10 ANNI.
Ero appena tornato da scuola e l'unica cosa che avrei desiderato, era guardare un po' di tele in pace. Mi sentivo sereno e calmo. Non era stata una giornata molto movimentata, sono uscito presto per andare a scuola e all'uscita mi ero attardato con Elisabetta e Leo. L'avevamo riaccompagnata casa insieme a Leo, sul portone lei aveva salutato entrambi con un abbraccio e un bacio sulla guancia. Mi aveva tenuto stretto un po' di più e io riuscivo a pensare soltanto a quanto fosse bello il suo profumo alla fragola. Non ricordo neanche il momento in cui l'ho deciso ma ad un certo punto mi sono ritrovato con le mie labbra sulle sue, le sue mani sul mio viso e quel profumo che improvvisamente era anche mio, quel profumo mi stava sul serio, causando danni e a 16 anni non era il massimo.
«Perché sorridi come un beota?» la voce di mia sorella Chiara, che non avevo neanche visto arrivare, mi sorprese. Ogni giorno ne inventava una diversa «Pippi e questa dove l'hai presa?»
«Beota? Me l'ha insegnata Emma, ma tu a cosa pensavi? La tua fidanzata, è quella bionda di ieri? O la castagna di quell'altro giorno? » la guardai torvo e poi scoppiai a ridere, per avere dieci anni era davvero sveglia. «Cretina, al massimo si dice castana e comunque non mi sembrano fatti tuoi» la vidi ridurre gli occhi a due fessure e stringere le labbra, faceva così quando voleva sembrare minacciosa «Bene» rispose andando via, uscii dalla mia camera e io restai a osservare divertito le due trecce rosse di mia sorella.
12 ANNI
«CHIARAAAA» avere una sorella come Chiara, era ovviamente una maledizione. Insomma immaginate di vivere una vita normale da 18enne che sta per partire, per andare a studiare a Londra. E la vostra amata sorellina di dodici, vi tartassa di domande da circa 3 ore, chiunque, anche Gandhi l'avrebbe mandata a fare bene, invece io, a detta di mia madre dovevo avere "un po' di pazienza,Ste'", ma davvero c'era da uscire fuori di testa.. «Stefano, non ti serviranno le mutande, lo sanno tutti che i londinari non le portano. Eleonora, me lo ha detto. . Mamma dice che per il mio compleanno ti verremo a trovare, se prende le ferie. E dice anche che tu tornerai a trovarci spesso, a me non mancherai, chiariamo questo, ma io a te mancherò tantissimo e allora se me lo chiedi, e se non sarò impegnata potremo parlare quanto vuoi al telefono, tanto paga papà.» La guardai con occhi diversi, adesso capivo cosa stava succedendo per mia sorella, non lo avrebbe ammesso forse. Non voleva che partissi. Ma io sapevo che in fondo non era niente di che, ci saremmo visti presto e avrei recuperato tutto il tempo. Per adesso avevo bisogno di lavorare e studiare, di andare via. Roma mi stava stretta. Da quando Leo si era trasferito a Milano e da quando era finita con la mia storica ragazza, Elisabetta, Roma non aveva più neanche gli stessi colori, gli stessi suoni, era tutto in bianco e nero. Non lo facevo certo perchè soffrivo, anzi lo facevo perché non c'era più niente che mi vincolasse lì, la mia famiglia avrebbe capito quello ero il mio sogno, dopotutto. Abbracciai forte Chiara, lei mi sarebbe mancata sul serio tantissimo, mi dispiaceva lasciarla ora che avrebbe affrontato l'adolescenza, promisi a me stesso che anche da lontano ci sarei stato, sempre e comunque.
14 ANNI
16 marzo.
Quella mattina mi aveva svegliato il suono del computer, non ebbi bisogno neanche di guardare per sapere chi fosse, era il mio compleanno e quindi la mia famiglia mi stava chiamando...«TANTI AUGURIII A TE, TANTI AUGURI A TEEEE, TANTI AUGURI STEFANOOOO»
Osservai sorridente la mia famiglia ballare e cantare gli auguri per i miei 20 anni.
«Grazie, siete veramente uno spasso» gli dissi ridendo. Soffermai i miei sguardi su di loro. Mia mamma aveva un nuovo paio di occhiali da vista, neri, che le incornciavano i bellissimi occhi scuri , aveva legato i capelli in una coda alta e indossava una maglia azzurro cielo. Mio padre invece indossava un maglioncino blu notte e sorrideva sinceramente, puntando gli occhi verdi in un punto indefinito perché non capiva dove guardare. Chiara invece era davvero bellissima. Portava i capelli rossi lunghi sulle spalle e gli occhi verdi erano pieni di gioia. «Sorpresa per te indovina» mi chiese Chiara «Occhei, visto che non indovini. Te lo dico io: A giugno appena finita la scuola finalmente verrò da te. Mamma è riuscita ad ottenere quindici giorni di ferie. Staremo finalmente più di un weekend, e io pensavo di farti una proposta. Che ne dici se restassi con te fino all'inizio della scuola e poi a settembre torniamo insieme qui????» vidi mia mamma e mio padre guardarsi sconvolti e capii che era tutto un piano di mia sorella, e vidi la sua espressione speranzosa, non avrei mai potuto rifiutare una simile richiesta, senza parlare semplicemente le mostrai dalla videocamera il letto in più che avevo in camera, le dissi soltanto «E' gia li per te, Pippi.» Non fini neanche di parlare che la vidi saltare gioiosa dalla sedia, mi guardò con occhi lucidi di commozione e sorrise. Non c'era bisogno di dire altro.
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Il dolore che cambia.
Teen FictionChiara è una bambina, una ragazza e poi una donna. Che vive la normale di vita di qualsiasi altra persona. Sarà un evento in particolare a cambiare la vita di Chiara. Intrecciandola inevitabilmente a quella di Leo