Sospirando incubi

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Genere: Thriller 

Sentivo che la mia ora ormai era giunta. Più mi concedevo il lusso di non pensare al peggio, chiudendo gli occhi e sperando che tutto si concludesse nel minore dei tempi, e più avevo la certezza che per me non c'era più scampo. Mi ero arreso, stanco di combattere e la continua angoscia che delineava il continuo a combattere per la vita. Cercai di capire, dopo aver ripreso coscienza, dove mi trovassi. La vista era molto limitata dovuto al fatto che mi ritrovai bloccato completamente da lunghe corde per tutto il corpo. Sentivo il fisico ritorcersi contro le mie volontà. Le corde erano di una consistenza similare all'acciaio che premevano sul corpo. Più il tempo scorreva, definito da un grande orologio di fronte a me, più accumulavo colpi, dall'arrossire delle mia pelle alla rottura delle ossa. Ad ogni scoccare dei minuti, sessanta secondi esatti, le corde stringevano sempre di più e io accumulavo il dolore sfogandolo attraverso urla incessanti. Ma il dolore persisteva fino a portarmi a cedere e perdere completamente i sensi.

"Dove ... sono?" Al mio risveglio notai una sagoma vicino al mio corpo. Cercavo di domandargli dove mi trovassi e capire cosa mi stesse succedendo, ma invano. Le corde vocali erano bloccate come se qualcosa mi strozzasse. Sgranando gli occhi notai che il mio corpo, nonostante non si potesse muovere, era stato liberato dalle corde che avevano martoriato il mio fisico. Cercai, in qualsiasi modo, di muovermi per poter fuggire da quel manicomio invano.

Un forte strattone mi prese dal collo portandomi, contro le mie volontà, a ritrovarmi sdraiato con un forte presa sul collo tanto da togliermi il fiato. La mancanza di voce aumentava e se prima non riuscivo a domandare cosa mi stesse succedendo ora non riuscivo nemmeno a respirare. Mi dimenavo per potermi liberare, ma tutto fu vano. Più, con le poche forze che mi ritrovavo, cercavo di reagire più la presa di quella sagoma affievoliva e io tornai in un profondo sonno che sapevo mi avrebbe salvato per poco tempo.

Il continuare svegliarmi, cercare di capire dove mi trovassi, il ricevere azioni masochiste e, infine, perdere i sensi. Questo ciclo si riproduceva in loop, senza freno. Più passava il tempo mi rendevo conto che a lunga andare il dolore sarebbe aumentato e io, molto probabilmente, sarei arrivato al punto da non risvegliarmi. Mi ritrovai nudo, il corpo lesionato e un collare di pelle intorno al collo che stringeva al punto da lasciarmi quel poco per respirare anche se a fatica. L'orologio continuava a passare lentamente e affianco il contare dei sessanti secondi mi portarono a pensare che il tempo si fosse bloccato. Mi sentivo nel nulla. Niente e nessuno mi avrebbe potuto salvare: mi ritrovavo contro il mondo, l'universo indefinito, milioni di stelle che mi circondavano facendomi sentire in un punto imprecisato nello spazio. Cercavo di immaginare che nonostante fossi solo ed abbandonato a me stesso questo potesse essere piacevole. Purtroppo, però, non mi ritrovavo contornato da milioni di stelle nell'assoluto silenzio, anzi, mi ritrovavo in un freddo luogo al chiuso, buio riempito dalle mie continua urla che si stavano sempre più affievolendo per la mancanza di forza, fiato, voce e l' impossibilità del collare.

Sentii un rumore grezzo e stridulo avvicinarsi a me accompagnato da passi pesanti che strisciavano su un pavimento formato come da una quantità eccessiva di ghiaia. Slacciò con velocità il collare e io ansimai forte cercando di riprendere fiato. Il cuore pulsava freneticamente e la gabbia toracica iniziò a muoversi sempre più velocemente per l'ingrossamento dei polmoni.

"Ti prego, aiutami." Non ricevetti risposta. Il silenzio stava incidendo sulla mia mente. Volevo risposte eppure le uniche cose che potevo sapere erano quelle attraverso i miei soli sensi. Sapevo vagamente dove mi trovassi e ancor più vago chi fosse quella sagoma che si prendeva gioco della mia vita. Sentii, di nuovo, passi pesanti che strisciavano sulla ghiaia, ma stavolta che si allontanavano. Cercai di seguirlo con lo sguardo finché, girandosi di scatto, mi spavento ed urlai di colpo: "Aiuto!" Mi fissò e, ridendo di gusto, si avvicinò per poi delinearmi il viso, dai capelli fino al mento, con le unghie. Il suo gesto mi provocò brividi per tutto il corpo fino alla perdita di liquidi biologici che non riuscivo a trattenere dalla paura.

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