Capitolo 1

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Era un museo da quattro soldi eppure l'entrata costava più di quanto meritasse. Le uniche cose da osservare erano le macchie di muffa sulle pareti bianche, ricoperte verso il basso da impronte di scarpe. Qua e là c'erano delle vetrine con esposti reperti di ogni genere che sembravo delle semplici pietre dai nomi lunghi e contorti. C'era scritto che avevano migliaia di anni, ma secondo Naomi non erano molto diverse dalla ghiaia che si trovava davanti alla casa della sua ex-vicina Melissa, un vecchia dall'aspetto austero e dal carattere burbero ma che a volte li invitava a cena quando le rimanevano troppi avanzi dalle riunioni di famiglia. In fondo quella signora le stava simpatica; si sentiva solo sola, abbandonata.

Greg, suo padre adottivo, stava seguendo una guida balbettante, la quale spiegava, con la sicurezza di un bambino di quarta elementare, la storia del pezzo esposto più importante, probabilmente l'unico di reale valore in quel buco: l'armatura di un certo Denish Owanna Ribertun, meglio conosciuto come Occhi di Nebbia. Naomi non l'aveva mai sentito nominare, eppure ne sapeva molto di storia. Inoltre il suo nome sembrava il nome di uno dei personaggio di un libro fantasy stile Tolkien o Martin. Di chiunque fosse stata in passato era indifferente, ma Naomi doveva ammettere che era meravigliosa. Era un'armatura in ferro, dipinta con una vernice dorata che in alcuni punti si stava scrostando. Aveva delle notevoli dimensioni; gli spallacci ricadevano sulle spalle esili del manichino. La corazza era stata forgiata per un ampio torace; aveva inoltre un stemma dipinto: sebbene i colori fossero stati raschiati quasi per tre quarti Naomi aveva capito che si trattava un di un dragone. Questo aveva una forma assai strana: un corpo grosso e possente con ali traslucide ed enormi, ma il collo e la testa erano sproporzionati, troppo piccoli per quel corpo. Non c'era alcun nome o frase, al massimo potevano essersi cancellati col tempo e con le battaglie. Tutte le altre parti dell'armatura erano in buon stato e rifinite in modo pignolo. Non c'era nemmeno una scalfittura il che significava che quell'armatura non aveva mai visto nessuna guerra o che era un falso. L'ipotesi più probabile era la seconda, osservando il luogo nel quale era esposta.

-Le piace?-

Naomi fu riscossa dai suoi pensieri. Era stata la guida a farle la domanda. Aveva un sorriso sicuro e aveva posto la domanda con un fare arrogante che faceva a pugni con la timidezza e la balbuzie precedenti.

- è sicuramente un bel pezzo, devo ammetterlo. Raffinato ed accuratamente lavorato, non c'è che dire, però direi troppo in buono stato per aver vissuto le centinaia di battaglie e decine di guerre che sta raccontando, non pensa anche lei? A parte questo piccolo dettaglio, sì, mi piace.-

La guida perse il ghigno e ritornò quella insicura di prima. Naomi ne fu compiaciuta, ma non lo diede a vedere. La guida riprese il suo racconto a pappardella sulla storia di quell'armatura perciò Naomi ne approfittò per fare un ultimo giro. Prese una gomma alla menta dallo zaino, la sua piccola dipendenza. Le pareti erano così spoglie e le vetrine così vuote che facevano pena e, sinceramente, inquietavano anche un po'. Appena le sembrava di vedere qualcosa di interessante si accorgeva che era solo un coccio con una forma o un colore diversi. Stava guardando un frammento di quello che apparentemente sembrava vetro di murano quando un minuscolo bagliore catturò la sua attenzione. Proveniva dall'armadio in metallo alla sua destra. Un'anta era quasi del tutto scassata perciò lasciava aperto un grande spiraglio dal quale scaturiva una luce. Naomi si avvicinò e tirando con forza aprì l'armadio. Un profondo senso di delusione la invase. C'era una piccola torcia accesa alla quale stranamente non si erano scaricate le batterie. Allungò la mano per spegnerla e quando toccò il ripiano dietro alla torcia sfiorò un oggetto che le provocò una piccola scossa. Prese la torcia, la spense, la spostò di lato e prese quello che c'era dietro ad essa. Era una semplice piuma che alla radice era nera come la pece ma che man mano si schiariva, diventando perfettamente bianca alla punta. Non aveva nemmeno un grammo di polvere sebbene là dentro ce ne fosse in gran quantità. Quella piuma era veramente bella; quella scala di grigi era affascinante. Si guardò intono e vedendo che non c'era nessuno nei paraggi, mise la piuma all'interno della sua borsa, nel libro che si era portata appresso, per non rovinarla.

