3. L'alba

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25 giugno 2019
Reduce da una notte molto stancante, mi svegliai molto lentamente e una delle prime cose che riuscii a mettere a fuoco fu l'immagine di lui seduto sul davanzale della mia finestra, ma non potei guardarlo per molto, perché la luce dell'alba appena nata dietro di lui era accecante.

Quando lo vidi sbuffai. Avevo sperato continuamente che lui se ne fosse andato, o meglio ancora, che non fosse mai arrivato... ma invece eccolo lì che mi guardava tranquillo, non sapendo come muoversi dopo aver notato la mia reazione schifosa. La stessa reazione che aveva lui quando mi vedeva da piccola, quella cosa che mi faceva arrabbiare ma nonostante quello continuasse inspiegabilmente a piacermi. Non l'avevo mai capito quando era in vita, poi avevo smesso di provarci, e non avevo nessuna intenzione di iniziare adesso che era da me sotto forma di fantasma.

In realtà, non sembrava un vero fantasma, come quelli che ci si aspetterebbe di vedere sembrava proprio una persona, era uguale a come quando l'avevo conosciuto, senza nessun tatuaggio, naturale. Sembrava formato da cenere e luce insieme, ed era uno spettacolo alla luce del giorno; ma ciò che aveva più fascino in assoluto erano quegli occhi blu come il cielo che mi ero dimenticata fossero tanto belli durante gli anni passati senza di lui. Quegli occhi stupendi mi stavano fissando, chissà da quanto tempo, e mi stavano cominciando a mettere in imbarazzo.

Mi salutò lui per primo rompendo il ghiaccio e io gli risposi ancora mezza addormentata con la mia voce più roca.

-Non esiste la privacy nel mondo dei morti? Da quant'è che sei lì?? brontolai imbronciata

-No, quella l'ho lasciata al mondo dei vivi, ma se non mi vuoi basta solo dirlo. E per tua informazione, sono qui da quando ti sei addormentata nel letto in cui dormivo io.

- Avevi solo da tornarci, e te lo avrei restituito. Ma a quanto pare non ti è mai fregato niente di niente .

Questo lo irritò moltissimo perché mi urlò

-Non puoi saperlo!

-Va bene, va bene calmati, scusami. Non so cosa mi prenda.

Lo dissi solo per farlo calmare, non per altro, perché continuavo a credere ciò che avevo detto 10 secondi prima.

-Posso vestirmi? Chiesi con la voce più carina che potessi trovare in quel momento. Allora lui lasciò finalmente la stanza, ancora risentito per la nostra piccola discussione, lasciando nell'aria una piccola magica scia di luce e di polvere grigiastra.

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