D.A. 2 - LAMPO DI TUONO

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Il giorno seguente, il risveglio di Mary non poteva rivelarsi migliore, stropicciando i suoi occhi osservò le sue piccole figlie che giocavano ai piedi del suo letto in tutta tenerezza, così dolci... Ma qualcuno mancava all'appello, Tate.

Tate aveva assistito alla discussione dei suoi genitori, avvenuta la notte precedente; con se portava un sonno molto leggero; e probabilmente un pizzico di malinconia molto confusionaria.

Subito apparse sulla soglia della porta, e tra le mani un vassoio medio, per trasportare in tutta facilità la colazione preparata appositamente per la madre, con l'intento segreto, di tirarle su il morale dedicandole una piccola attenzione. Un paio di fette biscottate sparse disordinatamente, sulla parte superiore del vassoio, del formaggio spalmabile; il tutto accompagnato da un bicchiere con della spremuta d'arancia poggiato sulla parte destra e un altro bicchiere d'acqua poggiato sulla parte sinistra per equilibrare correttamente il vassoio.

Per non dimenticare la piccola margherita colta in prestito dal vasetto della sorellina Benny, appasionata ai magici colori della vita floreale.
Beh se le piccole sprigionavano dolcezza, Tate ovviamente non era da meno. Un gesto tenero ma soprattutto comprensivo.

D'altronde per i piccoli la sofferenza che riuscivano a percepire di ciò che provava la loro mamma e i rari momenti presenti di instabilità familiare, provocavano delle sensazioni poco piacevoli.

Mer, si guardò attorno, come per cercarlo nel luogo circostante, ma nella stanza che teoricamente condividevano, non c'era traccia di Michael. Stropicciò una seconda volta i suoi occhioni castani e si sollevò, mantenendosi con i gomiti poggiati sul materasso; ma alla fine decise di dedicarsi quel momento, e di trascorrerlo assieme i suoi bambini; e di cercarlo appena dopo aver assaporato e condiviso la colazione preparata da Tate.
-Amore vieni qui, posso darti un bacino per ringraziarti?- Le chiese con un sorriso a denti infiniti.
Le si avvicinò accompagnato dalla timidezza e un pizzico d'imbarazzo per il gesto compiuto nei confronti della madre, e la reazione ricevuta in cambio. Ma decise inconsapevolmente di sciogliersi e lasciarsi andare tra le braccia di sua madre, che non parevano possenti ma che malgrado tutto avrebbero lottato, per poterlo proteggere con tutte le forze presenti.
Che meraviglia... Come la guardava, nei suoi capelli mossi e scompigliati dal cuscino durante il sonno, mentre addentava la seconda fetta biscottata e qualche briciola le si posava tentando di sostare vicino le labbra; l'amava tanto sua madre, erano inseparabili, lo percepivano senza esprimerlo ad alta voce; non avrebbero mai potuto fare a meno l'uno dell'altra, e per certo un giorno anche lui sarebbe stato in grado di proteggerla, più di quanto facesse già, quanto merita; pur non rendendosene conto.

Il sole bussava alle finestre, attraverso i suoi raggi, e Meredith si accinse ad accoglierlo senza troppi indugi. Inalò quella nuova aria che si era presentata nella stanza e sospirando ancora, il suo capo lo percepì più leggero.
Si diresse in cucina, ma di Michael nessuna traccia; bussò alla porta del bagno, nessuno rispose. Attraversò il corridoio ed entrò nella stanza dei piccoli. Niente da fare, Michael era ufficialmente scomparso.

Ma all'improvviso la colpì un lampo di genio, così attraversando la cucina si diresse verso il salotto, e appostandosi al fianco del divano rimase immobile adocchiando quella scena.
Lui era lì, seduto per terra con le gambe distese lungo il pavimento e la testa appoggiata al sedile del divano, e la bocca aperta per cercare di respirare al meglio dato la posizione scomoda. Lui, come di norma, era accompagnato da una lattina di birra, oramai mezza vuota e calda.
Meredith era ancora scioccata e non voleva che i suoi figli vedessero quella scena... Non lo meritavano, e non sarebbe stato facile sostenere domande inevitabili e accontentarli con risposte purtoppo complicate.
Avrebbe preferito anche questa volta tenere i suoi figli allo scuro di tutto.
Così di fretta e furia, si chinò verso il corpo del ragazzo. Prese tra le mani il suo viso e iniziò a scuoterlo delicatamente, chiamandolo ed incitandolo:
- Ehi, Buongiorno. - fece una pausa aspettando un segno di vita da parte di Michael.
- Svegliati! - continuò.
Lui sembrava cercasse di ignorarla, ma all'improvviso, ad occhi socchiusi prese le mani della moglie e le spostò dalla sua faccia.
Mary quasi seccata lo prese per il braccio forzandolo ad alzarsi. Ma nulla, era ostinato a rimanere lì.
Ci pensò sù, ma dovette farlo in fretta. Così, raccolse la lattina dal pavimento e si allontanò per sbarazzarsene. Tornò sul posto, accanto a suo marito richiamandolo, come fosse un ultimo avvertimento; ma alla fine la risposta era la stessa.

Si sollevò le maniche della sua felpa nera, e iniziò a spingere il divano, sul quale Michael era poggiato, causando pian piano lo scivolare del suo capo, finché non arrivò a terra, sbattendo la testa, e toccando il pavimento gelido.
Mary iniziò a ridere... ridere finchè non diventò rossa in viso, proprio come il colore dei suoi capelli. Quella risata non si vedeva più, da un bel po' di tempo, quasi le mancava il respiro; sino a che inaspettatamente le dovette mancare quasi per davvero.
Michael era definitivamente sveglio dal suo sonnellino mattutino, si fece possente davanti alla figura di sua moglie. Iniziò a sbraitare contro di lei.
La scrutava con rabbia ma distrazione, puntandole il dito contro ed uno sguardo gelido che negava pietà, ed ella che appena si rese conto della reazione negativa, si pietrificò, come fosse vittima d'aver incrociato lo sguardo con Medusa.
Sembrava esserci rimasta male, e forse era proprio così... Si sentiva colpevole in parte, e spesso si torturava di pensieri simili e accusatori. Ma infondo al suo cuore sapeva che queste reazioni negative, non poteva altro che aspettarsele da un tipo come lui.
Mary aveva percepito una differenza col passare dei mesi e l'idea che suo marito fosse cambiato, sembrava tanto aggressivo nel modo di esprimersi rispetto il passato, il modo di rivolgersi nei suoi confronti, alle volte era colmo di frustrazione, che riusciva a rigettare solo contro sua moglie.
Ma ciò che le restava a cuore, era proprio questo, che ciò ancora non toccasse ai suoi figli.
Si sentiva quasi fortunata e sollevata pensando a Michael assieme ai loro figli, che si mostrava quasi benevolo, alle volte anche se la giornata si realizzava seguendo la piega che meno lo accontentava; e questo per lei era un bene... Era più che un bene.

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