Capitolo I

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"Io non ne posso più di averti tra i piedi. VOGLIO CHE TU TE NE VADA DA CASA MIA!" disse quella che dovrebbe essere mia madre.                                                                                                                                    Come avrete ben capito, non ho la madre migliore del mondo, o meglio, ce l'avevo ma se ne è andata quando mio padre ci lasciò. Morì in un incidente stradale due anni fa, era colpa di quel bastardo che guidava l'altra macchina. Mi manca da morire. Ogni volta che mi sento col morale a terra ripenso a quelle Domeniche passate in campeggio con tutta la famiglia, ai regali che papà ogni tanto mi portava; solo a ricordare quei tempi mi viene da piangere...

"IO NON ME NE VADO. QUESTA È ANCHE CASA MIA. SE PENSI CHE LA LASCIO A TE E A QUEL DEFICIENTE CHE FREQUENTI, TE LO PUOI SCORDARE!!" le urlai                                                                      "Non alzare la voce con me! David l'ha lasciata a me questa casa e in qualità di madre devi ubbidirmi."                                                                                                                                                                                "Ma sentiti. Lo chiami per nome adesso?! Ah, e poi tu saresti una madre?! Beh ti informo che le madri non cacciano le figlie di casa, non fanno uso di droga e si ubriacano, non portano uomini che si sono appena scopate! Non è questo l'esempio di madre!!" Le dissi. Un bruciore alla guancia destra mi fece capire che mi aveva appena dato uno schiaffo.                                                         Una lacrima mi scese, l'asciugai subito e corsi di sopra in camera mia dove mi ci chiusi dentro. Non la sopporto più. Decisi di chiamare la mia migliore amica Danielle. Squillava ma non rispose, era strano lei mi rispondeva sempre. Chiamai altre tre volte ma non rispose. Buttai il cellulare sul comodino e piansi come non mai. Decisi di vestirmi e uscire, devo sfogarmi e l'unica maniera è di andare a correre. Così, mi misi un top sportivo ,che mi aveva regalato Zia Mary, un pantaloncini neri abbinati al top, le scarpe da corsa, chiavi, cuffie e telefono. Aprìì la porta, scesi di sotto e trovai mia "madre" stesa per terra a piangere. Appena sentìì che passavo si girò, ma l'ignorai. Uscì di casa, mi infilai le cuffiette e con Apologize dei Onerepublic cominciai a correre. 

Corsi fino alla spiaggia. Mi fermai sulla ringhiera che divideva la spiaggia dalla strada e mi persi a guardare quelle nuvole grigie, vuote come il mio sguardo. Ripensai a mia madre, a mio padre, a Danielle che non rispondeva. Con l'umore sotto alle scarpe decisi di riprendere a correre.                 Decisi di andare a correre un sulla spiaggia ma appena varcai la ringhiera, mi scontrai contro qualcuno... Che ci faceva lì?!  

"Ma che cazz...?!" Non finiì la frase che alzò la sua testa e mi guardò... Non è possibile... Che ci faceva lì?!...

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Ciao, come va ? Spero bene... Comunque ho deciso di scrivere una nuova storia perché mi era venuta l'idea l'altro giorno mentre diluviava e siccome non so come continuare quell'altra su Cameron Dallas, ho deciso di scrivere quest'altra. Spero che vi piaccia. Fatemi sapere con un commento cosa ne pensate e lasciate una stellina. Grazie al prossimo capitoloo!!

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 01, 2017 ⏰

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