Pioggia

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Quando uscii di casa, capii ben presto che il tanto agognato sole presente nei giorni scorsi si era dissolto, lasciando spazio ad un grigiore gravido di pioggia e vento freddo.

Rassegnato affrontai quell'atmosfera deprimente, solo perché sentivo l'impellente bisogno di staccare dal lavoro.

Dopo giorni chino su PC e tavoletta grafica il corpo implorava pietà, aria e luce, differente dal chiarore freddo ed alieno di uno schermo a LED.

Implorava anche una birra, ma il tragitto verso il pub favorito appariva troppo lungo e sfiancante.

Ripiegai su qualcosa acquistato di fretta al supermercato, giusto per rinfrescare una gola resa arida da aria secca e polvere.

Volevo vederlo.

Greg mi mancava da morire, ma sapevo che in quell'istante con ogni probabilità stava lavorando, per soddisfare le richieste di fan ed editori famelici.

Entrambi ci trovavamo nel bel mezzo di un periodo stressante, e il tempo per vederci si era assottigliato sino a svanire completamente.

Però, volevo vederlo.

Mi sentivo male all'idea di stare ancora lontano da lui.

Che faccio, mi azzardo? Pensai, diviso tra desiderio e sensi di colpa.

Una visita breve, giusto due saluti stringati per ricaricare le batterie... Aggiunsi, scolandomi le ultime sorsate di birra.

Bottiglia vuota tra le dita e cuore in tumulto mi avviai, provando un' assurda e quasi patetica emozione.

Iniziò a piovere forte.

Lo fece di colpo, quasi a spregio, inzuppandomi felpa e scarpe in un batter d'occhio.

Cappuccio calato sul viso e mani in tasca avanzai spedito, maledicendo questa città spoglia, priva di alberi o luoghi riparati, dove trovare rifugio in caso di maltempo.

Affrettando il passo imboccai la via diretta a casa di Greg, nel preciso istante in cui la pioggia, vedendomi di fretta e nervoso decise di rafforzarsi, rovesciandomi addosso quantità abnormi di acqua gelida.

"Holy shit!" esclamai, cercando di accelerare il passo.

Fortunatamente mi trovavo ormai a poca distanza.

Scorgere in lontananza la sagoma candida ed ordinata del palazzo in cui Greg dimorava mi diede forza, facendomi correre tra pozzanghere e rivoli come se ne andasse della mia stessa vita.

Giunto a destinazione la pioggia cessò di colpo, sbeffeggiandomi come il più consumato dei clown.

"Fanculo" dissi tra i denti, cercando lo smartphone nella tasca della felpa.

La luce del soggiorno era accesa, e questo significava che Greg si trovava in casa, chino su tastiera e cartelle di LibreOffice.

- Hola. Stai lavorando?- scrissi in chat, inviando il messaggio mentre tenevo un occhio allo schermo, ed uno alla finestra illuminata.

Greg, rispose quasi subito.

- Si. Problemi?-

Sorrisi, nel leggere il tono pratico e stringato che sempre sfoggiava in questi casi.

- No, sono solo qua fuori- digitai.

Non ricevetti alcuna risposta.

In compenso la porta si aprì, mostrando un Greg dall'espressione tutt'altro che amichevole.

"Che cazzo ci fai in giro con questa piogg..." si interruppe, ed alzando lo sguardo al cielo piegò le sopracciglia all'ingiù in modo comico, aggiungendo: "Ora non piove più, ma mi pare evidente che te la sei beccata tutta. Sei zuppo! Entra imbecille!" ordinò in tono aspro, scostandosi dall'ingresso.

Scivolai accanto a lui, senza riuscire a reprimere una risatina.

"È solo pioggia, non muoio mica!" sghignazzai, mettendo piede nell'appartamento.

"Fanculo" rispose, facendo sfoggio di una maleducazione solitamente appannaggio del sottoscritto.

"Aspetta qua" disse, svanendo nel corridoio.

"Ok!"

Carpe Diem - ExtraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora