He's the prettiest boy at the party (but he doesn't know it)

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30 Maggio - Ovvero il giorno in cui un giovane Mike incontrò un ragazzo troppo vestito per essere uno stripper.

-Si ricordi il latte prima di metterlo a dormire, o si sveglierà dopo un'ora o giù di lì.-
-Sì, Michael.-
-Oh, e... con un cucchiaino di Nesquick, o lo sputa.-
-Va bene, lo so...- sua suocera sospirò e si sistemò meglio Otis tra le braccia... e Otis guardò Mike come se si sentisse tradito.
Mi lasci con questa pazza? diceva il suo visetto da bambino di due anni Che ti dice il cervello, vecchio?
La signora Hillinger gli accarezzò i capelli corti e neri e fece per chiudere la porta, ma Mike scattò in avanti per fermarla.
-Alla fragola!- esclamò.
Lei riaprì lentamente l'uscio alzando gli occhi al cielo.
-Il Nesquick.- chiarì Mike -Alla fragola, non alla cioccolata.-
-Senti Michael.- esordì sua suocera dolcemente -Posso capire che questa cosa ti metta un po' a disagio: Otis è ancora piccolo e ti spaventa lasciarlo per una notte, ma hai bisogno di svagarti un po' e prenderti una serata libera non fa di te un cattivo padre.-
-Ma no... non è quello...-
-Be', se è l'idea di prenderti del tempo per te stesso quello per cui ti stai facendo problemi...-
-No... è solo che...-
Lo interruppe il clacson della Camaro di Joe che lo chiamava dal vialetto.
-È meglio che tu vada.- gli fece notare sua suocera.
Mike annuì e diede un ultimo bacio sulla fronte di Otis, che continuava a guardarlo come i tedeschi dovevano aver guardato gli italiani dopo la seconda guerra mondiale.
Oh, piantala di guardarmi così. pensò Questa cosa piace a me quanto piace a te.
La signora Hillinger chiuse la porta e Mike rimase fermo sulla soglia per un paio di secondi.
C'era troppo rosso in quel momento: era il tramonto e il cielo era rosso, la porta della casa di sua suocera era rossa, la Camaro di Joe era rossa, la sua camicia era rossa... a Mike il rosso faceva venire l'ansia, e in quel momento di ansia ne aveva anche troppa.
La verità era che a quel fottuto concerto lui non ci voleva andare, e gli dispiaceva per Joe, Rob, Brad e Dave che si erano presi la briga di organizzare, ma in quel momento avrebbe preferito venti volte essere a casa con suo figlio a guardare cartoni della Disney mentre faceva finta di non deprimersi sul divano. Non aveva voglia di stare in mezzo alla gente e di divertirsi... non era pronto.
Joe suonò di nuovo il clacson e Mike scosse la testa, prima di salire sulla sua maledetta macchina.
Giravano parecchie leggende, su quella vecchia Camaro rossa... leggende che lui, per lo più , evitava come la peste: c'era un limite alle storie di crimine e ignoranza dei bassifondi del quartiere coreano che un comune essere umano poteva sopportare, e lui quel limite l'aveva passato da anni.
-Su con la vita, Mickey!- esclamò Joe mentre faceva manovra per tornare in strada -Sarà divertente!-
-Ne dubito...- bofonchiò Mike tra sé e sé.
Joe sbuffò, ma non aggiunse altro.
Mike rimase in silenzio a guardare la luce rossastra del tramonto che si rifletteva sui vetri delle case e si spegneva lentamente fuori dal finestrino, mentre la radio macinava una canzone alternative dopo l'altra: per quanto ne sapeva lui Joe non aveva praticamente mai ascoltato altro.
Cominciò a svegliarsi dal suo coma auto indotto circa tre ore dopo, quando ormai Joe aveva fatto il giro della città circa cinque volte. Nemmeno si era preso la briga di chiedersi perché stessero girando in tondo da tre ore: aveva imparato anni prima che quando Joe Hahn faceva cose strane era meglio non fare domande.
A svegliarlo fu un'insegna al neon con una pin-up che si scopriva le tette ogni quattro secondi che si avvicinava a una velocità preoccupante.
-Joseph, ti prego dimmi che non mi stai portando in un fottuto strip club.- disse.
-Na'.- rispose Joe, tranquillo come se fosse sincero -Ma come ti viene in mente?-
-Joseph.-
-Ok... ok, forse lo sto facendo.-
-Gira questo maledetto catorcio e portami a casa.-
-Tanto per cominciare- esordì Joe -Questa è una signora macchina e non mi piace che le si manchi di rispetto. E secondo: non se ne parla nemmeno! Abbiamo prenotato e pagato tutto, quindi chiudi la bocca e cerca di essere vivo per una sera.-
-Un giorno o l'altro cambierò amici...- brontolò Mike tra sé e sé.
-Sì, certo.-
Parcheggiarono esattamente sotto la pin-up e Mike scese dalla macchina ancora abbastanza incazzato.
Il Meteora, Cristo Santo. Avrebbe dovuto aspettarselo. Se lo ricordava quel posto, dai vecchi tempi degli ultimi anni di liceo, quando lui e Anna ancora non stavano insieme ed era già abbastanza grande da avere una patente falsa e ancora abbastanza libero da potersi permettere di andare in uno strip un paio di volte prima di decidere che era ancora troppo piccolo.
Gli altri erano già lì: Brad, Rob e Dave, proprio come ai vecchi tempi... solo che i vecchi tempi erano passati, lui era cresciuto e il Meteora, per quanto gli riguardava, era solo un ricordo con la facciata di cemento armato incrostata di poster di ragazze mezze nude su sfondi fluorescenti e un soffio di musica da strip che si perdeva nei meandri della sua testa. Non poteva dire che gli fosse mancato, eppure in qualche modo ispirava una certa nostalgia: più che per il posto in sé per il periodo a cui rimandava... quando ancora credeva di essere immortale, e che l'amore potesse battere ogni cosa.
-Ciao ragazzi!- esplose Rob appena li vide.
Mike si costrinse a non sorridere: a quel ragazzo per poco non serviva ancora una patente falsa per entrare. Aveva ventidue anni ed era alto più di un metro e novanta, ma c'era qualcosa in lui che lo faceva sembrare ancora un bambino.
-Ben arrivati!- li salutò Brad. Mike notò che aveva i capelli parecchio più lunghi rispetto all'ultima volta che lo aveva visto.
Che diavolo aveva fatto della sua vita nell'ultimo anno?
-Hey.- borbottò Dave. Per qualche motivo nemmeno lui sembrava troppo felice di essere lì.
-Ciao ragazzi...- fece Mike poco convinto.
-Pronto?- chiese Rob.
Mike sbuffò. -Sbrighiamoci ad entrare.- disse -Così posso cominciare subito a cercare una scusa per andarmene.-

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