Thinked

Il risveglio

C'era da un po' di tempo, nell'aria, qualcosa che non andava.

Alzarsi al mattino, portarsi sul groppone l'ennesima storia, l'ennesima vita, cominciava a pesarle, e tanto.

Elodie se lo chiedeva spesso se quello che stesse facendo fosse la cosa giusta. Aveva un pensiero statico, ripetitivo. I virtuosismi di cui era capace tempo addietro non le riuscivano più bene come avrebbe desiderato.

Cosa c'è d'interessante nel percorrere sempre lo stesso tragitto, anche se esco fuori di casa per andare a correre?

Una domanda secca, gelata, che le martellava i neuroni ad ogni alba, come pure accadde in quell'ormai (sembra) lontano 18 Ottobre del 1995.

La coda rossa stava troppo stretta racchiusa nell'elastico da capelli usurato. Avrebbe voluto cambiare le scarpe da tennis, avrebbe voluto comprare un nuovo K-Way, permettersi un centrifugato in più da bere al chiosco della sua amica Sonia, al rientro dalla corsa prima di andare al lavoro.

Avrebbe voluto... Vorrei, vorrei, porca miseria se vorrei fare più cose! Porca miseria! Devo cambiare! Devo! Devo!

Correva così Elodie, ogni mattina alle sei, lungo i viali dell'isolato fino ad imboccare la stradina acciottolata che la conduceva all'interno di uno dei parchi cittadini, il più bello, a suo parere, in assoluto: il Fellini.

Era un parco di forma circolare, ripieno di querce e con una panchina al centro, in mezzo ad un cono di luce ricavato dalle chiome degli alberi. Alle sei del mattino il silenzio dettava legge.

Qualche uccellino iniziava a svegliarsi; gli edicolanti emettevano mugugni nello scaricare l'ennesimo pacco dal camion, tenendosi stretto quel lavoro pieno di fascino ma ormai antico, alternandoli all'ennesimo tormentone estivo scaduto da un pezzo.

Elodie correva piano...

Devo cambiare... devo cambiare... perché no? Perché non posso farlo?