P1x3L

73 3 19
                                    

Genere: Fantascienza

L'immenso corridoio, di una casa disabitata, avvolto nella nebbia tiepida di polveri fini mi portò a svegliarmi, come ogni giorno, per affrontare la quotidianità che mi attendeva. Come ogni giorno attraversavo ogni luogo che comprendeva il mio percorso per rendermi conto che eravamo rimasti in pochi a salvaguardare quello che l'uomo aveva costruito negli anni: come la casa in cui vivevo oppure immensi parchi cementati e mai più utilizzati, le continue fabbriche non ancora concluse e abbandonate a loro stesse in cui respiri l'incessante vuoto in cui realizzi che sei da solo. E poi ci sono io, che come tutti i giorni, mi alzo in cerca di qualcuno che mi possa aiutare, qualcuno che mi aiuti a riportare tutto com'era. La casa è fredda, quasi gelida dovuto alla mancanza di ciò che rende un abitazione una vera casa, ad esempio: mobili, oggettistica, infissi e via dicendo. Nonostante questo, ogni mattina, mi ritrovai ad affacciarmi alla finestra per poter sentire quel candido bruciore dei raggi del sole sulla mia pelle che mi hanno spinto a continuare nella ricerca, che mi fanno sentire vivo e che mi hanno portato dove sono ora. Come ogni giorno cercai di connettermi a qualche rete per poter intercettare e capire se nelle mie vicinanze ci fosse qualcuno che potesse rispondermi ed unirsi a me. Il computer reggeva la connessione per qualche minuto poi continue intermittenze, pixel che scattano fino alla sparizione completa della connessione stessa. Se mi fossi mai arreso? Spesso, tuttavia avevo chi mi ricordava che dovevo essere forte e non solo per una questione di sopravvivenza. Lentamente avvicinai la mano verso la tasca destra del pantalone da cui estrassi una foto, nonché il ricordo di ciò che mi era più caro. In quella vecchia fotografia scattata negli d'oro della Terra c'era racchiuso tutto ciò a me più caro. La mia casa, la mia famiglia, i miei amici. Non dovevo abbattermi proprio ora così, prendendo forza osservando oltre le macerie che circondavano la casa, presi la fotografia e la conservai. Ero certo che c'era bisogno di un vero e proprio cambiamento, ne ero sicuro. Raccolsi il mio zaino e, disattivando ogni possibilità di ricezione dal mio computer per non farmi individuare, infilai il computer al suo interno. Sapevo che sarebbe stata dura, ma non sapevo cosa mi potessi aspettare. Misi lo zaino sulle spalle ed iniziai a percorrere quel lungo percorso che mi avrebbe portato alla rinascita. Tutto ciò che mi circondava faceva parte del mio periodo eppure, non sapendo nemmeno io come, mi sembrava tutto vecchio ed antiquato. Immensi fili elettrici che conducono a quello che io nominerei lampadario, pitture di muri con colori tenui accostati a mattonelle lucide in marmo o scale di cemento interrotte dovute all'usura. Tutto ciò che mi circondava era normalità, ma solo per me, solo per il ragazzo 2017. nel medesimo momento in cui oltrepassavo le mura di casa mia ogni cosa ha una vista diversa. A livello di struttura qualsiasi cosa mi circonda fa parte di un evoluzione che l'uomo, a livello di architettura, ha fatto. In realtà era solo l'illusione di ciò che rimaneva della Terra. Continui palazzi di cemento, accompagnati da mille vetrate, vuoti. Tutto completamente desolato e senza alcun segno di vita. Se dovessi approssimare in che anno mi trovo ora non ci riuscirei. Fu un risveglio brusco e senza alcune mezze misure. Io ero l'unico ad aver superato la sfida contro il tempo, contro ogni legge della natura, ed essere ancora vivo. L'essere soli, però, ti porta a meditare su ciò che veramente ti circonda e ti porta a pensare come tutto questo possa migliorare nelle mani di un ragazzo che vive la giornata e non sempre ha la risposta a tutto ciò che gli accade intorno. Dopo aver percorso chilometri per poi giungere ad un