Greg arrivò una mezzora dopo all'ingresso, dove lo stava aspettando impaziente Naomi. Sembrava arrabbiata ma in realtà aveva letto il suo libro e non si era nemmeno resa conto dello scorrere del tempo.

-Pensavo ti avessero rapito- Greg ignorò la battuta della ragazza, le scompigliò i capelli, salutò la guida e uscirono fuori. Una giornata ventosa.

-Ti è piaciuto, ammettilo. Ho notato il tuo interesse per quell'armatura. Una meraviglia. Notevole. Ma anche gli altri pezzi esposti non erano da meno.-

La ragazza alzò gli occhi al cielo. -Ovvio, sassi e conchiglie. Emozionante.-

Greg sorrise e non disse niente. Era un professore di storia e sentir chiamare "sassi" frammenti di fossili e anfore antiche lo irritava non poco. Ormai però aveva fatto l'abitudine alle continue lamentele della figlia e sebbene avesse avuto l'impulso di andare ai musei da solo diverse volte, sapeva che in realtà molte di quelle cose affascinavano la giovane Naomi. L'armatura ne era una prova. La Toyota grigio metallico era parcheggiata proprio davanti all'entrata, vicino ad un vecchio furgoncino dalla vernice rossa ammaccata al quale avevano dimenticato di spegnere i fanali anteriori. Naomi intuì si trattasse del veicolo della guida e pensò di fare retro marcia per farglielo notare ma dopo una breve meditazione decise che l'avrebbe scoperto da sé all'orario di chiusura. Salì in macchina sul sedile del passeggero con un'espressione compiaciuta. Greg accese il motore ma non partì. Naomi si girò verso di lui e notò che lui la stava osservando. Alzò un sopracciglio, facendo spalline e allora lui, con un sospiro, ruotò gli occhi e mise la prima.

- Senti, lo so che sei stufa di sentirmelo dire, ma ti troverai benissimo qui. Mia sorella è.. beh forse un po' esuberante, ma una bravissima persona e una donna allegra. Anche suo marito è un tipo a posto. Sulla scuola ho sentito ottime cose e poi non sarà tanto difficile farsi degli amici, no?- Tu non puoi nemmeno immaginare quanto, fu il pensiero di Naomi a quest'ultimo commento. -E pensa che stiamo a Roma! Cioè la capitale dell'impero romano, la capitale d'Italia, la città della storia...-

- Si, okay, ho afferrato il concetto-

- Non cominciare con questo musone- scherzò Greg, ma Naomi non era proprio in vena di umorismo.

- è inutile che mi faccia degli amici o che mi affezioni a tua sorella. Tanto questa sarà come qualsiasi altra città. Tra meno di un anno saremo partiti per la prossima avventura.- pronunciò le ultime parole con un amaro sarcasmo. Greg si accigliò ma non disse nulla per contraddirla, perciò la ragazza si accasciò contro il sedile e appoggiò la testa al finestrino, guardando il paesaggio che mutava da campagna e periferia a città vera e propria. Il profilo dei palazzi si faceva man mano sempre più nitido e il rumore delle persone e della macchine stava diventando fastidiosamente alto. Naomi chiuse gli occhi e cercò di tenere fuori tutti quei suoni, ma più cercava di allontanarli, più questi divenivano insistenti. Allora provò a pensare ad altro e all'improvviso nella mente le balenò l'immagine della piuma che aveva trovato poco prima. Ebbe un piccolo spasmo represso che Greg notò con la coda dell'occhio. Naomi aveva avuto l'impulso di prendere la piuma in quel preciso istante ma si era trattenuta perché, chissà per quale motivo, non voleva che Greg la vedesse. Quindi finse di essersi assopita mentre il cuore le batteva all'impazzata a causa di un'indefinita sensazione.

C

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 21, 2017 ⏰

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