Prologo

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Il vento gelido dell'immenso Nord imperversava su di loro, impedendo il percorso già complicato dato l'alto muro di neve in cui erano costretti a camminare. Erano all'incirca una dozzina di uomini che si trovavano in quelle terre dimenticate da chiunque, lasciate a morire nella loro stessa vita.
Un uomo fra tutti si distingueva dagli altri: l'aspetto era quello di un giovane addestrato al combattimento, il corpo delineato da una muscolatura evidente e massiccia, che sembrava però non impedire la sua agilità; il viso segnato dalle intemperie di quelle lande e coperto da una barba disordinata, cresciuta durante il viaggio, ma di un color castano stranamente vivo, come anche i capelli, visibilmente tagliati corti con una spada, per non impedire i movimenti.
Ciò che però lo differenziava maggiormente dagli altri era il suo sguardo, gli occhi di un azzurro glaciale, freddi, segno di una determinazione incredibile. D'altronde era stato lui ad arruolare quegli uomini per riuscire nel suo intento, consapevole che solo pochi sarebbero sopravvissuti.

-Jason, manca poco alla meta, sarebbe utile riposarci per prepararci allo scontro-.

A parlargli era stato Petir, un giovane diventato esperto delle antiche leggende grazie alla crescita con il nonno, che si era offerto di far loro da guida. Era pressoché fragile, dedito più allo studio che al combattimento.
Jason lo fissò per qualche istante, riflettendo su ciò che gli aveva detto, e ordinò a tutti di fermarsi e di incominciare a fare la legna per accendere un fuoco affianco a cui riposare.
Mentre ognuno, compreso lui, era impegnato ad accamparsi, si guardò un attimo attorno cercando di scorgere qualcosa riguardante il suo obiettivo.
Erano all'interno di una foresta, le chiome degli alberi candide di neve, da alcuni rami, date le rigide temperature di quelle zone, pendevano addirittura delle piccole stalattiti di ghiaccio. Qualche arbusto morente qua e là. Nient'altro. Nessun suono. Nessun essere vivente.

Dopo una decina di minuti riuscirono ad accendere un fuoco e si misero tutti attorno ad esso, tirando fuori dagli zaini le poche provviste rimaste per rimettersi almeno un minimo in forze. Jason squadrò gli uomini che aveva assoldato: era gente che non aveva niente da perdere nella vita, povera, senza famiglia, che cercava almeno di risollevarsi un po' guadagnano i denari e la fama che aveva promesso loro. Erano capaci di maneggiare una spada ma niente di più. Petir era l'unico che aveva deciso di venire per altri motivi: dopo aver perso i genitori all'età di due anni era stato accudito dal nonno, il quale gli aveva trasmesso l'amore per la conoscenza ed i viaggi; lui si trovava qui per verificare se ciò che descrivevano le leggende fosse vero. In questo ci sperava pure Jason che fondava il suo obiettivo sulla loro veridicità.

Un guerriero si girò verso di lui e gli chiese -Pensi che troveremo ciò che stai cercando?-.

-Lo spero- rispose Jason -altrimenti moriremo congelati cercando qualcosa, anzi, qualcuno che non esiste-.

-Se ciò che è scritto negli antichi tomi è vero, credi che riusciremmo a sconfiggerlo?- replicò l'uomo.

-Forse, ma ormai non ha più senso farsi questa domanda. È troppo tardi per tornare indietro e comunque voi non guadagnereste la paga- disse fissando il guerriero dritto negli occhi.

-Adesso però è ora di prepararsi- esclamò rivolgendosi a tutti.
Sfilò la spada dal fodero e incominciò ad affilarla con una cote mentre gli altri si misero a riordinare le proprie cose e a pregare gli dei.

Restarono accampati per circa due ore e poi ripresero il cammino. Data la continua bufera che imperversava non si riusciva a distinguere in che momento della giornata fossero. Potevano solo dedurre non fosse notte.
Continuarono il cammino e dopo un numero indefinito di ore la foresta incominciò ad aprirsi lentamente, fino a quando non ci furono più alberi intorno a loro e si trovarono in una landa vuota e desolata.

-Ci siamo!- esclamò Petir, con eccitazione, quasi come se non sapesse a cosa stessero andando incontro.

-State allerta!- gridò Jason ai suoi uomini -Qualsiasi cosa accada non agitatevi, significherebbe morte sicura-.

Non dovettero aspettare molto. All'improvviso un tremendo urlo squarciò l'aria e intravidero un'ombra davanti a loro. Era una figura mostruosa, alta almeno cinque metri e larga tre. Si potevano notare anche due zanne enormi spuntargli dalla bocca e mentre si avvicinava notarono anche delle unghie affilate come una lama che avrebbero potuto squarciare un uomo a metà in un sol colpo.
Jason sfilò la spada dal fodero. La mano gli tremava e sentì il gelo penetrargli le ossa. Guardò quella figura mostruosa ed ebbe paura. Il suo volto era sconvolto davanti ad una creatura così terribile. Poi però gli tornò il mente il suo obiettivo; pensò a sua sorella e il suo sguardo cambiò all'improvviso. I suoi occhi divennero ardenti, la mano si saldò attorno all'elsa della spada e sul suo volto andò a delinearsi un sorriso folle.

-Salve Ymir-.

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