Capitolo Uno

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"Ragazzi, ascoltatemi un attimo. Vi devo dire una cosa." dico battendo le mani. Non ho mai avuto a che fare con alunni indisciplinati e disinteressati come questi. Incredibilmente, però , quella frase li proietta verso di me in un attimo. Perché​ solo l'ultimo giorno faccio questo effetto? "Ho ricevuto una telefonata dalla segreteria..."
"Prof, falla breve: siamo tutti bocciati!" dice ad alta voce Domenico, seguito da una risata grassa da parte di tutta la classe. Io sorrido appena.
"No, non siete bocciati. Sono io che devo andare..." chiudo l'agendina, "E dove va?" "Al nord. Milano." poso le mani sulla cattedra. La loro reazione é abbastanza prevedibile, infatti fanno tutti delle facce disgustate e mi augurano buona fortuna.
Piccoli, sono piccoli. Devono ancora crescere. E cresceranno. Non come vorrei, pero' cresceranno.

La campanella suona, scandisce la fine del mio servizio. In questa classe e in questa scuola.
Saluto gli alunni, qualche altro ragazzino in giro per il corridoio, gli altri docenti e le bidelle. Esco per l'ultima volta da quel cancello.
Mi mancherà questo? Non ne sono sicura. E' sempre stato tutto qui, in queste mura fin troppo strette, con queste regole fin troppo inesistenti. Ho bisogno di novità. Ho bisogno di qualcuno.
...
Finisco di preparare le valige e saluto mia mamma Franca e mia sorella Michela con un grandissimo abbraccio.
"Buona fortuna Terè", sono queste parole che, accompagnate da una lacrima di mia mamma, mi fanno realizzare la grandezza del viaggio che sto per affrontare.

Prima di salire sull'aereo saluto mio padre che mi ha accompagnato all'aeroporto.
Prima del decollo, vicino al mio sedile si avvicina un ragazzo con qualche anno in più di me, dall'aspetto strano, fin troppo strano per i miei gusti. I miei pensieri, però, smettono i correre per la mia mente subito dopo, quando mi mostra il suo sorriso. "Posso sedermi?" mi domanda guardando il suo posto. Osservo il sedile di fianco a me, ho lascito lì il mio baglio a mano. Che figuraccia. "Si certo, mi scusi" annuisco arrossendo e spostando le mie cose.
Durante il viaggio scopro il suo nome, Tiziano, e quando si addormenta lo guardo inconscia di quello che mi sta succedendo: per la prima volta nella mia vita sento le farfalle nello stomaco per un uomo.
Finalmente sento la frase tanto attesa del hostess. "Signori e signore, siamo in fase di atterraggio, pertanto siete pregati di allacciare le cinture di sicurezza."
Arrivata a Milano, nel mio appartamento vicino Porta Genova, mi accorgo che qui è tutto diverso: le mura di questa casa rispecchiano perfettamente il freddo che regna fuori, trasmettendo tristezza.
La mattina seguente, mi dirigo verso la scuola.
Noto subito la differenza con quella di Napoli: tutto in ordine, nessuna scritta sgrammaticata sui muri e la bellezza delle classi, i banchi dello stesso modello.
Sono finalmente sicura di essere pronta ai cambiamenti.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 20, 2018 ⏰

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