di mio figlio, se non ho detto niente l'ho fatto solo per garantirmi un lavoro e dare a lui una situazione economica stabile.
"signor Gallagher, il mio orientamento sessuale o mio figlio non hanno mai influito sullo svolgimento del mio lavoro"
"lo so Harry, ma potrebbero farlo. Mi dispiace ragazzo, io devo difendere gli interessi della mia società" se avessi abbastanza soldi troverei un buon avvocato e gli farei causa, sono sicuro anche che la vincerei, questa è discriminazione vera e propria. Non si dovrebbe perdere il proprio lavoro solo perchè si è gay
"n non può farmi questo, la prego. Come lo mantengo mio figlio?"
"naturalmente avrai ciò che ti spetta, la tua liquidazione" mi passa un assegno e quando leggo la cifra sopra mi sento morire, non sono neanche tre mesi del mio stipendio, che liquidazione è?
"me la chiama liquidazione questa?" gli chiedo piuttosto alterato sistemandomi l'assegno in tasca
"è il massimo che puoi sperare Harry e non puoi farmi causa, è la tua parola contro la mia, mi dispiace ma le cose vanno così. Se fossi stato normale tutto questo non sarebbe successo" sto per scoppiare a piangere e non voglio dargli nessun tipo di soddisfazione, è un uomo orribile. Esco dal suo ufficio senza dire più niente, mi precipito in strada e scoppio a piangere, mi accascio a terra con le mani sul volto. Non ho neanche un po' di dignità, se l'avessi gli avrei tirato quel misero assegno in faccia e me ne sarei andato, invece ho accettato quei soldi. Ho dovuto per Moses, almeno avrò tempo per trovarmi un altro lavoro. Sono completamente solo, ho 22 anni e conduco la vita di un cinquantenne. A 18 anni sono rimasto incinto e anche se puó sembrare un errore io non me ne sono mai pentito. Mos è la cosa più bella della mia vita e farei di tutto per renderlo felice, per vedere le fossette spuntare sul suo viso quando ride. Lui è il mio ometto speciale, non parla o meglio lo fa solo con me. Soffre di mutismo selettivo, in mezzo alla gente, per strada e a scuola è completamente muto, per questo i suoi amici lo prendono in giro e le maestre, pur sapendo la situazione, non aiutano affatto. Il mutismo selettivo è un disturbo poco conosciuto ed apparentemente raro che colpisce prevalentemente i bambini, caratterizzato dall'incapacità di parlare in alcuni contesti sociali, nonostante lo sviluppo e la comprensione del linguaggio siano nella norma. Il mutismo selettivo non è un fenomeno dovuto ad un'incapacità correlata allo sviluppo, è un atteggiamento di risposta ad un forte stato emotivo legato all'ansia. Il dottore dice che è dovuto ad un episodio per Moses traumatico e so che questo risale a quando l'altro suo padre mi massacrava di botte davanti a lui. Non parla da quando ci vide un giorno, quando aveva due anni. Io ero a terra tramortito, pieno di sangue e non riuscivo a muovermi mentre Jason, il mio ex, si divertiva a prendersi gioco di me. Si dice che i ricordi di un bambino inizino dai 3 anni in poi ma evidentemente l'inconscio di mio figlio ricorda la vicenda e questo non permette a lui di vivere tranquillo. Nonostante vogliano farlo, i bambini muto selettivi non riescono a parlare fuori casa o in presenza di estranei, si bloccano e ciò avviene in particolare in luoghi pubblici o nei contesti sociali più ansiogeni come, ad esempio, l'asilo o la scuola. Al contrario di quanto avviene in tali contesti i bambini muto selettivi a casa, negli ambienti familiari e con le persone con cui si sentono a loro agio si esprimono normalmente, proprio come avviene a Mos che parla solo con me, anche perchè non conosciamo nessun altro, siamo sempre soli, noi due contro tutti. Il dottore dice che con gli anni e con la serenità che gli trasmetto io prima o poi ritornerà a parlare normalmente con tutti e in qualsiasi contesto. Ci vorrá solo del tempo. Io lo spero davvero, Mos non si merita di soffrire.
