Il resto

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Lo sai che sei sempre stato di troppo. È come se il mondo fosse giusto, prima di te. Che tutti senza di te stessero bene.
È solo che tu ci sei e ci sei sempre stato, e fin quando ci sei stai con altre persone.
Solo che... beh, sei di troppo.

Sei di troppo tra Albus e Rose. E questo un po' l'hai sempre saputo.
Infondo è da quando hai memoria che in certi pomeriggi Rose e Hugo li passano da voi e viceversa.
Solo che, loro più voi, siete esattamente cinque.
Un numero dispari, non scomponibile, fastidioso.
Tu, Al e Rose avete sempre lasciato che i vostri fratelli giocassero per conto loro. Solo che poi loro si mettevano a loro volta in disparte e... e mettersi in mezzo a loro era difficile.
Come se dovessi separare un abbraccio. Devi infilare le mani tra i due corpi, allontanarle, poi infilarci un braccio, far leva, creare lo spazio e infilartici lentamente, tra gomitate e spinte.
Ma anche quando ci riuscivi, in un attimo quelli erano di nuovo abbracciati. E tu eri fuori da quell'abbraccio.
Non potevi passare mica i pomeriggi con i tuoi, o con gli zii. Diventava noioso, e dopo un po' gli zii ti allontanano per colpa del lavoro, ed eri di nuovo solo, nella tua camera o giù in salotto.
Ed eri solo.
Di troppo.

Poi eri di troppo anche con Louis e Fred. I tuoi migliori amici sì, ma non eri il migliore.
Neanche Louis era il migliore, e tantomeno Fred. O almeno, per te loro erano i migliori, ma il punto e che per tutti e tre, Louis e Fred erano migliori, ma di te.
Ora, chiariamoci. Loro hanno sempre avuto quella decenza di non dirtelo in faccia e di allentare la presa reciproca, per farti entrare in quell'abbraccio. Ma tu, una volta dentro, non eri affatto felice. Non eri soddisfatto, ed eri più vuoto di prima.
Perchè Louis sembrava più sereno, quando accanto a lui c'era Fred a lezione, e che Fred amava stare alzato con Louis in sala comune fino a notte fonda, quando non l'avevano mai coinvolto con loro.
E quindi è quando ti sedevi accanto a Louis e lo sentivi distratto e poco allegro che ti sentivi in colpa.
O quando scendevi le scale e ti sedevi con loro davanti al camino, ma lo vedevi che non parlavano più, che il tuo cuore ha cominciato a bruciare.
È che eravate tre, e ancora una volta il tre è un numero primo e fastidioso, quasi più del cinque.
Se tre è uguale a due più uno, ne sei sicuro, tu sei l'uno.
Sei quell'uno che rovina un numero perfetto.
Sei quell'uno di troppo.

Una volta però sei stato un numero due, o almeno, parte di questo. Eri una metà esatta e, oddio, stavi benissimo.
Ted Lupin era l'altra metà.
Forse era lui il tuo migliore amico, ma in diciassette anni non hai mai provato ad approfondire l'argomento.
Con lui hai sempre creduto in tutto. Che potessi finalmente essere al posto giusto, fare le cose giuste. Ad essere giusto.
Con Teddy hai sempre potuto dire tutto, affrontare i problemi scolastici, familiari, anche le piccole pecche d'amore. (Del tuo essere troppo no, però. Avresti potuto spaventarlo.)
Solo che poi ti sei di colpo reso conto che non c'era reciproca confidenza, fiducia.
Insomma, lui era il tuo uno, e insieme facevate due, ma la sua metà di due era, evidentemente, Victoire.
Quindi non tu.
L'hai capito quando hanno annunciato il matrimonio e tu non ne sapevi niente, oh Merlino.
Ted non ti aveva chiesto chiarimenti, non si era sfogato con te. Anzi.
Aveva perfino preferito dirtelo insieme agli altri.
Ma quando ti sei rinchiuso da solo in stanza, a piangere, ti sei dato dello stupido.
Tu non ti saresti mai comportato come Ted.
Ma perchè tu non sei Ted.
E quindi non hai a che fare con un James.
È quella stessa sera che sei rimasto sveglio fino all'alba, e ti sei aperto totalmente.
Come se ti fossi tolto ogni organo, l'avessi esaminato, sbriciolato, aperto e studiato.
Come se avessi messo tutto te sul pavimento e avessi cercato il problema.
Forse era la depressione momentanea, forse il disco vecchio di zio Arthur deprimente che stavi ascoltando, o forse l'umore a terra. Solo che da quella tua auto-sezione, hai estratto solo difetti.
Difetti su difetti.
Imperfezioni, talenti mai completi, cose che odi anche tu.
Figuriamoci gli altri.
Per la prima volta hai preso consapevolezza del perchè tu sei sempre stato il resto, in una divisione.

Il Resto //James Sirius PotterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora