3.Il Demone

36 3 0
                                    

Non poteva dimenticare, era immobile davanti alla porta del suo appartamento, ancora incredulo per quello che era appena successo

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Non poteva dimenticare, era immobile davanti alla porta del suo appartamento, ancora incredulo per quello che era appena successo. Sospirò, provando ad aprire la porta con la chiave, ma le sue mani tremavano così tanto che non ci riuscì. Diede un pugno al muro, frustrato.
«Maledetta porta!» gridò colpendo il legno duro più volte. Quando finalmente riuscì ad aprirla entrò in casa come un fulmine e si sedette su una sedia in cucina. Dolorante cominciò a gridare, tenendo le mani davanti al viso per coprire il volume del suo dolore. Dopo un istante ritornò in sé, appoggiò la schiena alla sedia per riprendere fiato e ritrovare un po’ di tranquillità, poi si guardò intorno con aria distaccata e si alzò. All'improvviso tutto intorno a lui si fece silenzioso e buio. Girò lo sguardo verso l’ingresso dove la porta era ancora spalancata, poi si rigirò di nuovo. Ad un tratto cambiò espressione, alzò il sopracciglio e sorrise divertito.
«Allora…» disse il demone, e sorrise ancora. «È stata una bella serata, nuove sensazioni, vero?»
Parlava andando lentamente verso lo specchio in camera da letto. Sospirò passandosi una mano fra i capelli e si fermò, voltandosi verso lo specchio. Guardò il volto di qualcuno che aveva sofferto molto, e soffriva ancora, si leggeva nei suoi occhi, scuri e profondi come gli abissi. Occhi pieni di tormento e dolore, conviveva da sempre con questo peso. Il demone si impossessava della sua mente, riusciva a vedere e sentire tutto, ma non aveva il controllo. Guardò il suo riflesso mentre il demone godeva dalla sua sofferenza. I capelli ondulati gli cadevano sopra il viso bianco, ormai era senza speranze, non era mai riuscito a capire perché quel demone si era impossessato di lui. Nato e cresciuto a Roma, non aveva mai conosciuto i veri genitori. Abbandonato da neonato nel cortile di una chiesa, cresciuto in un convento, senza punti di riferimento e persone a cui ispirarsi, senza ricordi o fotografie, solo con un dono. Aveva delle visioni sorprendenti, era un veggente, un medium con dei poteri straordinari, parlava con gli spiriti, sentiva quando si avvicinava la morte. Poi durante l’adolescenza iniziò ad avere degli incubi, uniti a fastidiosi disturbi del sonno, confusione e una serie di avvenimenti negativi che lo seguivano ovunque andasse: morte, malattie e violenza, oltre alle voci nella sua mente che gli suggerivano pensieri perversi e cattivi. E poi il demone uscì allo scoperto presentandosi come portatore di pura malvagità, prendendo il suo corpo, riempiendo la sua anima di oscurità. Il demone si presentò nel suo riflesso e gli disse:                                                                                            
«Il mio nome è Damien, distruttore, tentatore e seminatore di discordia. Sono un demone imperfetto, così mi hanno chiamato. Sono stato intrappolato in Purgatorio a causa dei miei risentimenti e dell’odio nei confronti degli altri. Non volevo essere purificato da tutti i peccati e neanche essere schiavo delle tenebre. Perché essere dannato negli abissi infernali, quando posso prendere un corpo umano e vivere ancora? Io voglio una guerra, diventare più potente e adorato, ma per fare questo ho bisogno di creature spietate e pericolose. Voglio vincere questa battaglia contro la luce ed essere libero di camminare sulla terra per portare distruzione, morte e umiliazione; l’umanità sarà un inferno che Dio non riuscirà a distruggere, i miei figli non saranno più sottomessi e cammineranno liberi sulla terra.»

Gabriel non sapeva cosa fare, era spaventato a morte. Avrebbe voluto che qualcuno gli dicesse di stare calmo, che sarebbe andato tutto bene, ma non aveva nessuno. Provò in tutti modi a distruggerlo, esorcizzarlo, provocandosi dolore e ferite, cercando aiuto nella Chiesa, ma non servì a niente. Quando ormai aveva perso ogni speranza lesse per caso un articolo di giornale su uno psichiatra di New York che era stato di fronte a un reale caso di possessione demoniaca. Il dottor Rick Taylor aveva visto personalmente degli oggetti volare, notando anche che la persona in questione era in grado di levitare, parlava di una guerra contro la luce, diceva che i demoni sarebbero presto stati liberi di camminare sulla terra. Questa persona fu sottoposta ad un esorcismo, che fu eseguito più di venti volte. Il rito ebbe successo, il demone fu finalmente rimosso.
Quell’articolo riaccese in lui la fiamma della speranza: voleva essere libero di rinascere. Andò a New York e provò a convincere il professore a aiutarlo, raccontando tutto quello che gli succedeva. Il professore però non gli credette e chiese una prova di quello che diceva.
«Una prova, professore? Va bene, spero che lei sia preparato!» disse Gabriel con la voce tremante. Cominciò a pregare e il suo viso iniziò ad assumere tratti differenti, finché non risultò chiaro che il suo corpo era posseduto da un demone.                                                            «Sei patetico, perché preghi Dio? Non capisci? Basterò io per far girare il mondo, e quando ciò avverrà sarò io il vostro Dio» disse con voce animalesca, guardando il professore che era rimasto immobile alla scrivania, terrorizzato.
Il demone lo proiettò con violenza contro la parete e urlò: «Io vi guiderò alla morte!»
Gabriel cadde a terra in ginocchio.
Sconvolto da tutto ciò il professore decise di aiutarlo. L’esorcismo fu eseguito, il rito durò oltre trenta ore di sofferenza, preghiere e suppliche. Il demone aggredì un sacerdote mettendogli le mani intorno alla gola, ma gli altri sacerdoti lo aiutarono in tempo. Poi si fermò tutto improvvisamente: il demone non rispondeva più, neanche quando lo invitavano a uscire in nome di Dio. Gabriel, con gli occhi fuori dalle orbite e i vestiti rotti, pianse sollevato, pesando finalmente di essere libero.
Quella notte, però, rivide come in un flashback tutta la sua vita, urlando dal dolore.
«Perché mi torturi ancora? A che scopo?» gridò allo specchio. «Mi hai portato tu qui, con la tua miserabile tentazione, per distruggere la mia anima con l’inganno della mia libertà. Dio, perché donarmi la vita se non la posso vivere?»
Poi sentì nella sua testa una voce gelida e tagliente come un rasoio, che gli diceva: «Andiamo a casa! Ho finito, ora dobbiamo solo attendere!»
Gabriel non riusciva ad opporsi agli ordini, voleva urlare, ma la sua bocca non emetteva alcun suono. Era tardi, ma preparò i bagagli come aveva detto lui. Stava tornando a casa, terrorizzato e senza speranza: la sua vita non aveva altro scopo che quelli malvagi del demone, che ormai era parte di sé.

Innocent Demons "Legami di sangue Vol.1 "Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora