Le sue mani scorrono lente sul mio corpo, partono dalle cosce e arrivano fino al mio piccolo seno... il suo fiato è caldo sul mio collo... la sua voce roca risuona nella mia testa... non mi rendo conto di quello che sta succedendo, i miei pensieri sono annebbiati, mi sento confusa... non voglio guardare, non voglio sentire... mi costringe ad aprire gli occhi...
Apro gli occhi di scatto, mi guardo intorno e riconosco la misera topaia in cui mi trovo. Sono sudata e assetata. Mi alzo lentamente a sedere, sblocco lo schermo del telefono: sono le 5:00 del mattino. Sbuffo contrariata e decido di alzarmi a bere un bicchiere d'acqua. Rimango in piedi, davanti la finestra e ammiro lo spettacolo davanti a me... palazzi. Solo infiniti e immensi muri ammuffiti di palazzi in uno schifo di quartiere della Grande Mela. Cammino avanti e indietro nel cubo di stanza in cui vivo, ripensando alla giornata che dovrò affrontare. Afferro un pantalone e una camicia dalla sottospecie di armadio di mia proprietà, posizionandomi davanti a quel che è rimasto di un vecchio specchio andato in frantumi. Dalla finestra inizia a filtrare qualche raggio di luce, permettendomi di intravedere le piccole cicatrici sulla mia pancia. Le sfioro attentamente, quasi a voler ricordare...
...solo un dolore intenso, come se mi venisse strappata via la vita.
Scuoto la testa, spogliandomi e indossando velocemente i miei pochi averi. Disegno una sottile linea di eyeliner, poi mi sposto nel ripostiglio che per me è diventato un bagno. Lavo i denti, spazzolo la mia lunga chioma castana e, recuperando velocemente chiavi e telefono, esco di casa. Mi muovo sicura tra le vie della mia "città", ignorando gli sguardi perversi e i fischi da parte dei senzatetto.
"Dopo qualche anno ci si fa l'abitudine, non sono così tanto diversa da loro", mi ritrovo a pensare.
Giro l'angolo e, persa nei miei pensieri, inciampo su una bottiglia di birra ma ritrovo subito l'equilibrio.
"Hey dolcezza, stai più attenta" sento biascicare qualche coglione dietro di me.
Senza prestargli attenzione procedo velocemente nella mia direzione, mi infilo in un vicolo buio e colmo di graffiti, raggiungendo il mio obiettivo. Il mercatino dell'usato del venerdì non era la mia massima aspirazione ma a volte poteva offrire pezzi rari considerati inutili dalle persone qualunque. Ci si poteva facilmente buttare nella mischia e recuperare oggetti interessanti senza dare nell'occhio, bastava saper osservare e cogliere l'attimo. Mi fingo interessata ad una bancarella di una vecchia signora, con la coda dell'occhio noto un orologio che conosco fin troppo bene. Sono giorni che lo fisso senza mai riuscire a trovare il coraggio di prenderlo in "prestito" e, per questo, sono giorni che vado avanti ad insalata. Ignoro il senso di disgusto che sento partire dal centro esatto del mio stomaco e, approfittando di un momento di distrazione della vecchiarella, faccio scivolare l'oggetto dei miei desideri nella tasca del mio sciatto pantalone. Un altro punto di fondamentale importanza è non correre via all'improvviso, significherebbe farsi notare, per questo faccio un altro giro e scelgo di comprare un paio di mele... giusto per migliorare un po' la mia dieta a base di verdure insipide. Dopo ciò, mi ritengo soddisfatta e sgattaiolo via poco prima che la signora si accorga dell'orologio mancante. Un sorrisino soddisfatto compare sul mio volto mentre mi dirigo verso quella che definisco la mia casa, il giorno successivo avrei potuto recuperare un bel bottino.
"Potresti avere una vita migliore di così", mi giro di scatto al suono di quella voce.
"Non so chi tu sia", riesco a pronunciare mantenendo salda la voce e ricomincio a camminare, più velocemente.
"Puoi scappare quanto vuoi, io so chi sei realmente e ti troverò sempre, Emma".
Entro in casa tremante, con le lacrime agli occhi e lascio che il mio corpo scivoli verso il pavimento freddo e sudicio. Tiro fuori l'orologio dalla tasca, lo osservo rigirandolo tra le mani.