"Come faccio adesso?" Sono davvero disperato, devo subito mettermi alla ricerca di un lavoro e spero solo che non faranno caso al mio stato di ragazzo padre e al mio essere omosessuale. Ho vissuto una vita difficile e dopo tutti i drammi e le difficoltà vorrei solo un po' di serenità, soprattutto mentale. Finché sto male io e faccio i sacrifici per far andare tutto come dovrebbe va bene, ma Moses non deve passare quello che sto passando io, non si deve privare di nulla, deve solo essere felice, cosa che io adesso non riesco a dargli, la felicità. Con me ha una vita sacrificata, priva di rinunce ma lui non me ne fa un problema, mi abbraccia e mi dice sempre che è felice solo con me. Io sono il suo papi cupcake, mi chiama cosi perchè sono i suoi dolci preferiti, ne mangerebbe a tonnellate, peccato che io solo rare volte posso permettermi di comprarglieli. Dopo essermi sfogato mi alzo da terra, dove mi ero seduto dando spazio alla mia disperazione e mi incammino senza una meta precisa, è ancora troppo presto per andare a prendere Moses all'asilo. Non sono mai stato cosi abbattuto in vita mia e soprattutto devo fingere davanti al mio bambino che vada tutto bene
"oddio" sento solo quest'esclamazione per poi cadere a terra con un'intera tazza di caffè che mi finisce addosso
"scusami! Ero presa dal cellulare e non ti ho visto, oggi non me ne va una giusta" davanti a me c'è una ragazzetta bassina, con grandi occhioni chiari che mi scruta preoccupata
"non preoccuparti, non è niente di grave" le sorrido alzandomi da terra. Cavolo, ho tutta la camicia sporca, come ci vado a scuola da Mos in questo stato?
"ho combinato un disastro, senti fatti almeno lavare la camicia, abito da queste parti, ti presto una maglia del mio coinquilino e nel frattempo ti lavo la tua"
"la maglia in prestito l'accetto volentieri, devo andare a prendere mio figlio a scuola e così non sarei proprio l'esempio di padre perfetto. La camicia però me la porto a casa e la lavo da solo, tranquilla"
"io comunque sono Joanne, ma nessuno mi chiama mai con il mio nome, sono Jo per tutti"
"io sono Harry"
"hai dei bellissimi capelli Harry" si riferisce ai miei lunghi capelli ricci. Sono il mio vanto, ho pensato tante volte di tagliarli ma alla fine cambio sempre idea
"oddio scusa, ho detto una cosa stupida, capita quando sono agitata" questa ragazza mi fa morire dal ridere e non fa altro che parlare
"sei simpatica"
"oh grazie, il mio coinquilino dice che sono fastidiosamente simpatica, credo non sia un complimento ma da lui accetto tutto. È il mio migliore amico e mi conosce meglio di chiunque altro" ascolto lei che parla della sua vita e intanto arriviamo davanti ad un portone colorato di rosso. Apre con le chiavi, saliamo al primo piano e successivamente mi fa entrare in casa, molto carina e accogliente a primo impatto
"Niall!! Niall! Sei a casa?" urla contro qualcuno di indefinito
"Niall è quella bestia del mio coinquilino e migliore amico, non so dove sia, probabilmente ad impazzire dietro a Louis" mi parla di questa gente come se la conoscessi ed io annuisco piuttosto confuso.
