Intro

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"Bionda!" sento urlare da dietro la porta del bagno, riconosco la voce, è Zac.
"Apri questa maledetta porta!" continua a sbraitare battendo il pugno sempre più forte.
Trovo il ragazzo in questione imponente davanti ai miei occhi, cerco di uscire da quella piccola tana che ora è diventata la mia trappola.
"Aiuto" urlo con tutte le mie forze, ma nessuno accorre alle mie grida; i corridoi della scuola sono completamente vuoti.
Sogghigna e mi spinge di nuovo in bagno.
Batto la testa contro lo sciacquone e vengo trattenuta con una potente stretta, prima di cadere a terra.
I suoi occhi azzurro cielo sono quasi bianchi, colpiti dalla luce del sole, una mano è fissa sul mio polso mentre l'altra sta abbassando le mutande nere.
"Succhia, Troia!" dice facendomi inginocchiare davanti a lui, e tirando i capelli mi infila il suo pene in bocca.
<Basta> sta urlando la mia coscienza, per una volta la seguo e mi ribello.
Sento freddo alla testa e le sue urla di dolore.
Intontita metto una mano al capo e sento umido, una chiazza rossa si sta formando sul pavimento e vedendolo avanzare il terrore si impossessa del mio sangue.
Ancora piegato inizia a picchiarmi violentemente.

Mi sveglio urlando, tremo come una foglia e il mio respiro è tanto irregolare che non riesco neanche muovermi.
Vedo la luce del corridoio accendersi e mia madre entrare subito in camera mia "Ambra, tesoro." dice mettendomi seduta e cullandomi tra le sue braccia, per far calmare il respiro.
"Tranquilla amore è solo un incubo, uno stupido incubo." ripete con voce dolce, fino a quando ritrovo quel poco fiato.
"Non so per quanto ce la farò mamma." Rispondo singhiozzando, il tremore è leggermente diminuito e il fiato è quasi regolare.
"Coraggio tesoro, passerà anche questo." Continua lasciandomi un bacio sulla testa; "Ti preparo una tisana alla lavanda." Dice alzandosi, poi esce di stanza.
Ancora questi maledetti incubi, mi ero ripromessa di non piangerci più sopra, ma ogni volta l'immagine è sempre più nitida, vado alla ricerca delle mie amate cuffiette, accendo la musica per distrarmi un po'.
"Quella alla lavanda è finita, ho fatto una camomilla." dice porgendomi la tazza.
"Grazie mamma, ora torna pure a dormire" le dico sorridendo appena.
"No, da quanto ti sono ricominciati gli incubi?" domanda coccolandomi, sbadiglia.
"È da un po' che non si presentavano" appoggio la tazza sul comodino, "vai a dormire mamma sto meglio" la tranquillizzo; poco convinta esce di camera e io cerco di abbandonarmi alla rassicurante melodia del piano che mi culla dolcemente in un sonno profondo, <spero vivamente che non arrivi un altro incubo>.

Persi nella notteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora