Era da tanto tempo che Chihiro cercava di tornare su quella collina verde.
In sette anni non ci era mai tornata, i suoi genitori non avevano mai creduto alla sua storia sulla città incantata, e non l'avevano mai accompagnata a quel ponte, scoraggiando tutte le sue iniziative fin quando lei non si era rassegnata.
In quegli anni i ricordi dei suoi amici l'avevano accompagnata in tutte le avventure, che paragonate a quella fatta con loro erano niente, ma lei non riusciva a dimenticare, e non voleva!
Kohaku le aveva promesso che si sarebbero rincontrati e lei aveva aspettato, non potendo essere lei ad andare da lui o a cercarlo.
Aveva aspettato e aspettato...
Chihiro aveva paura che con il passare del tempo i suoi ricordi svanissero e diventasse tutto un meraviglioso sogno, ma un sogno non è reale, e quello che lei aveva vissuto era reale! Lo era! Doveva esserlo!
Lei... non poteva essersi inventata una cosa del genere! Non aveva una fantasia tanto fervida! I suoi amici, ricordava il sangue di Haku sulla sua mano, il sapore amaro del dono del dio del fiume, tutte le botte che si era fatta cadendo grazie alla sua sbadataggine, il vento sulla pelle mentre volava su Haku... lei... non poteva essersi inventata un sentimento come quello che provava per Haku.
Per paura di dimenticare il suo volto aveva iniziato a disegnare: disegnava, disegnava... disegnava quella città, la sua camera, gli appartamenti di Yubaba ma appena cercava di disegnare Haku o gli altri, la sua mano si bloccava.
Era... irritante.
Lei immaginava i loro volti, i loro tratti e la mano non eseguiva ciò che la mente suggeriva.
Molto volte si era messa a piangere per questo. Molto volte aveva maledetto tutto il mondo.
Era lei il problema? Una ragazzina tanto stupida da non ricordarsi neanche il volto di coloro a cui voleva bene.
Non sapeva niente, ricordava ma non capiva, non capiva e piangeva. Piangeva disperata. Le accadeva persino durante la scuola, le lacrime le rigavano il volto all'improvviso e lei si vergognava di sé stessa. Quella che piange durante le lezioni. Era considerata strana da molti, ma a lei non importava, certe persone proprio non le interessavano.
In quegli anni non aveva fatto molte amicizie, solo alcune ragazze la avevano avvicinata. Anche i ragazzi ci avevano provato quando aveva iniziato le superiori ma vedendo i suoi continui rifiuti avevano rinunciato l'impresa.
Negli anni era diventata una bellissima ragazza: le guanciotte erano diminuite ma rimaste, aveva un bellissimo sorriso – le poche volte che sorrideva – ed era cresciuta, diventando abbastanza alta per la sua età.
Era da un paio di giorni più depressa dal solito, dormiva male, non provava neanche a disegnare i suoi amici. Quel giorno per a scuola aveva messo le scarpe rosa di tela, pur sapendo che si sarebbero sporcate subito per la giornata piovosa.
Con il suo ombrello si era incamminata verso quel luogo di tortura e ad ogni passo che faceva sentiva i piedi sempre più pregni d'acqua.
"Stupida!" pensò.
Guardò l'orologio imprecando nuovamente capendo di essere in ritardo e rassegnatasi a non poter salvare le sue scarpe si mise a correre.
All'entrata della scuola c'era solo qualche ritardatario tutti gli altri erano già in classe.
Iniziò a togliersi le scarpe per metterle nel suo armadietto ma una le sfuggì e ruzzolò a qualche metro di distanza da lei.
La giornata era iniziata male e lei aveva la luna storta, sbuffando si mise i suoi uwabaki.
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Scarpetta Rosa || La città incantata
FanfictionPiccola One Shot che continua 'La città incantata ' (film d'animazione dello studio Ghibli) Sono passati molti anni da quando Chihiro ha lasciato la città incantata. Lei vive la sua vita ricordandone un'altra ma non sa che la persona che cerca le...