Sebastiano e Martina erano amici da una vita.
Si erano conosciuti a dieci anni, in una calda estate nella spiaggia più bella di Napoli, distante pochi passi dal ristorante più buono della città.
Si incontrarono per caso, lui stava giocando a calcio con suo papà, lei stava leggendo un libro di favole, e l'unica cosa che le ha distolto lo sguardo dall'intensa lettura è stata una pallonata dritta in testa, ovviamente di Sebastiano, non del papà.
Un po' innervosita dalla botta, Martina poggiò all'ombrellone il libro e si alzò. Con un cenno di sorriso fece per passare la palla, ma Sebastiano era già accorso per accertarsi di non aver fatto uno dei suoi soliti danni. "Nulla di grave, solo una piccola botta", disse lei, minuta nel suo costume a due pezzi a vita alta, decorato da fiori grandi con colori sgargianti, molto anni '80.Martina era una bambina bellissima, portava dei lunghi capelli castani, ricci, raccolti in una coda tenuta ferma da un foulard. Aveva grandi occhi azzurri, denti molto grandi, ma perfettamente allineati, un sorriso da lasciar senza fiato. E così fu per Sebastiano.
Lui aveva capelli neri e occhi verdi, molte lentiggini decoravano il suo viso, dalle guance al naso. Era magro, aveva le spalle larghe e le gambe lunghe lunghe.Martina accantonò il libro per quel pomeriggio, e per il resto della vita.
Abitavano in due palazzi antichi, di due vie bellissime di Napoli.
La casa di Martina aveva un portone bluette, con un pomello argento proprio in mezzo alla cornice che decorava quell'ingresso così elegante e raffinato.
Le prime cosa che sentì Sebastiano, entrando in quella casa, erano il profumo di Famiglia, di panni puliti, profumo di gelsomino, che dolcemente avvolgeva le mura circondanti la casa, profumo di amore, profumo irresistibile, che non avrebbe mai voluto smettere di sentire.
Tutti i pomeriggi facevano merenda, una volta a casa di Marti, una volta a casa di Seba, rigorosamente pane e Nutella e un bricchetto di Estathè alla pesca.Frequentarono le stesse scuole medie, lo stesso liceo. Compagni di banco. Compagni di vita. Migliori amici.
Nell'anno della Maturità Sebastiano se ne era finalmente accorto, lei era quella giusta, quella che prima o poi nella vita si deve incontrare. Era lei. L'aveva avuta da sempre al suo fianco, e mai se ne era accorto. Ha dormito intere estati con lei, ha mangiato fiumi di gelati insieme a lei. Ha scritto canzoni per quella che riteneva la sua persona, la sua migliore persona, la sua migliore amica.
Si era appena accorto che tutto ciò che aveva fatto fino a quel momento non era dovuto all'amicizia, ma al solo e puro amore che il suo cuore provava per quel sorriso, per quello sguardo, per i ricordi in spiaggia, per le risate, per i pranzi al parco, per il sole che bruciava le spalle, ma non importava, erano giovani, per le partite a beach volley, per i lunghi viaggi con le rispettive famiglie, per le telefonate infinite, per tutto ciò che rimandasse direttamente a lei.Uscirono con il massimo, entrambi. Erano bravi a scuola, studiavano sempre insieme, facevano sport, vivevano la loro adolescenza in modo felice, senza rimpianti.
Sebastiano in terza liceo ebbe una fidanzatina, la loro relazione durò sei mesi, fin quando lei si stufò di sentir parlare sempre e solo di Martina, e lo lasciò.
Lei invece ebbe una relazione un po' più lunga, dal terzo al quarto anno di Università, quando venne selezionata per l'erasmus, che da lì a poco l'avrebbe portata a trasferirsi a Londra per diciotto mesi.
Frequentavano entrambi la facoltà di Legge.
Lei voleva diventare un grande magistrato, combattere definitivamente la CAMORRA. Sin da quando era bambina sognava di far giustizia. Sua mamma le comprò un martelletto all'ultimo anno di scuole elementari, che picchiettava con serietà su tutti i mobili della casa, decretando chiuso il caso, qualsiasi cosa succedesse. Suo papà non fu mai stato d'accordo su quell'acquisto, mobili rovinatissimi a parte, avrebbero messo in testa sogni a Martina troppo grandi, troppo pericolosi.
Era un lavoro tabù, specialmente nel territorio del sud Italia. "Hai visto che fine fanno i buoni?" urlava a Martina nell'anno in cui decise di iscriversi alla Facoltà di Legge, riferendosi a Giovanni Falcone. "Lo sai meglio di me per cosa lottava Lui, e guarda che tragica fine! Basta, ho deciso, tu non farai Legge!" Martina si rifiutò di starlo a sentire. Tabù o non tabù, quella era la sua passione, la unica sua certezza in un Mondo che le stava stretto, in un mondo dove la giustizia non aveva né capo né piede.
Sebastiano, invece, voleva diventare un grande avvocato, "difendere i più deboli sarà quello che vorrò fare da grande", diceva sempre. A lui l'erasmus non interessava, o meglio, non era portato per le lingue, le ha sempre odiate.