Rocco nacque prematuro di circa sette mesi, forse per questo che già a due anni circa entrò a far parte della Yakuza, con la destrezza di un samurai nel maneggiare una Katana in plastica fusa con amianto; i suoi genitori erano Priscilio Vescicagrande, un vecchio boss mafioso con tre pallottole nello sterno ancora sigillate nel suo corpo mentre la madre era Marcella Portagrande, soprannome datogli dal nonno di Priscilio, che decise di chiamarla così dopo aver avuto un rapporto interminabile di ben cinque agonizzanti minuti con la giovane donna di sessantasette anni; finito il rapporto, crepò, lasciando a Marcella venti malattie diverse, tra cui l'incapacità di saper fare dolci.
Rocco all'età di quindici anni decise di lasciare la Yakuza e darsi al vecchio blues in Mississippi, incontrando vecchi volponi che ogni giorno gli aprivano le natiche imbottendolo di panini con mostarda e armoniche di dubbia qualità.
Ammaricato da tali esperienze scappò dal Mississippi e con un economico volo di settantacinque dollari rubati da un suo zio che vagava nelle zone riuscì a volare fino a Venezia, anche se non era la sua meta, difatti doveva andare in Irlanda, ma imperterrito e determinato rubò un gommone elettrico bucato e pieno di gomme da masticare, lasciato a marcire nella spazzatura (per sua fortuna il motore funzionava).
Fin quanto durò quel catorcio arrivò in Belgio, non chiedetemi come ma lì un passante gli offrì posto nel suo pickup arrugginito e sporco che prima di esplodere in mille pezzi, passante compreso, lo portò felice a Cork in Irlanda, ma con ''Cork'' lui intese ''Dormire'' date le sue origini del sud, quindi le prime notti le passo fumando cicche di sigarette per terra e dormendo su panchine sporche di sputi e creazioni animali quali feci e flatulenze permanenti.
La sua passione per la musica non passò mica, difatti riusci a comprarsi una bellissima Stratocaster originale pagata con i soldi rubati ai barboni e incominciò a strimpellarla in modo a dir poco straziante ricavando bei soldi ricevuti dai turisti impietositi dalla visione di un giovane ragazzo sporco di carogna che rendeva lurido il manico della chitarra che da quel bel legno chiaro lo trasformò in legno per tarli.
La sua vita in Irlanda non era rosa e fiori e non aveva ancora una casa, quindi si diede da fare cercando una donna; si vestì elegante con una maglia di colore beige consumata e strappata da gatti randagi e come pantalone ne aveva uno rosso, usurpato da un ricco uomo in un bar colmo di prostitute, ma poi arrivò il suo pezzo forte: Scarpe Algidas sporche di gelato e bucate ovunque, emanavano un odore nauseabondo e si poteva notare da un grosso squarcio della scarpa l'unghia di Rocco, schiacciata, nera e per metà rotta, l'altra metà gli fu rosicata dai topi di fogna a Venezia...
Arrivò il fatidico giorno che una donna si avvicinò a lui, per sputargli in un occhio. Bhe fatidico non tanto, ma era un gran passo per lui, infatti poi venne rinchiuso per un mese in cella dopo aver urlato ''Il mio ginocchio parla!''; ed è proprio qui che conobbe la sua amata, Rodolfa da Casta Murgelle, grande bassista e cuoca, occhi azzurri e capelli unti e biondi, in prigione per aver mangiato un sigaro rubato da topo Gigio, il massimo per Rocco. Evasero insieme al ventinovesimo giorno, il giorno prima di essere scagionati per insufficienza di prove, dato che non si sapeva se Rocco avesse davvero urlato quella frase e se Rodolfa avesse davvero mangiato un sigaro; ma ora avevano prove ben precise e vennero reclusi per altri cinque mesi, dove i due amanti riuscirono a sposarsi e a conoscersi meglio notando gusti simili tra loro: l'amore per la sporcizia, la passione per le cannottiere sporche di sugo e l'apprezzamento del vecchio blues; scoprirono entrambi di essersi già visti in precedenza, lei non si ricordava in che circostanza, ma Rocco sì, difatti ebbero interminabili conflitti insieme, finendo una volta ad una rissa sanguinolenta, incazzato per ciò lo sposo decise di lasciarla e uscito dal carcere nota un cadavere in mezzo alle strisce pedonali, ci passa sopra e va via, incurante.
Viaggiando da Cork a Longford in bici trovò una casa abbandonata e prese la saggia decisione di farla sua, dipingendola con vernice trovata in una busta per strada e riempiendola di mobili quali: banchi, cattedre, sedie e armadietti rubati da una scuola durante il tragitto; certo sembrava più un bordello che una casa, ma per lui non era niente male. Quel giorno per inaugurare la sua nuova casa voleva invitare degli amici, ammaricato notò di non averne, quindi corse al cimitero, scavò circa dieci fosse a caso e prese le persone (maleducato neanche gli fece l'invito).
Arrivata la sera l'aria in casa era come se ci fossero morti alla cena di inaugurazione, effettivamente... ma è qui che Rocco incontrò il suo nuovo amore, un nome armonioso: Peto; capelli... zero. Occhi... spenti. Vestito... per felicità dell'uomo non ne aveva... Lo strambo individuo riusci a conquistarla, scagliandole contro dieci bicchieri di vetro che furono necessari per renderla poltiglia secca, nascondendo le ceneri nel suo cuscino. Amava Peto e Peto amava lui, ma la convivenza durò poco perchè la polizia scoprì l'abitazione del prematuro, che furbo riuscì a scappare in modo repentino dai piedi piatti, scomparendo nel nulla per molto tempo.
YOU ARE READING
Rocco il Prematuro
Short StoryÈ una sottospecie di ''libro'' demenziale, creato in meno di due ore che racchiude la vita di uomo molto strambo nato sette mesi in anticipo a cui susseguono disavventure al limite della demenza, supportatemi se vi va! Ho aggiunto due capitoli in ri...