"Lui sapeva, ha sempre saputo... ma come? Che ci fa qui?"
Dopo quella che mi sembra un'eternità riesco a trovare il coraggio di alzarmi, evito di guardarmi allo specchio e vado a sedermi sul letto. Sospiro, tiro fuori il telefono e controllo l'appuntamento di stanotte.
"Fantastico, mr. John, vediamo se questa giornata può migliorare..."
Non avendo voglia di riempire nuovamente il mio stomaco con verdure sgradevoli, mi sdraio sul letto fissando il soffitto un tempo bianco, ora ricoperto di muffa e umidità. Per mia fortuna, riesco a cadere in un sonno senza sogni.
Il suono della sveglia mi ricorda che è l'ora di preparare la mia controparte. Ripeto le azioni ormai meccaniche della mattina, indossando però un top ed una minigonna. Ricopro il mio viso con un trucco pesante e ben definito, recupero i tacchi a spillo ed esco nuovamente di casa. Questa volta ad aspettarmi è un'auto lussuosa, come d'abitudine. Prendo posto nel sedile posteriore, affianco al mio carissimo cliente che mi saluta con un sorriso e un leggero bacio sulle labbra.
"Buonasera, mia cara. Passata bene questa settimana senza di me?"
Fingo una risatina e prendo la mano del signor John, 50 anni, sposato da 20, con due figli e in cerca di divertimento e distrazioni dal pesante lavoro da manager... un classico.
"Oh, lei è sempre così spiritoso", mi avvicino al suo orecchio e con voce sensuale aggiungo "caso mai... lei si è annoiato senza me".
Sposto la mia mano sul suo petto, scendendo verso la zip dei pantaloni e lo sento trattenere a stento un sospiro.
"Anche questa volta devo darti ragione, tesoro".
Arrivati a destinazione, John mi aiuta a scendere dall'auto prendendomi la mano e accompagnandomi all'interno di un hotel a 5 stelle.
"Per questa sera ci aspetta una stressante cena tra colleghi, successivamente saremo liberi e avrò bisogno di sfogare lo stress accumulato".
Annuisco e lo seguo al tavolo.
L'unico elemento positivo di questo lavoro sono le cene, il mio stomaco può rifocillarsi alla grande.
E i soldi, ovviamente. La paga è ciò che mi spinge a soddisfare questi uomini ricchi e soli di mezza età.
La cena, fortunatamente, passa abbastanza in fretta. Saliamo al piano di sopra, in camera. Chiusa la porta mr. John si fionda sulle mie labbra, mentre le sue mani salgono sotto la minigonna. Svuoto la mente e lo lascio usufruire del mio corpo mentre inizio a spogliarlo. Alla fin fine, John non era neanche uno dei peggiori e ci sapeva fare. Dopo pochi minuti ci ritroviamo entrambi nudi sul morbido letto matrimoniale, le mie dita tra i suoi capelli e le sue a darmi piacere e a farmi bagnare per bene. Decide che basta così per poter affondare in me, gemo e seguo i suoi movimenti...
La mattina dopo mi sveglio indolenzita a causa della notte di passione e sesso selvaggio, mi alzo a fatica e lascio un post-it per John.
"Fantastico come sempre, ti adoro", stampo un bacio sulla carta lasciando il segno del mio rossetto rosso fuoco come piace a lui e, uscendo dall'albergo, prendo nuovamente posto nell'auto del mio cliente che mi riporta verso casa.
Riesco a fare una doccia quasi calda, avvolgo un asciugamano attorno al mio corpo, prendo un libro dallo scaffale malandato vicino la porta e mi rilasso sul letto.
La vibrazione del telefono mi distoglie poco dopo dalla mia lettura, lo afferro e apro un sms di un numero sconosciuto.
"Incontriamoci domani in piazza alle 12:00
N."
Sgrano gli occhi, il cuore batte rapidamente nel mio petto e il telefono mi cade dalle mani.
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Giungla d'asfalto
RomanceEmma, 21 anni. Giovane ladra di giorno, esperta puttana di notte. Questo è il mio curriculum, la storia della mia vita. Non c'è altro da dire.