Two

1.1K 121 11
                                    

"Non ci posso credere," esalò sorpreso Finstock quando vide il ragazzo avvicinarsi al campo di lacrosse. "Se non è Derek Hale," disse andando a stringergli la mano e a lasciargli un paio di pacche sulla spalla.

"Salve coach," lo salutò il ragazzo sorridendo. Si tolse gli occhiali da sole e si mise una mano nella tasca della giacca di pelle nera.

"Allora ragazzo, come stai?" gli chiese l'allenatore squadrandolo dalla testa ai piedi prima di sorridere soddisfatto. "Ti trovo in ottima forma," si complimentò sorridendo.

"Grazie," Derek si grattò la nuca con una mano, un po' in imbarazzo. "Tutto bene, sto frequentando l'università."

"Sono felice, giochi ancora a basket?" si incuriosì poi l'uomo.

"Qualche volta, nel tempo libero," rispose Derek e la loro conversazione fu interrotta momentaneamente dall'arrivo dei ragazzi della squadra di lacrosse.

"McCall, fai mettere in posizione tutti," istruì il coach e un ragazzino dai capelli neri annuì prima di muoversi. "Bilinski, oggi stai in porta a sostituire Danny," disse poi indicando un ragazzo dai capelli castani.

Questo alzò gli occhi al cielo e sbuffò. "Coach sono tre anni che mi conosce, Stilinski con la esse, SSSStilinski, SSSSStiles," lo corresse esasperato. "Lo fa apposta, vero?"

"Assolutamente no," rispose questo e Derek si mise a ridere. Lo stava facendo assolutamente apposta e Derek se ne accorse.

In quel momento si rese costo di ciò che era appena accaduto davanti a i suoi occhi. Un ragazzo dai capelli castani, sparati in tutte le direzioni e lontani dal viso, sembrava esasperato dal comportamento del coach che, apparentemente, aveva sbagliato a pronunciare il suo cognome ancora un'altra volta.

Un ragazzo che in quel momento lo stava guardando storto per aver riso della sua disgrazia. Magari era proprio lui quello degli aeroplanini che sembravano trovare Derek ovunque andasse.

"Greenberg! Smettila di importunare Danny e torna in campo," urlò il coach dopo aver soffiato aria nel fischietto grigio metallico.

"Greenberg?" chiese Derek consufo, la risata si era fermata e aveva distolto lo sguardo dal ragazzo castano davanti a loro.

"Sì, il fratello e indovina un po'?" chiese il coach e prima che Derek aprisse bocca, rispose al posto suo. "È peggio dell'altro, fastidioso come lui ma ancora più scarso a lacrosse."

Derek si voltò verso la panchina per studiare il ragazzo, rabbrividì al ricordo di Aaron e rabbrividì nel vedere il fratello minore che non lasciava nemmeno un po' di spazio a quello che doveva essere Danny, fermo in panchina con un paio di dita fasciate da un gesso.

"Ti fermi a guardarli mentre giocano?" gli chiese il coach cercando disperatamente di cambiare discorso e smettere di parlare dei fratelli Greenberg. "Non sarà uno spettacolo bello, ti avverto."

"Mh, sì," disse guardando l'orologio. "Così poi porto a casa mia sorella."

I ragazzi, dopo un veloce riscaldamento diretto distrattamente dal coach stesso, cominciarono a dividersi in due squadre. I due portieri era stati scelti dal coach, il ragazzo castano - Stilinski - per una squadra e un certo Rodriguez per l'altra.

Cominciarono a giocare e, all'ennesimo tiro sbagliato nel giro di dieci minuti, il coach cominciò a sbuffare e a mangiarsi le unghie. Si andò a sedere pesante accanto a Derek sulle panchine e si passò una mano tra i capelli.

"Mi mancate, sai? Almeno voi eravate capaci di tenere la pallina dentro la racchetta," disse sbuffando e indicando uno dei giocatori a cui stava scivolando via la pallina senza nemmeno che se ne accorgesse.

Paper Planes Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora