Volcanoes melt me down

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Questa storia non e mia l'ho solo transcritta.

Fu con dita delicate che Agron raccolse i capelli di Nasir, sollevandoli dal collo in modo da poter chiudere il vecchio collare da schiavo intorno alla gola del siriano. Agron odiava vederlo di nuovo lì, ma era necessario per la missione che si apprestavano a compiere. Un uomo che affermi di essere uno schiavo deve recarne il marchio, e il lavoro di Nasir quel giorno consisteva nel ricoprire quel ruolo. Uno che conosceva bene, uno che avrebbe interpretato in maniera convincente.

Senza dubbio Nasir era felice di poter essere d'aiuto, ma i sentimenti di Agron erano contrastanti. Avere Nasir al suo fianco sarebbe stato per lui motivo sia di conforto che di preoccupazione. Gli sarebbe piaciuto vedere il siriano in azione, ma se fosse giunto per Agron il momento di proteggerlo e non ci fosse riuscito... Non se lo sarebbe mai perdonato. Aveva a malapena perdonato se stesso per aver lasciato andare Nasir alle miniere senza di lui.

Ma c'era molto da fare, e tutto era già stato deciso. Sarebbe stato un piccolo gruppo a recarsi a Neapolis, quel giorno; solo Agron, Nasir, Donar, e un uomo per guidare il carro. Spartacus sarebbe rimasto indietro; il suo volto era troppo noto, ormai, e nemmeno un mantello con cappuccio avrebbe potuto nasconderlo dove stavano andando. Il piano era abbastanza semplice: sarebbero andati dal mercante di schiavi, quello che teneva la zona del porto, con la scusa di guardare le merci per il loro dominus. E lì, avrebbero trovato una documentazione completa delle varie attività portuali. Con tali informazioni, le date e gli orari di ogni arrivo di ogni nave carica di combattenti da altri lidi, il loro numero sarebbe cresciuto.

Con l'aiuto di Nasir, un panno fu avvolto attorno all'avambraccio di Agron per nascondere il marchio della fratellanza. Il nome di Batiatus si era senza dubbio diffuso in lungo e in largo, fino a Neapolis dove quel segno sarebbe stato riconosciuto. Quando Nasir fece un nodo alla stoffa, Agron lo guardò per un attimo prima di parlare. "Sarò io a strappare il collare dalla tua gola quando torneremo," promise. Il siriano si fermò, senza tuttavia distogliere lo sguardo da quanto stava facendo, e sorrise con quel sorriso mite, lento a cui Agron era così affezionato.

Era giunto per loro il momento di partire. Il viaggio non sarebbe stato lungo sul carro, e la missione stessa, se fosse andato tutto liscio, non avrebbe preso a sua volta molto tempo. Ma era così raro che le cose andassero effettivamente secondo i piani, con loro. Un fatto di cui Agron era dolorosamente consapevole.

Salì sul retro del carro con Nasir e Donar. Spartacus stava fuori a guardarli. "Viaggiate sicuri," raccomandò, "e procedete con cautela. Prendete quello che vi serve e uscite." Il trace fece loro un cenno e si avviò verso la parte anteriore del carro, dove senza dubbio diede simili consigli al conduttore.

"Facile a dirsi," rifletté Agron, appoggiandosi all'indietro e mettendosi comodo per il viaggio. Lanciò un sorriso a Nasir, che sedeva di fronte a lui. "Preghiamo i fottuti dèi perché sia facile anche a farsi."

Ma nonostante tutta la sua spavalderia, una parte di Agron temeva Neapolis, se non altro per i ricordi che gli avrebbe evocato. Quella città era dove lui e suo fratello erano stati portati e venduti come schiavi quella che sembrava una vita fa. Perfino il mercante di schiavi con cui dovevano incontrarsi poteva essere stato quello la cui mano aveva scambiato le loro vite con un pugno di monete, mettendoli sulla via per la casa di Batiatus. La stessa casa sulle cui sabbie Duro era morto. Per quanto lo desiderasse, non erano cose che avrebbe dimenticato presto.

A mano a mano che il viaggio procedeva e la città si avvicinava, il suo timore cresceva. Sapeva quello che doveva fare e lo avrebbe fatto, ma nemmeno tale proposito poteva cancellare la cupa espressione sul suo volto. Era un'espressione che Nasir doveva aver notato perché, quando Donar si girò dalla parte opposta - senza dubbio a vantaggio di Agron, dal momento che il gladiatore non avrebbe voluto che l'altro uomo vedesse questa irrequietezza in lui - si chinò in avanti e toccò il ginocchio di Agron. Fu il più gentile dei tocchi, giusto per ricordare ad Agron che lui era lì, e fu molto apprezzato. Agron prese quella mano e se la portò alle labbra, imprimendo un bacio lieve sulle nocche di Nasir. Forse era meglio che Nasir fosse lì con lui, dopotutto.

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