Capitolo 2

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"Pa' sono a casa!" Urlai dal corridoio per farmi sentire da mio padre.

"Va bene, tesoro." Rispose con la sua solita voce gentile. Lui era l'uomo della mia vita, non mi ha mai abbandonato, dico mai. Lo amo.

Salii nel suo ufficio per poterlo salutare meglio. Aprii la porta e davanti mi ritrovai un ragazzo. Aveva delle Vans ai piedi, un paio di jeans strappati e una t-short nera. I capelli tirati su in un ciuffo, rasati ai lati. Labbra piene e un sorriso smagliante.

Occhi azzurri come il mare.. Aspetta, occhi azzurri?

"JOSH!" Era lui, era mio fratello. Era lo stesso ragazzo che mi ha sempre aiutata, lo stesso ragazzo che se ne andò quando avevo 12 anni. Gli saltai addosso lasciando libere le mie lacrime di gioia.

"Mi sei mancato così tanto."

"Anche tu piccola."

Mi strinse più forte a se sollevandomi da terra. Faceva così anche quando i miei litigavano e io dovevo per forza lasciare la stanza per non assistere a scene troppo cruenti per la mia età. Mentre uscivo guardai mio padre che mi mandò un bacio. Sorrisi a quel gesto dolce.

Josh mi portò in camera appoggiandomi al letto, come faceva qualche anno fa e si distese a fianco a me.

"Vieni qui."

Mi allungo un braccio in torno alla vita per avvicinarmi di più a lui. Incominciò a parlare un po' della sua vita, ma io ero troppo concentrata dal suo tocco per ascoltare attentamente. Mi è mancato, troppo.

"Invece tu che hai combinato in questi anni?" La sua domanda mi portò alla realtà facendomi ricordare dell'incontro con Ben.

"Scusa fratellone, ma ora devo andare. Ti racconto dopo ok? Ti amo." Gli diedi un bacio sulla guancia e afferrai la mia chitarra prima di voltarmi verso di lui.

"Ciao peste!"

Chiusi la porta, dedicandogli prima un sorriso.

*

"Hei, Betta." Ben mi rivolse un sorriso per poi farmi entrare.

Mi strinse a se, in un grande abbraccio.

"Hei, biondo. Che dici andiamo a suonare? Devo tornare presto, ho una persona a casa."

"Chi?"

"Josh!" Avevo un sorriso enorme e sprizzavo gioia da tutti i pori.

"Dio, non sai quanto sono felice per te. Va bene su, andiamo." Mi prese la mano e mi portò in camera sua.

Non suonavamo in una stanza comune, perché per noi serve un posto più adatto.

"Sali prima tu?" Mi chiese, aprendo la finestra. Io annuii e lasciai la chitarra sul letto. Misi una gamba fuori dalla finestra e Ben mi aiutò spingendomi per i fianchi. Allungai una mano e strinsi la ringhiera del balcone della stanza dei genitori del biondino. Dandomi una spinta decisa appoggiai un piede su un mattone sporgente.

"Sta attenta a non cadere!"

Mi urlò quel disgraziato facendomi perdere la concentrazione.

"Stronzo."

Sul suo viso si formo un ghigno.

Finalmente riuscii a salire sul tetto. Mi passò prima le chitarre e poi fece la stessa cosa che feci io qualche momento fa.

Ci sedemmo sulla parte in pendio, così da poter guardare le stelle.

Quando dico 'lezioni di chitarra' non è quello che intendo. Dico così agli altri ma, in realtà suono solo io.

Ben, tre mesi fa ha perso sua sorella Zoe in un incidente. Da allora non fa altro che avere incubi, di disperarsi ogni notte. Come biasimarlo? Anche io le volevo molto bene, non oso immaginare come si senta lui. Ogni giorno, prima che lui vada a dormire, vengo qua, a cantargli la sua canzone preferita, quella che cantava Zoe ogni volta che stava male. Lo faccio per calmarlo e per non fargli commettere qualche pazzia. Ha già provato il suicidio in passato, non voglio che accada ancora.

"Puoi iniziare, per favore?" La sua voce era fredda.

Annuii, baciandogli la guancia e mettendomi in mezzo alle sue gambe incrociate. Avvolse le sue braccia al mio fianco mentre i primi accordi incominciavano a inebriargli la mente:

"Portami fino alla riva del fiume, portami fino alla fine della lotta. Lava via il veleno dalla mia pelle.

Mostrami come devo essere completo.

Fammi volare su un'ala argentata, oltre l'oscurità, dove cantano le sirene.

Riscaldami sotto l'incandescenza di una stella e fammi scendere sul sogno che c'è in basso, perché sono soltanto una crepa in questo castello di vetro. Non è rimasto quasi niente da vedere per te.

Portami a casa, in un sogno abbagliante, attraverso i segreti che ho visto.

Lava via il dolore dalla mia pelle e mostrami come essere completo, perché sono soltanto una crepa on questo castello di vetro. Non è rimasto quasi niente da vedere per te.

Perché sono soltanto una crepa in questo castello di vetro.

Non mi serve nient'altro perché sono soltanto una crepa in questo castello di vetro.

Non è rimasto quasi niente da vedere per te."

Sulle ultime note, sentivo il suo respiro farsi sempre più leggero, mentre il vento fresco cullava i nostri pensieri.

"Grazie Betta, grazie."

"Che ne dici se ora andiamo a dormire?" Aveva una faccia assonnata, il minimo che potevo fare è stato consigliargli di andare a dormire.

"Resti con me?" Una voce supplichevole, con tanto di occhi da cucciolo.

"Certo, andiamo." Gli rivolsi un sorriso.

Appena entrai in camera mi sedetti sul bordo del letto e feci segno a Ben di venire a fianco a me.

Eravamo distesi, aveva un braccio in torno alla mia vita e mi teneva stretta.

"Promettimi che non te ne andrai, ti prego."

"Non potrei mai, notte Ben."

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