Prologo

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Il dolore. Non ho mai provato questo tipo di sensazione. Eppure, nella mia vita di soli diciannove anni, ho provato tantissime emozioni diverse: felicità, gioia, soddisfazione, tristezza, malinconia, delusione...

Ma soprattutto, ho amato.

Ho messo il mio cuore in mano ad un ragazzo e mi sono fidata di lui. La cosa migliore che potessi fare. Lui mi ha regalato l'anno migliore della mia vita: mi ha fatto assaggiare il sapore della felicità e mi ha insegnato a credere in me stessa. È solo grazie a questo ragazzo  se oggi sono diventata la persona che sono.

Ad oggi, posso dire di aver sperimentato il dolore. È come una ferita che nonostante tutti gli sforzi impiegati per cicatrizzarla, il sangue continua ad uscire, non si ferma.

Non mi perdonerò mai per quello che ho fatto. Ma come ho potuto? Come ho potuto fare questo alla cosa migliore che mi sia mai capitata? Come ho potuto fare del male ad una persona che mi ha donato i suoi migliori sorrisi? Purtroppo non ho avuto scelta. È vero, non ho combattuto abbastanza, ma rimanendo al suo fianco gli avrei negato di essere se stesso. Solo, non potevo.

'Ultima chiamata d'imbarco per il volo SNJ 566 per San José'.

Ecco qui. L'ultima chiamata del mio volo. Da una parte, vorrei prendere quell' aereo, dimenticarmi di tutto e di tutti. Dall' altra invece, vorrei avere solamente cinque minuti in più da trascorrere con lui. Vorrei baciarlo un'ultima volta, scompigliargli i capelli, abbracciarlo, affondare la testa nel suo collo e sentire il suo profumo. Quell' essenza particolare delicata come una rosa, ma allo stesso tempo forte come la menta.

Chiudo gli occhi pensando a questo ricordo, mi rendo conto di quanto mi manca. È proprio vero, non ti rendi conto di quanto sei fortunato ad avere qualcuno fino a quando non lo perdi davvero. Mi viene da piangere ripensando a tutto questo. Se solo le cose fossero andate diversamente, forse adesso staremo dormendo l'uno abbracciato all' altra e sarei stata svegliata dai suoi baci. Basta. Non posso cambiare il passato, devo guardare avanti.

Per una volta devo cercare di farmi forza da sola, sei una donna Ali, non puoi sempre aspettare che le persone arrivino in tuo soccorso. Così mi alzo e raggiungo la dogana per mostrare il mio passaporto. Mentre gli ultimi passeggeri prendono posto, io tiro fuori dalla borsa il mio iPhone e le cuffie. Poi, lo sguardo mi cade sul polso. Sul mio braccialetto, quello bianco e rosso, me lo aveva regalato lui il giorno del mio compleanno. Da quella volta non me l'ero mai tolta, è come un portafortuna.

Sono troppi ricordi, tutto questo è troppo da sopportare. Le lacrime cominciano a scendere silenziosamente sul mio volto. Le asciugo, mi metto le cuffie e mi giro verso il finestrino mentre New York diventa sempre più piccola. Dalla mia playlist parte la canzone "When you're gone" di Avril Lavigne.

La nostra canzone, quella che parla di noi, della nostra storia.

Chiudo gli occhi, la mia mente comincia a frugare tra i ricordi, e torna indietro a quella mattina di settembre, quando tutto è iniziato.

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⏰ Last updated: Nov 27, 2017 ⏰

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