Claire's POV
Il mio cellulare suonò alle 5:30, rovinando quello che era stato fino a quel momento, un perfetto sonno profondo.
Appena trovai la forza di scendere dal letto, ancora spettinata e completamente stordita, subito misi a fuoco la situazione: qualcuno, che da un momento all'altro avrebbe subito la mia ira, aveva avuto la brillante idea di svegliarmi all'alba, per un motivo che con tutta probabilità non meritava minimamente le due gigantesche occhiaie che si stavano pian piano formando sul mio viso.
Camminando a tentoni raggiunsi il comò su cui la sera prima avevo lasciato il mio telefono, che ora appariva ai miei occhi assonnati solo come una sfocata macchia scura; lo presi con forza come se con quel gesto potessi in qualche modo riscattare le ore di sonno che avevo perso e premendo il tasto di stand-by, tutta la mia rabbia sparì lasciando spazio ad un enorme sorriso; d'altronde chi poteva essere se non lei, l'unica, la sola Micaela Molfese, la mia pazza migliore amica.
Micaela, o meglio Miki: questo era il soprannome che le avevo dato il primo giorno della scuola elementare.
Miki era una ragazza sicuramente dolce, simpatica, aperta con tutti e disponibile, ma una parola in particolare la descriveva alla perfezione:"URAGANO".
La stessa che avevo usato, per descriverla, durante un compito in classe, in terza elementare; guadagnandomi un 5 accompagnato però dai complimenti della maestra per la mia fantasia.
Riappoggiai il telefono sul comò, corsi a lavarmi, tanto ormai ero sveglia, e mentre cercavo di sbrigarmi mi continuavano a rimbombare in testa le parole del messaggio:"Ehi Clary! Preparati in fretta, ti passo a prendere alle 7:00 perché devo dirti una cosa importante!".
Il messaggio di Miki mi aveva molto incuriosita dato che il ritrovo per i giochi greci del nostro nuovo liceo era previsto per le 10:00.
Alle sette meno cinque uscii di casa per farmi trovare pronta: volevo sapere subito cosa aveva da dirmi di così importante la mia migliore amica da mandarmi un messaggio alle 5:30 del mattino!
Puntuale come sempre, Miki arrivò a casa mia con calma come se fosse stata sicura fin da quando è partita da casa di arrivare in tempo.
Ci salutammo con un abbraccio e subito la pregai di raccontarmi tutto, ma lei insistette per aspettare di trovarci davanti ad una tazza di cappuccino nel nostro bar preferito che non distava più di dieci minuti da casa mia, e così fu: arrivammo al bar e ordinammo, mentre apettavamo sedute al tavolino dopo aver visto che Miki non si decideva a parlare dissi: "Ma insomma vuoi dirmi questa cosa così importante! Lo sai che mi hai fatto preoccupare!?"
Micaela mi guardò con aria di scuse e disse: "Mi dispiace non volevo spaventarti; è una cosa bella" a quel punto tirai un sospiro di sollievo e iniziai a calmarmi anche se ero ancora molto curiosa.
"Allora?!" continuai ad insistere.
"Ecco...vedi ieri ero in camera mia e i miei genitori mi hanno chiamata in cucina...all'inizio ero un po' preoccupata ma poi mi hanno detto che era una cosa bella e..."
Miki si fermò un istante per prendere fiato, ma io non volevo.
"E..." la invitai a continuare.
"...e...mi hanno regalato un viggio alle Hawaii per due persone!!!"
"Ah...bello, ma perché volevi dirlo proprio a me?" dissi leggermente delusa.
"Bé perché tu sei la seconda persona!"
Rimasi senza respirare per un'eternità, non sapevo che cosa dire ero letteralmente senza parole.
"Wow! Ma è fantastico" mi alzai e la abbracciai con tutte le mie forze.
"Lo so, immaginati io e te alle HAWAII PER UNA SETTIMANA!!!"
"Solo che c'è un problema..."
"Quale?"
"I miei genitori..."
"Vedrai che li convinciamo, insieme siamo invincibili" disse speranzosa.
"Lo spero tanto... "dissi con un espressione ancora non molto convinta.
"Ma si dai ... pensa positivo, pensa quanto ci divertiremo, quante cose scopriremo e soprattutto pensa all'America! Il nostro sogno!"