"hey rompipalle" un ragazzo dai biondissimi capelli, palesemente tinti e il sorriso simpatico fa il suo ingresso in salone arruffando i capelli di Jo
"ah sei qui, pensavo non ci fossi. Ho combinato un guaio. Sono andata a finire addosso a questo ragazzo, devi prestargli una tua maglietta, deve andare a prendere il figlio a scuola e con tutto il caffè che gli ho rovesciato sulla camicia di certo non può andarci"
"solito tuo! Scusala ma è pazza, io sono Niall comunque" mi tende la mano che afferro subito
"io sono Harry"
"ti prendo subito una maglietta anche se credo che ti andrà corta, sei un gigante in confronto a me" rido aggiustandomi un ciuffo di capelli ribelle
"non preoccuparti è già tanto che me la presti, te la riporterò domani, grazie mille"
"figurati" sparisce all'interno di qualche stanza e ritorna pochi istanti dopo con una maglietta bianca in mano
"ecco a te Harry, puoi anche tenerla, non è un problema. Se vuoi darti una sciacquata il bagno è la prima porta a destra" seguo le sue istruzioni, entro in bagno e mi privo subito della maglia che puzza troppo di caffè. Mi do una sciacquata veloce ed indosso la maglietta di Niall che effettivamente mi sta corta, ma sempre meglio di niente.
"Louis mi sta facendo impazzire, ha licenziato l'ennesima cameriera, dice che era troppo incompetente. Terry da sola non ce la fa a gestire tutto e sta cercando personale"
"grazie per l'ospitalità ragazzi" entro mentre i due stanno parlando e si bloccano
"scusate, non volevo interrompervi"
"tranquillo Harry, sto cercando di risolvere i problemi nei quali mi mette il mio migliore amico nonché datore di lavoro"
"ad avercelo un lavoro, sono appena stato licenziato" sospiro sentendo di nuovo le lacrime pungermi gli occhi. Mi siedo sulla prima cosa che trovo portandomi le mani sul viso
"oh Harry ci dispiace, non potevamo saperlo"
"tutto bene?"
"scusate, è solo che oggi è una giornata infernale" mi ricompongo sforzando un sorriso
"se posso, come mai ti hanno licenziato?"
"è una storia lunga ma in sintesi perchè sono omosessuale ed ho un figlio. Lavoravo per quella società come impiegato da un anno e non avevo detto nulla nè di mio figlio né del mio orientamento sessuale perchè sapevo che tipo fosse il mio datore di lavoro. Lui l'ha scoperto e oggi mi ha licenziato senza preavviso e senza darmi una liquidazione adeguata. Mi ha anche detto che denunciandolo non otterrei nulla e che sarebbe la mia parola contro la sua"
"che stronzo!! questo va denunciato eccome"
"Niall con tutta la buona volontà, non posso permettermi un avvocato. Con la liquidazione che mi ha dato posso mantenere mio figlio per un paio di mesi, poi non so cosa farò"
"scusami la domanda Harry, hai detto di avere un figlio, sei sposato?" Niall tira una gomitata alla sua migliore amica e io scuoto la testa
"Non sono sposato, io e Moses siamo soli" non mi va di raccontare la mia storia a due sconosciuti così mi limito a dirgli solo questo
"Scusa se te l'ho chiesto, magari sono stata indelicata"
"Non devi scusarti Jo! Non ti preoccupare"
"senti Harry sto pensando ad una cosa e credo di averti risolto il problema del lavoro, lasciami il tuo numero" lo guardo incredulo e gli segno il numero del mio cellulare
"dici sul serio Niall?"
"fammi fare solo un paio di chiamate e ti faccio sapere con certezza"
"Grazie mille! Io adesso devo andare a prendere il mio piccoletto all'asilo"
"Harry non perdiamoci di vista! Adesso che abbiamo il tuo numero ti tartasserò di chiamate"
"sarà un piacere Jo"
"Harry ti farò sapere al più presto per il lavoro, stai tranquillo che in un modo o in un altro risolviamo la situazione"
"grazie mille, non so che altro dirvi"
"non devi dirci nulla, vai a prendere il piccoletto a scuola" sorrido, li saluto e esco di casa con il cuore più leggero.

The laws of love ❀ L.SDove le storie prendono vita. Scoprilo ora