capannone il cui tetto era il più alto di tutta la città. Lì sapevo esattamente come sentirmi, riuscire a respirare aria pure, riuscire a sentire che esisto davvero e sentire quell'agghiacciante freddo sfiorarmi il volto. Qualsiasi cosa avrei dovuto affrontare non mi avrebbe mai fermato. Fino all'ultimo mio respiro io combatterò. A distanza di alcuni chilometri da casa mia ci si poteva imbattere nella periferia della città. Sarà dovuto alla mancanza di persone nelle proprie case, all'isolamento che già di per sé una periferia ha oppure per i colori giallastri dell'erba secca unito al cielo grigiastro rendevano ancora più remota la zona. Andai alla ricerca casa per casa nella speranza di trovare qualsiasi cosa, e qualunque persona, mi potesse aiutare a combattere l'ignoto. Le luci scarseggiavano e io potevo permettermi solo fumogeni per poter indagare all'interno delle case. Cercavo di capire che cosa fosse successo, le ricerche non erano mai abbastanza. Tappezzai l'intera zona, giorno per giorno, affidandomi ad una vecchia mappa in cui suddividetti il territorio per poterne osservare ogni singolo dettaglio. Le domande che mi ponevo a riguardo di ciò che mi circondavano erano infinite. Uscendo da quel piccolo quartiere di periferia, una volta perlustrato, mi ritrovai in un immensurabile campo di grano. La rabbia, disperazione e rimpianto di essermi salvato mi stavano distruggendo. Inarcai la schiena portando le mani dietro la nuca camminando sempre più veloce. La testa mi scoppiava, io volevo e dovevo capire ciò che mi stava succedendo. Cercai disperatamente qualsiasi cosa a cui appigliarmi e sperare che ci fosse qualcuno come me, qualcuno che mi avrebbe potuto degnare di risposta o semplicemente compagnia. Iniziai a correre sfogando la mia ira da incessanti urli che risuonavano fino a disperdersi nell'immenso campo in cui mi ritrovavo. Caddi clamorosamente, ma questo non mi impedì di rialzarmi e andare verso la ragione. Corsi sempre più veloce, senza riprendere fiato, oltrepassando ogni piantagione che mi circondava fino ad arrivare ad un isolotto abbandonato. L'acqua che lo circondava era restia e stagnante. In alcuni punti si poteva notare come la vegetazione, con il tempo, avesse cambiato la forma di quell'ambiente. Da piccolo, insieme a mia sorella e mio padre, ci passavamo l'estate tra una nuotata e sentire il tepore del sole che asciugava, man mano che il tempo passava, la pelle. Passare le giornate in quel bar all'interno di un locale quasi sospeso sull'acqua e un piccolo hotel familiare a cui si poteva arrivare tramite un piccolo ponte di legno ormai marcio. Mi bloccai alla vista di quel luogo per me importante. Non riuscivo a trattenere più le emozioni fino a gridare contro tutto anche se l'unico che poteva sentire ero io e basta. Corsi verso l'unico punto, di mia conoscenza, in cui mi nascondevo quand'ero piccolo, dove passavo il tempo per dimenticare e voler stare solo con me stesso. Stavolta, però, fu diverso. Mi arrampicai verso una scala a cilindro attaccata ad un palo di cemento, andai verso il punto più in alto e da lì mi ritrovai sul cornicione di un impianto idraulico ormai chiuso. In quel momento mi accorsi che l'unica cosa che mi faceva sentire solo ora era diventata l'unica cosa che mi rendeva vivo con la speranza che, da qualche parte, ci fosse qualcuno come me. Mi sono ripromesso di provarci in tutti i modi finché non avrò una reale risposta di ciò che mi sta circondando. Correrò per giorni, settimane e mesi e arriverò verso la verità. Nessuno mi abbatterà. Le giornate si concluderanno e come un loop continuo io continuerò finché non ne avrò abbastanza.

You've reached the end of published parts.

⏰ Last updated: Jun 24, 2017 ⏰

Add this story to your Library to get notified about new parts!

Acts for dreams THE WATTPAD WRITERS GAMES 2017Where stories live. Discover now